Save The Children: niente mensa scolastica per il 49% degli alunni

da Il Sole 24 Ore

Save The Children: niente mensa scolastica per il 49% degli alunni

di Al. Tr.

La metà degli alunni (il 49%) delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha accesso alla mensa scolastica. E si allarga il divario Nord-Sud, con 9 regioni (una in più rispetto al 2017) dove non c’è refezione scolastica per più di 1 bambino su 2. È questo il quadro evidenziato dal nuovo rapporto “(Non) Tutti a Mensa 2018”, di Save the Children, pubblicato in occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Mensa per contrastare povertà e dispersione
La ricerca, condotta da Save The Children nell’ambito della Campagna “Illuminiamo
il Futuro” per il contrasto della povertà educativa, evidenzia come, ad un anno dall’ultimo monitoraggio, sono ancora «molte le scuole che non assicurano ai bambini e alle loro famiglie di usufruire della mensa scolastica» che rappresenta anche «uno strumento fondamentale per il contrasto della povertà e della dispersione scolastica». Tanto più in Italia, dove «oltre 1 milione e 200 mila bambini e ragazzi, il 12,1% del totale (più di 1 su 10) sono in povertà assoluta e 2 milioni e 156 mila in povertà relativa» e la refezione scolastica dovrebbe aiutare «le tante famiglie in difficoltà, in particolare quel 3,9% dei bambini che ancora oggi non consuma un pasto proteico al giorno».

Si allarga il divario Nord Sud
Secondo il rapporto, rispetto allo scorso anno l’accesso al servizio mensa scende di 1-2 punti percentuali in tutte le regioni e la forbice tra Nord e Sud si distanzia sempre più. Proprio nel Mezzogiorno e nelle isole si registra il numero più alto di alunni senza mensa: Sicilia (81,05%), Molise (80,29%), Puglia (74,11%), Campania (66,64%), Calabria (63,78%), Abruzzo (60,81%) e Sardegna (51,96%).

«Mensa non riconosciuta come servizio essenziale»
Nel rapporto, per il quarto anno consecutivo, l’organizzazione ha analizzato le prassi per le scuole primarie relative alla mensa scolastica in Italia, prendendo in esame 45 comuni capoluogo di provincia con più di 100 mila abitanti e valutando l’accesso, le tariffe, agevolazioni ed esenzioni, il trattamento delle famiglie morose e l’eventuale esclusione dei bambini dal servizio. Scoprendo che la mensa «è ancora considerata un servizio a domanda individuale, legato alle esigenze di bilancio dei singoli comuni, e non è riconosciuta come un servizio pubblico essenziale». E dunque l’offerta non è uniforme sul territorio: a fronte di 13 comuni, che offrono il servizio a più del 95% degli alunni (tra questi Milano, Prato, Bologna, Cagliari, Forlì, Monza e Bolzano alla totalità o quasi degli alunni), altri 15 garantiscono l’accesso a meno del 40% degli alunni iscritti alle primarie. Ma purtroppo, sottolinea Save The Children, ci sono anche quei comuni che offrono il servizio mensa a meno del 10% degli alunni: Siracusa (0,88 %), Palermo (2,60%), Catania (6%) Foggia (8%) e Taranto (11%).