Memoria eguale intelligenza?

Memoria eguale intelligenza?

di Maurizio Tiriticco

Non dico quante lamentele ho ricevuto – e continuo a ricevere – in ordine ai “quiz” che gli aspiranti DS hanno dovuto affrontare e risolvere oggi! NO! E’ un’offesa all’intelligenza e alla cultura adottare e imporre prove simili! Lo so! Si tratta di discriminare tra migliaia di aspiranti, ma non è affatto detto che tale tipologia di prova sia la più valida per raggiungere questo obiettivo. Vincono la partita gli aspiranti DS che hanno avuto la pazzzienza… sì, con tre zeta, di memorizzare migliaia di item. La nostra scuola non merita questo! Dov’è il Bel Paese dove il sì suona? Oggi abbiamo il Brutto Paese dove il sì… si clicca!!!

Non ho nulla contro la prova test! La ho adottata anch’io, quando insegnavo, ma… Mi spiego meglio. Tali tipologie di prove sono prove oggettive. Il che significa che una proposizione proposta – un item, appunto – o è vera o è falsa. Ciò significa che si tratta di prove parziali, efficaci quanto si vuole, ma parziali! In effetti saggiano soltanto se un soggetto conosce o non conosce “la verità” di una data proposizione. Ma il conoscere è di per sé prova di intelligenza? Indubbiamente sì, ma… finp a che punto? Qui occorre tirare in ballo le mille teorie che negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso furono elaborate dagli studiosi della conoscenza, i cosiddetti tassonomisti. La parola tassonomia viene dal greco, taxein e nomos e sta a significare, appunto, ordinare secondo un dato criterio. In effetti compiamo secondo dati criteri tante operazioni quotidiane, dall’allacciarsi le scarpe all’infilarsi una camicia! E poi c’è pure il fastidio della cravatta e di allacciare quel nodo che, purtroppo… non viene mai bene! Sono, ovviamente, operazioni di una grande semplicità che ciascuno di noi compie al mattino, magari pensando che si deve sbrigare se non vuole perdere il treno. Ovviamente, ci sono altre operazioni non quotidiane che dobbiamo apprendere! Dobbiamo imparare a guidare un’automobile, a scrivere con un PC, e via dicendo. Per non dire poi di certe operazioni che richiedono apprendimenti e prove su prove che durano anni. Suonare un pianoforte richiede specializzazioni particolari, proprio di quelle mani, di quei piedi, di quegli occhi… e di quelle orecchie… tutti strumenti che posseggo anch’io, ma… non chiedetemi di suonare un pianoforte! E neanche un piffero! In effetti, un grande pianista ha un qualcosa di più delle mani, dei piedi, degli occhi e delle orecchie!

Tutto ciò per dire che non è sufficiente leggere un dato! E non parlo di un’informazione che richiede più dati coordinati insieme. “Antonio” e “bicicletta” sono due dati; e ne devo aggiungere un terzo se devo dire che “Antonio pedala una bicicletta”. Tutto ciò per dire che il conoscere, il ricordare, il riconoscere sono operazioni relativamente semplici a fronte di tante altre operazioni successive che un umano è in grado di produrre. Per farla breve, chi mi legge avrà avuto a che fare con la tassonomia di Bloom. Secondo lo psicologo americano non è sufficiente il conoscere (e il riconoscere); occorre un secondo gradino, il comprendere; ed un terzo, l’applicare. Sono tre gradini: operazioni che compiamo quando ci allacciamo le scarpe o indossiamo una camicia! Ma immaginiamo che al mattino non troviamo le scarpe al solito posto! Dove mai saranno? Non posso procedere all’applicazione! Devo necessariamente procedere ad una quarta operazione! Devo analizzare dove diavolo mai saranno!!! Cerco di qua, cerco di là, finalmente le trovo: sono giunto alla conclusione, alla sintesi della mia indagine! Sono estremamente felice – si fa per dire – e valuto positivamente l’esito della mia ricerca. Si è trattato di un’attività procedurale e processuale compiuta su sei scalini: conoscenza, comprensione, applicazione, analisi, sintesi, valutazione.

Altri ricercatori hanno costruito percorsi più articolati, ai quali rimando! Ma che c’entrano le suddette considerazioni con la prova che i nostri aspiranti DS hanno affrontato oggi? C’entrano e come! In effetti, anche un adolescente, o un bambino, dotato di ottima memoria e che sappia leggere e scrivere avrebbe potuto affrontare la prova che oggi hanno affrontato i nostri eroi aspiranti DS! Tutto qui! E a me viene molto da pensare! E, penso, anche a chi mi legge! Non so se le iniziative messe in opera dal Miur per selezionare i futuri DS delle “istituzioni scolastiche autonome” – ma poi sono realmente autonome? – siano veramente efficienti ed efficaci! Mi viene in mente il titolo di un film, ma non so quanto ci azzecca: “Non si uccidono così anche i cavalli?”. Venne presentato nel 1969 al Festival di Cannes:  diretto da Sydney Pollack e tratto dal romanzo di Horace McCoy.

Mah! Qualche giorno fa ho scritto “Intelligenza eguale memoria?”. Un titolo simile!!! Mah!!! Una scuola che appiattisce combina questi brutti scherzi!!!