LETTERA APERTA

LETTERA APERTA ALLA CGIL, CISL E UIL scrivono gli Educatori Professionale Socio-Pedagogici ed i Pedagogisti

L’APEI, ASSOCIAZIONE PEDAGOGISTI EDUCATORI ITALIANI, esprime sgomento e perplessità per la presa di posizione unitaria dei sindacati confederali CGIL CISL E UIL in merito all’unificazione della figura dell’educatore professionale Socio Pedagogico (l. 205/17) e dell’Educatore Sanitario(l. 520/98).

Come è stato chiarito ulteriormente con una lettera aperta al Ministro Bussetti, il nostro corso di laurea , oggi L19 SDE era preesistente agli educatori sanitari nati in una facoltà di Medicina, luogo storicamente noto per altre professioni! Infatti leggiamo dalla nota SIPED: <… L’offerta formativa che oggi le Facoltà di Scienze della Formazione offrono è frutto del cambiamento culturale, sociale, politico ed istituzionale iniziato negli anni ‘90 con i nuovi Ordinamenti Universitari (legge n. 341 del 1990, c.d. legge Ruberti). Tali Ordinamenti per rispondere ai nuovi bisogni educativi socio-sanitari hanno trasformato l’unico Corso di Laurea in Pedagogia della vecchia Facoltà di Magistero in Corso di Laurea in Scienze dell’educazione e della formazione (nel 1992-1993) quadriennale (Tab. XV) e suddiviso in due bienni (di base e specialistici), con tre indirizzi (insegnanti di scuole secondarie, educatori professionali extrascolastici, esperti nei processi formativi) richiedendo una maggiore connessione tra sistema della formazione e sistema delle professioni. Pertanto l’avvio di tale corso di Laurea nell’a.a. 1992-93, la sua trasformazione nel 2000, e l’emanazione della legge n. 270/2004, che lo ha ulteriormente modificato hanno costituito il processo attraverso cui consolidare e legittimare una base formativa comune per tutti i professionisti dell’educazione attraverso

1) una Laurea triennale oggi classe L-19 che forma l’Educatore professionale socio-pedagogico;
2)  una laurea magistrale (+2) che forma i Pedagogisti.

A questo lineare percorso intrapreso per rendere completo l’individuazione professionale delle due figure educative, già operanti nel territorio, entra a “gamba tesa” il DM 520/98, che opera come un elefante cieco in una cristalleria! L’unica salvezza dagli enormi danni che avrebbe provocato è stata la lentezza dei suoi movimenti, la poca diffusione sul territorio, la scarsa domanda e i pochi corsi attivati, con poche centinaia di addetti formati.

Prosegue la SIPED: “Tale percorso però non è stato contemporaneamente coadiuvato da una direttiva legislativa e politica chiara, che andasse in tale direzione. Anzi durante questo periodo l’introduzione del decreto n. 520 del 1998, approvato dal Min. della Sanità, nel mettere ordine tra le figure professionali del settore sanitario ha decretato che la Facoltà di Medicina, attraverso un Corso di Laurea triennale, formasse gli Educatori Professionali abilitati e con albo. Oltre al dovere di precisare che è un’anomalia soltanto italiana l’attribuzione di un titolo di “educatori” alla Facoltà di Medicina, occorre ricordare che in realtà tale decreto non è stato altro che la riorganizzazione di decreti precedenti che attribuivano a tale professionista compiti non certo educativi.””

E’ assolutamente falso affermare l’esigenza di riunificare i due profili, falsa e antistorica, perché la genesi è stata fin  dalla nascita di ignoramento, chiusura, superficialità e contrapposizione.

Non ci si unisce senza confronto e dialogo e soprattutto un matrimonio va fatto se entrambi lo vogliono! Come in una commedia popolare “Lui” è bello, ricco e titolato! ma squattrinato, senza storia, nato in un laboratorio politico, tra scelte e decisioni che ancora non si comprendono (il 520/98) mentre Lei (205/17 ha immensi territori in cui svolge da millenni la sua attività culturale, politica e pedagogica. Sembra un matrimonio di interessi! A cui una piccola parte sindacale fa da incomprensibile megafono.

La CGIL di cui sono iscritto da 30 anni, non funziona così! Nella CGIL ci si confronta! Prima di prendere una posizione a livello Nazionale, si fanno le assemblee di base, nel territorio, nei posti di lavoro e, solo dopo un congresso si decide insieme. Questa è la CGIL che conosco e di cui sono onorato di farne parte.

Dopo anni di ingiustizie e di ostacoli al pieno riconoscimento di una figura professionale di educatore in ambito sociale, grazie ai commi 594-601 della L. 205/2017, viene riconosciuta per la prima volta la figura dell’educatore professionale socio-pedagogico: che opera “nell’ambito educativo, formativo e pedagogico, in rapporto a qualsiasi attività svolta in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, in un prospettiva di crescita personale e sociale” […] “nei servizi e nei presidi socio-educativi e socio-assistenziali, nei confronti di persone di ogni età, prioritariamente nei seguenti ambiti: educativo e formativo; scolastico; socio-assistenziale, limitatamente agli aspetti socio-educativi; della genitorialità e della famiglia; culturale; giudiziario; ambientale; sportivo e motorio; dell’integrazione e della cooperazione internazionale”.

