Alternanza scuola-lavoro sì, ma sia facoltativa

da ItaliaOggi

Alternanza scuola-lavoro sì, ma sia facoltativa

Il cspi, il parlamentino della scuola, boccia l’obbligatorietà. contraria l’anp: posizione ideologica . La richiesta al ministro in base ai dati di 12 regioni, non pervenuti Veneto ed Emilia di Angela Iuliano

Angela Iuliano

Eliminare il numero di ore obbligatorie dai percorsi di alternanza scuola-lavoro alle superiori. È «la prima esigenza» per il consiglio superiore della pubblica istruzione (Cpsi) che, il 25 luglio, ha approvato un parere autonomo sull’alternanza che la Buona Scuola, dall’anno scolastico 2015/16, ha reso curricolare nel triennio finale per almeno 200 ore nei licei e 400 nei tecnici e nei professionali. A votare contro l’associazione nazionale presidi (Anp) perché è un parere «basato solo su percezioni soggettive e posizioni ideologiche» che «punta a rimuoverne il vincolo di obbligatorietà, rischiando così di depotenziare un’innovazione metodologica fondamentale per l’efficienza e la qualità della formazione dei nostri giovani». In effetti, mancano ancora dati quantitativi e analisi qualitative dei percorsi realizzati in questo primo triennio. Il Cpsi ha predisposto il proprio parere dopo aver acquisito il contributo di diversi rappresentanti del Miur, dell’Indire, delle associazioni studentesche, di alcuni enti di ricerca ed esperti del settore, compresa Confindustria. «Purtroppo non abbiamo un quadro (…) dettagliato al livello di analisi qualitativa delle esperienze di alternanza in quanto ancora in fase di elaborazione», ammette il Cspi nel parere, aggiungendo che solo 12 uffici scolastici regionali hanno risposto alla richiesta di un report sul triennio di attuazione dell’alternanza (Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e la provincia autonoma di Trento). Dunque, circa la metà. Con assenze di peso per una valutazione dei percorsi, come Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Bolzano, ma anche Calabria e Basilicata in un Sud che ha risposto in massa. Così, i soli dati riportati nel parere sono quelli, già noti, relativi ai primi due anni di alternanza curricolare. Mancano del tutto quelli del terzo anno, 2017/18, in cui è entrata a regime. Dati, inoltre, solo quantitativi e senza l’analisi delle criticità. Ciononostante il Cpsi scrive che si sono determinati «numerosi disservizi e inefficienze» che hanno prodotto «esperienze negative per studenti e docenti, causa di comprensibili contestazioni nelle scuole e nell’opinione pubblica, come è emerso anche dai contributi e dalle audizioni dei diversi soggetti». Tra queste criticità anche «l’obbligatorietà introdotta repentinamente». Ma le conseguenze negative «derivano soprattutto» dall’assenza di «un’accurata riflessione sul tema del lavoro e del rapporto tra scuola e lavoro». Tanto che per il Cpsi «appare addirittura fuorviante il termine alternanza a cui sarebbe preferibile sostituire quello di alleanza». Sul banco degli imputati è, però, l’obbligatorietà del monte ore, «una costrizione che ha indotto spesso le scuole ad avviare una qualsiasi attività di alternanza, a prescindere dalla sua qualità, trasformandola in un adempimento burocratico per le scuole stesse». Prioritaria, allora, una sua «riconsiderazione», «in favore di una progettazione autonoma delle scuole sia nei contenuti che nel monte ore complessivo». Si potrebbe «sperimentare così una didattica laboratoriale di maggiore qualità». Nel parere il Cspi chiede anche «risorse adeguate in grado di sostenere e facilitare» scuole, alunni, strutture ospitanti. E che i percorsi siano «accuratamente e obbligatoriamente monitorati».