Assistere un familiare, un corso per non sentirsi soli e disorientati

Redattore Sociale del 02-11-2018

Assistere un familiare, un corso per non sentirsi soli e disorientati

Due cicli di incontri gratuiti per caregiver informali di persone anziane o con disabilità: li promuove Aias Bologna onlus. Fiordelmondo: “Ci chiedono una guida: hanno il timore di scoprirsi disorientati a gestire l’assistenza della persona cara e di ritrovarsi soli”.

BOLOGNA. Corsi di informazione per caregiver informali: famigliari di persone anziane e/o con disabilità con vari livelli di autonomia residua, famigliari che ancora non hanno carichi ma vogliono informarsi preventivamente rispetto a come gestire in modo corretto le possibili situazioni che si troveranno ad affrontare, assistenti famigliari che vogliono migliorare il loro approccio al lavoro, acquisire nuove informazione e competenze e fare rete con altri soggetti della comunità di riferimento. Il progetto “Stare bene insieme” è di Aias Bologna onlus, l’associazione italiana assistenza spastici che dal 1962 anche a Bologna sostiene le persone con disabilità nella gestione della vita quotidiana. Gli incontri, realizzati anche grazie al contributo e al patrocinio del Quartiere Porto Saragozza, sono gratuiti. Si tratta di due cicli di 4 incontri: i primi 4, cominciati lo scorso 20 ottobre, sono dedicati alle persone anziane. I 4 che cominceranno il 6 novembre, invece, saranno dedicati alla disabilità.

I caregiver informali, da definizione, sono parenti, conviventi, amici di una persona anziana o disabile che volontariamente e gratuitamente scelgono di dedicare parte del proprio tempo alla cura della persona cara in situazioni di non autosufficienza o malattia. “L’obiettivo dei nostri incontri è dare informazioni utili per affrontare al meglio il carico assistenziale – spiega Valentina Fiordelmondo di Aias Bologna onlus –. Ci rivolgiamo soprattutto alle persone che lavorano e che hanno già una famiglia di cui prendersi cura”. Tra le tematiche affrontate, i percorsi assistenziali nella perdita delle autonomie, e quindi l’accesso ai servizi. “A chi mi posso rivolgere? Quali sono gli strumenti? Quali le possibilità messe a disposizione dal servizio sociale territoriale? Sono queste le prime domande a cui cerchiamo di rispondere”. In un secondo momento, viene affrontato il ruolo del caregiver: su che supporti può contare? “Negli ultimi due incontri affrontiamo la gestione delle problematiche comuni nell’assistenza quotidiana e il ruolo delle tecnologie assistive e della domotica per il miglioramento dell’autonomia e della qualità della vita sia dell’assistito, sia del caregiver”, continua Fiordelmondo.

Come detto, gli incontri sono rivolti anche a chi ancora non ha carichi assistenziali. “Tra le preoccupazioni più diffuse, la gestione del futuro evento, il timore di scoprirsi disorientato a gestire anche l’assistenza della persona cara, in una vita già piena di impegni e quello di ritrovarsi solo. Ci chiedono una guida di accesso ai servizi di cura”. Anche gli assistenti familiari esprimono il desiderio di non sentirsi soli e la necessità di ricevere informazioni adeguate, che spesso fanno fatica a reperire: “Indicazioni esterne sono preziose per migliorare se stessi e le loro professionalità”.

È stata l’esperienza come associazione a convincere Aias Bologna onlus a promuovere questo genere di corsi: “Una corretta informazione acquisita a priori può rendere il carico assistenziale molto meno pesante. Sapendo già in anticipo come muoversi nella macchina burocratica può aiutare a risparmiare tempo, salute e talvolta anche denaro”. La scelta di fare corsi distinti per caregiver di persone con disabilità o anziani è legata al fatto che, sebbene esistano problematiche comuni, come la gestione del quotidiano, siano anche riscontrabili delle diversità di approccio: la disabilità, per esempio, è in carico a un servizio sanitario specifico mentre gli anziani sono in carico al servizio sociale comunale.

I corsi hanno trovato una fertile sponda nel servizio sociale territoriale, impegnato a promuovere un lavoro di rete anche con i familiari delle persone che necessitano assistenza: “L’obiettivo è non lasciare solo nessuno, perché poi il rischio è che invece che una persona, si arrivi ad averne in carico due, soprattutto con l’avanzamento dell’età dello stesso caregiver”.

Dopo i primi due incontri dedicati all’assistenza delle persone anziane, il bilancio è positivo: “La frequenza è continua e l’interesse è alto. I partecipanti hanno espresso le loro perplessità e anche confrontandosi tra loro hanno trovato le risposte che cercavano”. (Ambra Notari)