La distinzione tra educatore sanitario ed educatore sociale finalmente è netta e si è cominciata a sanare un’ingiustizia, che vedeva riconosciuta per legge solo la figura dell’educatore professionale sanitario (Ministro della sanità, 8 settembre 1998, n. 520) pur nella sua totale inesistenza sul territorio: riaffermando la reale identità professionale dell’educatore in ambito sociale, socio-assistenziale e socio-sanitario..

I profili professionali di queste due figure di educatori, infatti, non sono affatto simili: una fa riferimento al percorso formativo, prettamente umanistico, della laurea in Scienze dell’educazione (L19) che affonda le sue radici nella storia millenaria della Pedagogia, l’altro appartiene all’ambito delle professioni sanitarie e prevede una formazione di tipo medico-sanitario (L/SNT2)di cui non si conosce l’esistenza a livello europeo.

Gli ambiti di competenza sono stati ritenuti sovrapponibili dai sindacati? Ma li hanno letti? Hanno guardato il percorso formativo di entrambi? Tanta agitazione non è sospetta? Finché, non è stato garantito il riconoscimento con la L.205/2107 di una figura unica di educatore sociale: come professionista dell’educazione, primariamente deputato ad occuparsi degli aspetti socio-educativi in ogni ambito di lavoro, anche in quello socio-sanitario. Con questa legge si è voluto formalizzare il fatto che l’educazione non è un ambito lavorativo in cui tutti possono banchettare, ma appartiene, di diritto, alle professionisti pedagogiche (non dell’ambito medico-sanitario e nemmeno psicologico).

Non siamo affatto concordi in una unificazione delle due figure: gli interventi pedagogico, formativo ed educativo appartengono, infatti, di diritto all’educatore professionale socio-pedagogico, in ogni ambito.

La confusione, semmai, è applicare il medesimo termine “educatore” a due professionisti formatesi in modo sostanzialmente differente. L’educatore sociale, opera dalla prospettiva pedagogica, la Pedagogia è la disciplina di riferimento; è ben altra cosa dal terapista di area medico-sanitaria e riabilitativa!

Il Tavolo tecnico per la definizione del percorso formativo degli “educatori” di cui alla nota M.I.U.R. prot. n. 8116 del 12 marzo 2018, riunitosi in data 20 marzo, 2 maggio e 12 giugno 2018 presso il Ministero dell’università, si è svolto senza la presenza della scomoda Apei. Ma siamo pronti al dialogo e chiediamo ai sindacati di aprire un confronto aperto e costante non solo con le associazioni rappresentative degli interessi dei professionisti del mondo sanitario, ma anche e sopratutto con le associazioni di categoria che difendono e promuovono gli interessi di educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti. Le nostre professioni esistono! Non si può più parlare di educazione senza farci i conti!

Chiediamo ai sindacati di impegnarsi a porre l’attenzione sulle gravi criticità in cui si trovano a operare gli educatori professionali in ambito sociale (totale assenza delle tutele sindacali minime, sulle paghe ridicole, sull’ assenza di ferie, riposi, orari e indennità di turnazione, notturni non pagati, sostituzioni selvagge, inesistenza di mansioni educative, precariato e abusivismo selvaggio, ecc.) con qualifiche, inquadramenti, livelli salariali differenti, a seconda dei contratti nazionali di lavoro applicati, invece che prendere azzardate posizioni su questioni che esulano dal loro ambito di competenza, come la definizione dei percorsi formativi e loro relativi sbocchi lavorativi.

Questa presa di posizione insolita, stupisce ancora di più perché la L. 205/2017 prevede una sanatoria di tre anni che, all’interno delle nuove previsioni normative, salvaguardia decisamente i diritti maturati da chi è già inserito nel mondo del lavoro (commi 597-599); al contrario, in ambito sanitario, con la rincorsa alla creazione dei nuovi albi professionali, si rischia di lasciare fuori una porzione consistente di lavoratori.

Chiediamo ai sindacati di impegnarsi con decisione, infine, nell’unica vera unificazione della figura dell’educatore, per la quale l’APEI ha raccolto più di 5000 firme, che è quella dell’educatore professionale socio-pedagogico (L. 205/2017) con l’educatore nei servizi per l’infanzia (dl.g 65/2017): al fine di affidare davvero e definitivamente ai professionisti dell’educazione, finalmente riconosciuti per legge, gli interventi educativi, formativi e pedagogici in ogni età della vita, a partire dalla prima infanzia.

Il Presidente Nazionale

dott. Alessandro Prisciandaro