Manovra, più «tecnici» a misura di Pmi, in arrivo nuova riforma

da Il Sole 24 Ore 

Manovra, più «tecnici» a misura di Pmi, in arrivo nuova riforma
di Claudio Tucci

Più didattica laboratoriale. Un collegamento diretto con territori e imprese. La ridefinizione degli indirizzi di studio in relazione ai singoli settori produttivi, in modo tale da consentire a famiglie e studenti, a ridosso delle iscrizioni, un miglior orientamento verso gli istituti tecnici. Non solo. Si guarda anche alla formazione terziaria, con l’obiettivo di rafforzare gli Its, le “super scuole “di tecnologia post diploma, alternative all’università, con risorse certe e la semplificazione di governance e adempimenti burocratici. A fianco al decollo dell’istruzione professionale, appena riformata; e il rilancio, assieme a Mise e Lavoro, dell’istruzione e formazione regionale.

Il governo è pronto a inserire, in legge di bilancio, «più fondi» e «una profonda revisione «della formazione tecnica e professionale» per farla tornare a sfornare profili sempre più richiesti da industria (e moda).

Oggi gli istituti tecnici – l’ultimo riordino è datato 2010, con la suddivisione in due macro settori, Economico e Tecnologico e 11 indirizzi – sono in grande affanno, con un forte calo di iscritti (oltre 100mila in meno nell’ultimo decennio) e un’etichetta “sbrigativa e ingenerosa” di scuole di serie B. Ci sono poi troppe discipline nel biennio iniziale (32-33 ore a settimana, a seconda di come viene collocata l’ora di geografia economica – contro, per esempio, le 28 ore di un liceo, opzione scienze applicate), e la pratica è scarsa. Di qui l’idea di un restyling degli indirizzi di studi più legato al mondo del lavoro, visto che, comunque, il titolo di “perito” garantisce, da subito, un buon inserimento nelle aziende.

Anche gli Its, nonostante un tasso di occupazione che supera l’80%, fanno fatica a decollare: gli studenti iscritti sono circa 10mila (contro gli 800mila delle Fachhochschulen tedesche), e ci sono troppi oneri sulle attività delle Fondazioni. Anche qui l’obiettivo è un complessivo piano di rilancio e potenziamento: per quest’anno sono stati stanziati 10 milioni aggiuntivi (ai 13 annui già previsti a legislazione vigente) per ampliare i percorsi formativi (nel 2019, ci saranno 20 milioni in più, che salgono a 35 a decorrere dal 2020, come previsto dalla scorsa legge di Bilancio).

«L’apertura del governo a una riforma della formazione tecnica e professionale per legarla, di più e meglio, a imprese e territori è una notizia positiva – commenta il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Gianni Brugnoli -. Nei prossimi cinque anni la manifattura avrà bisogno di circa 300mila tecnici, e c’è il rischio concreto di non trovarli. Certo, la strada è lunga, aspettiamo i prossimi passi dell’esecutivo. Noi siamo pronti al dialogo: mi aspetto un confronto proficuo e continuo visti i rapidi cambiamenti indotti, o che arriveranno, sotto la spinta di Industria 4.0. Di ciò non si potrà prescindere nel disegnare la nuova filiera professionalizzante, secondaria e terziaria».