Peccato che nel copia-incolla non ci siate voi…

Peccato che nel copia-incolla non ci siate voi…

di Cinzia Mion

Ho letto recentemente nel sito “ilsussidiario.net” un articolo dall’ineffabile titolo “Le nuove indicazioni nazionali. Un copia-incolla mal riuscito” a firma di Giuliana Sandrone.

Partiamo dal  titolo “copia-incolla mal riuscito”. …Forse  i  copia-incolla della  prof,.ssa Sandrone riescono sempre bene? Si presume di sì. Ma questa è solo una battuta molto banale che sgorga spontanea.

Tornando a bomba vedo che l’autrice del testo, che possiamo definire più “risentito” che critico,  insegna a Bergamo.

Bergamo mi ricorda il “tormentone” delle Indicazioni nazionali morattiane, a firma Bertagna.

Quale dispettosa  concomitanza : le Indicazioni copia-incolla non hanno copiato niente delle vecchie indicazioni cui il professor Bertagna  aveva lavorato molto, inutilmente o quasi, a dire il vero.

Sono servite soltanto ad un vero business di formazione su tutto il territorio nazionale da parte di amici e conoscenti, gli unici a decriptare con enfasi il lessico del testo in questione.

Le scuole ? niente da fare! Indispettite da quattro paroloni mal digeriti (personalizzazione dei piani di studio, tutor,  portfolio, ecc) hanno rifiutato in blocco. Perché?

Eppure qualche idea buona c’era.

E’ stato il modo, o meglio il metodo con cui il gruppo di Bergamo si è proposto, forzando  con la nota “teoria della personalizzazione”, ad impedire il successo dell’ operazione insieme ad un eccesso di personalismo cattolico.

Tutti sanno che non  può esserci una filosofia di stato, il testo base dei valori nella scuola statale rimane la Costituzione con i suoi nobili principi. Magari riuscissimo veramente ad incarnarli nell’educazione dei ragazzi e ragazze :forse riusciremmo a neutralizzare quel deficit di etica pubblica che da troppo tempo affligge il nostro Paese ma che oggi ha raggiunto livelli non più tollerabili.

Eppoi  l’apparizione tra le righe di un  disegno di scuola elitaria, che poi la Gelmini ha cercato esplicitamente di realizzare, in una comunità professionale  che non ha ancora dimenticato la lezione di don Milani (per fortuna dico io,  purtroppo pensa e dice ancora qualcuno) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

L’espressione comunità professionale, ripresa anche dalle nuove Indicazioni, è un’ espressione molto bella ed apprezzata da chi si interessa veramente degli operatori della scuola e di apprendimento scolastico perché sottende un lavoro di aiuto reciproco anche fra i docenti che imparano gli uni dagli altri.

La comunità educante, che qualcuno vorrebbe al suo posto,  ha altre origini e significati e non riguarda la scuola soltanto ma tutta la società. Non credo proprio che i genitori o gli enti locali o le associazioni in genere debbano attenersi alle indicazioni per il curricolo….

Come si nota approfitto della risposta al testo sul copia-incolla per allargare un po’ il discorso e togliermi qualche sassolino dalle scarpe.

La personalizzazione dei piani di studio contro l’ individualizzazione (nel significato che abbiamo dato e questo termine negli anni 70) è stata vissuta dai docenti più sensibili come uno sfregio.

Cosa voleva dire “piani di studio personalizzati” in una scuola che oggi non può non essere vigotskiana, dove dovrebbe esserci l’apprendimento cooperativo, l’aiuto reciproco, lo scambio interattivo  e non invece –  come purtroppo anche l’attuale ministro  Profumo sollecita, ammaliato dalla parola merito –  qualcuno che pensa per sé e cerca di surclassare gli altri?

Diamine, la scuola è costituzionalmente democratica (leggi per tutti, non a caso la parola obbligo  ha dato fastidio ai sostenitori della vecchie indicazioni morattiane  tanto da essere cambiata con diritto-dovere!) e laica…, e a proposito di questo i cosiddetti cattolici integralisti, che mi risulta ora si stiano facendo sentire da più parti, hanno già abbondantemente ottenuto.

Con la connivenza del Consiglio di Stato, infatti,  che ha partorito un assurdo ed illogico pastrocchio guridico-amministrativo, hanno a suo tempo forzato la mano tanto da riscuotere che l’insegnamento facoltativo della religione cattolica sia svolto durante l’orario obbligatorio  curricolare. Cosa vogliono di più? non si può  tirare troppo la corda!

Mi risulta che ora addirittura si sta contando, in queste nuove indicazioni, quante volte appare la parola persona. Non si sta forse esagerando? Alla persona viene dedicato un intero capitolo della premessa!

Dietro c’è forse la frustrazione di non essere stati chiamati personalmente a stendere la revisione?

Il termine soggetto va benissimo,  mi stupisco della professoressa Sandrone, dovrebbe essere orgogliosa del termine soggettività : sono state le donne a rivendicarlo!

I cattolici veri, non integralisti, lo sanno bene e non stanno indebitamente premendo per “segnare ancora una volta il territorio”, ma cercano attraverso le loro associazioni professionali di collaborare per migliorare il testo sul piano professionale e non ideologico.

Ma torniamo al metodo

Il  metodo usato dalla commissione Bertagna , cui la Sandrone fa continuamente riferimento per rivendicarne una assoluta migliore impostazione, non è stato invece assolutamente  condivisibile e trasparente. Ma è mai possibile che non abbiamo mai potuto sapere da chi fosse composta la commissione incaricata di stendere il testo? Il solo nome trapelato fu quello di Bertagna,  che si prese tutta la responsabilità.

Perchè questa segretezza? Anche dopo non è mai stato rivelato all’esterno alcunché.

Naturalmente insieme alla segretezza, mantenuta come fa il prete in confessionale, anche la mancanza di democrazia ha irritato il personale della scuola.

Ora invece, nonostante i tempi brevissimi,  sul testo delle nuove Indicazioni tutte le scuole possono esprimersi: si stanno già organizzando in tutta Italia numerosi focus-group interprofessionali che raccolgono osservazioni e critiche costruttive.

Il gruppo di studio, che ha lavorato sulle indicazioni Fioroni, ha in modo trasparente sottoscritto il testo ed ora sta aspettando i risultati del monitoraggio per raccogliere  “veramente” i vari suggerimenti, se valutati adeguati ed opportuni.

Era ora che si ripristinasse un metodo democratico di consultazione dal basso. Siamo stanchi di rimpiangere l’ex ministro Falcucci e il metodo usato nell’era dei Programmi dell’85 insieme alla formazione epocale di tutti i docenti che ne è seguita!