La povertà

La povertà

di Vincenzo Andraous

Qualcuno ebbe a dire: “Morire non è poi la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo, guarda lì, sono morto da tre giorni e finalmente ho trovato la pace. Dicevi sempre che la mia vita era appesa ad un filo, beh! Adesso anche la tua è appesa ad un filo”.

Invece, nuovamente, e ancora, le parole assumono connotati serafici, sberleffi alla realtà che ci circonda, alla sostanza delle cose, il contatto è perduto, assente, come la sofferenza che sale dal basso e si propaga all’intorno senza neppure più la volontà di un perdono.

E’ povertà che trasale: mancanza di beni essenziali per la vita, cibo, medicine e casa.

E’ povertà che sta alimentandosi delle sottrazioni, le divisioni, le moltiplicazioni che comportano perdite e mancanze.

E’ povertà di là, di qua, da me e da te, ovunque c’è bisogno e dovunque ci sono montagne di parole nuove, dove ognuno ha fatto bene i propri compiti, ma ciascuno non ha ricevuto sollievo da alcuna giustizia, soltanto nuove e consunte parole.

Eppure sono in molti a voler tagliare quel filo che lega le parole, quel laccio che ammanetta la libertà di ogni uomo libero privandolo di scelta e azione, di dignità.

E’ incredibile come la politica sia arrogante e manipolatrice al punto da rendere gli incapaci dei formidabili utopisti ed i capaci ridotti a condottieri di battaglie perdute in partenza.

La povertà avanza e ingannevole l’eco ci ricorda le solite parole usate con tono di sfida, mettono in fila per tre, ben allineate, le compagini pronte allo scopo.

La neve è il sole si cambiano d’abito, ma ritornano sempre come ogni stagione a declinare inviti e sortite del cuore, il freddo e il gelo invece custodiscono le rese e le sconfitte, le trattengono fino al nuovo abbraccio mortale che verrà.

La povertà è come un colpo sparato ravvicinato allo stomaco, non c’è immediatezza con la morte, con la fine dei giorni, c’è efferatezza nell’agonia della sofferenza, del dolore, dell’angolo buio dove non è dato vedere.

La povertà non è una pagina bianca ingiallita, una fotografia impolverata, un passo dopo l’altro che sta dritto, i voti, i referendum, le elezioni, gli slogans, le cartellonistiche mediatiche, i messaggi istantanei, servono a poco se chi guida non guarda mai indietro.

La povertà è ciò che il potere che non fa servizio rapina al più debole, ruba a chi spesso non ha più voce neppure per chiedere pietà.

Comunque va tutto va bene, tutto procede al meglio, tutto è in linea con quanto promesso, attuato, irreggimentato, anche la povertà che non retrocede è soltanto uno spiacevole effimero evento critico.