Morte a doppia mandata

Morte a doppia mandata

di Vincenzo Andraous

Che in carcere si muore è cosa nota, meno risaputo è che si muore di indifferenza, di violenza artefatta dalle parole, di malattia mentale.

C’è un bacino di utenza da doppia diagnosi da fare paura, un disagio mentale senza alcun vero e sostanziale accompagnamento alla risalita.

Si muore in silenzio, senza apparenti sussulti, neppure dettati dalla vergogna. Si muore e basta.

Stavolta però non è morto il solito detenuto ignoto, quello che in fin dei conti se l’è cercata, il tossico, l’extracomunitario, il delinquentone messo a pagare il proprio debito alla società.

No, non è morto quello a cui è tutto possibile fargli fare e peggio non fare, no, questa volta è morta la dignità di una nazione, di un paese, di una democrazia asfissiata da mille impedimenti ideologici.

No, questa volta è andata in frantumi davvero la speranza di un carcere diverso, più umano, più giusto, finalmente contaminato da una giustizia giusta.

Sono morti due bimbi, due creature che non erano equiparati ai bambini, erano numerini appoggiati alle sbarre della cella.

Bimbi a perdere, bimbi in carcere, bimbi preda della cosiddetta pena certa, senza però esser titolari di alcuna imputazione, tranne quella all’anagrafe, in balia di quanti mangiano e parlano e agiscono con la pancia.

La tragedia sconvolge le coscienze, inutile perdita di tempo l’attenzione al reale intorno, più semplice e sbrigativo cancellare le carriere di alcuni operatori, si trasferiscono i responsabili di questi eventi che magari non sono per niente responsabili di alcunchè, si mette in isolamento la madre snaturata.

Il caso è chiuso. Passiamo avanti.

Ma forse le cose non stanno proprio così, forse è il caso di capire una volta per tutte che gli innocenti in carcere non ci devono stare, gli innocenti stanno all’aria aperta-libera, le madri colpevoli stanno in carcere, le madri imputate di reato ma che hanno bambini piccoli stanno a casa, fin quando quei bimbi innocenti saranno più grandi, a quel punto quelle donne, madri,  persone condannate, persone malate, persone davvero da osservare e trattare, potranno scontare giustamente e correttamente la loro pena. In questa sorta di terra di nessuno qual è carcere, l’innocenza subisce scossoni, torsioni, rallentamenti, è come trovarsi costretti davanti a una porta e pensare continuamente cosa ci sarà dietro.

Qualcuno starà pensando che un bimbo non svolge queste riflessioni, è un bimbo. Invece oltre a quella porta, quel bambino, quell’innocente, sarà costretto a fare memoria di ciò che troverà ad accompagnarne passi e mugugni: sbarre, blindati e scrocchi di serrature a doppia mandata.