Lettera a Tullio De Mauro

Lettera a Tullio De Mauro

di Maurizio Tiriticco

Caro Tullio! Tu sai quanto mi dispiace il fatto che tu non sia più qui con noi, ma… ed è un MA grosso così! Perché soffriresti! Nel vedere come oggi la nostra bella lingua viene umiliata e offesa quotidianamente! E non dalle classi più umili! Queste ormai, bene o male, sono abbastanza acculturate! Ormai tutti i nostri concittadini hanno superato gli anni dell’istruzione obbligatoria! E tutti, soprattutto, smanettano cellulari ad ogni pie’ sospinto, con tanto di auto correttore, per cui, bene o male, un linguaggio comunicativo, più o meno corretto, lo utilizzano. Ma ritorno al MA grosso così! Il fatto è che sono i nostri politici, i nostri rappresentanti al Parlamento, i nostri governanti, ad umiliare e ad offendere quotidianamente – ripeto – la nostra bella lingua!

Ricordiamo tutti il linguaggio a volte criptico di tanti dirigenti democristiani ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica! Ricordiamo le evoluzioni – se si può dir così – delle dissertazioni di Aldo Moro! O il linguaggio spesso caustico e tagliente di Giulio Andreotti. Ma ricorderai anche quel magistrale discorso che Palmiro Togliatti tenne all’Assemblea Costituente il 25 marzo del 1947 a proposito dell’introduzione o meno nella Carta costituzionale della Repubblica di quell’articolo 5, che poi divenne articolo 7, che così recita: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale». Si tratta di un discorso ricco, argomentato, e in primo luogo grammaticalmente più che corretto! Ma, soprattutto, un discorso importante, perché doveva convincere l’intera Assemblea! E in primo luogo i laici impenitenti! E intendeva metter fine a una polemica sterile, promossa allora da tanti gruppi politici contrari ai Patti Lateranensi, sottoscritti in Roma l’11 febbraio del 1929 nel Palazzo di San Giovanni in Laterano! E, solo perché erano stati promossi e firmati dal Cardinal Gasparri e, udite udite!, da Benito Mussolini in persona!

Ma perché – mi chiederai – questa argomentazione? Tu pensi che ormai noi italiani la battaglia per un linguaggio grammaticalmente  corretto l’abbiamo vinta! Per il semplice fatto che è quanto mai necessario il “parlare e scrivere bene”, come si suol dire! Per comprendere e farsi comprendere! E ragionare prima di dar fiato alla lingua! E ciò avviene quando viene rispettata la grammatica in tutte le sue parti, la fonologia (i suoni), la morfologia (le forme) e la sintassi (i costrutti). Perché in effetti un corretto uso della grammatica è necessario e indispensabile non solo per “leggere e scrivere”, ma anche per produrre pensieri e parole “intelligenti”, che cioè abbiano un significato e si propongano un fine.

Quante lotte per una lingua italiana corretta! E tu ne sei stato maestro e autore! Ma oggi stiamo assistendo ad un processo contrario! Un ritorno a un italiano balbettante, scorretto e scurrile anche! Ed è un ritorno promosso, sollecitato e sostenuto da un’intera classe politica! Alludo ai nostri attuali governanti! I pentastellati e i leghisti! Una corsa ad un italiano succinto, approssimato, sgrammaticato, nonché ricco di parolacce! Perche tutti intendano e tutti capiscano! Come se gli Italiani fossero un popolo di ignoranti! Un ultimo esempio, di qualche giorno fa. Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla CULTURA della Lega, ha introdotto Matteo Salvini sul palco di Fontevivo, in provincia di Parma. Prima di passare il microfono al segretario del Carroccio, ha detto: “Grazie al vostro supporto conquistiamo la Regione e DIAMO UN CALCIO IN CULO ai comunisti”. Ripeto: Sottosegretaria alla CULTURA! Povera CULTURA! Ridotta alla sola prima sillaba, CUL! Confesso che mi vergogno di avere una Sottosegretaria di Stato che si esprime così!!!

E allora mi chiedo: perché noi insegnanti dovremmo darci tanto da fare perché i nostri alunni parlino e scrivano in un italiano corretto? Dovremmo fare il contrario! Gettare al macero la grammatica e sdoganare la parolacce! Comunque, potremmo fare anche a meno del libro di grammatica, che del resto io non ho mai adottato! Perché una lingua corretta si impara e si insegna parlando e scrivendo! Più che memorizzare che questo e quello sono aggettivi e pronomi dimostrativi! E a questo proposito, mi piace ricordare quel bel libro “Contare e raccontare”, scritto da te e da Carlo Bernardini, che ci ha lasciati lo scorso mese! Carissimo! Con questi politici da strapazzo, che ti conti?! Che ti racconti?! Con questa classe dirigente, cosiddetta, maestra della più assoluta ignoranza, politica e linguistica c’è poco da sperare! Mah!!! Usciremo da questo tunnel? Speriamo! Ma sarà difficile! E richiederà tempo!