Scuola, crescono gli studenti figli di stranieri: 30mila in più

da la Repubblica

Scuola, crescono gli studenti figli di stranieri: 30mila in più

I tecnici del Miur prevedono un aumento del 4% nell’anno scolastico appena iniziato. L’incremento è maggiore al Nord (+9%) rispetto al Centro (2,6%)

Salvo Intravaia

Senza alunni stranieri, la popolazione scolastica in Italia sarebbe diminuita. Anche nelle regioni settentrionali che da diversi anni assistono ad un continuo incremento di studenti e scolari, di classi e di cattedre per docenti di ruolo e precari in cerca di un lavoro. È quello che emerge dagli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Istruzione in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico. Nell’annuale report con i principali numeri del 2018/2019, i tecnici del Miur prevedono rispetto allo scorso anno un incremento di 30mila unità di bambini e studenti figli di stranieri nelle aule nostrane. Un piccolo boom del 4 per cento che archivia lo stallo verificatosi un paio di anni fa e che alimenta la discussione intorno alla politica del governo Lega-M5S in termini di immigrazione.

Cosa sarebbe accaduto nel nostro Paese se dalle aule scolastiche fossero spariti di botto in un quinquennio tutti gli alunni non italiani? Nelle regioni settentrionali, i soli alunni autoctoni non sarebbero stati in grado di tenere il ritmo di crescita della popolazione scolastica degli ultimi anni. Anzi, si sarebbero impoverite le classi di ben 30mila unità, facendo registrare un calo complessivo degli alunni pari all’1,1 per cento. Con le conseguenze che ne derivano in termini di occupazione: meno alunni, meno posti per tutti. Un trend con cui fanno i conti ormai da decenni i dirigenti scolastici e i supplenti meridionali, costretti ad emigrare al Nord per coronare il sogno della cattedra.

Il calo degli alunni che si sarebbe registrato al Nord, in assenza di stranieri, sarebbe stato addirittura più consistente dell’analogo trend nelle regioni centrali. Dove una diminuzione degli alunni ci sarebbe stata sì, ma di “sole” 10mila unità, pari allo 0,8 per cento della popolazione scolastica totale. Un decremento compensato, al Centro, da un opposto aumento di presenza straniera pari al 2,6 per cento. Che al Nord sfiora addirittura il 9 per cento. E “salva” dalla disoccupazione centinaia di aspiranti maestri e professori, destinati altrimenti ad attendere anni prima di essere assunti. L’apporto degli alunni censiti come non italiani passa anche per le leggi che attribuiscono la cittadinanza ai nuovi nati sul suolo italiano: lo ius sanguinis. Perché, se in Italia vigesse lo ius soli, la presenza straniera nelle classi si dimezzerebbe di botto.