Pulizia nelle scuole, no delle imprese alla stabilizzazione di massa

da Il Sole 24 Ore

Le imprese di pulizia si schierano contro la maxi-stabilizzazione di massa dei collaboratori scolastici contenuta in un emendamento al disegno di legge di bilancio approvato alla Camera . In una nota congiunta Anip – Confindustria, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi si schierano contro la modifica che chiude un ventennio di tentativi (mancati) di esternalizzazione: «Costi elevati e poche certezze sulla manovra». Lamentando addirittura il rischio di un’uscita extra per le casse dello Stato.

L’allarme delle imprese
Nel comunicato le imprese di pulizia manifestano «forte preoccupazione» per la scelta di internalizzare il personale Ata (circa 18mila addetti, ndr) impegnato nei servizi di pulizia e di sicurezza presso le scuole italiane «tramite l’utilizzo di fondi destinati alla prosecuzione degli appalti di pulizia delle scuole stanno andando avanti e sembrano aver registrato nelle ultime ore una consistente concretezza». Contestando «il messaggio preoccupante sotteso alle ragioni della accennata internalizzazione, ovvero la demonizzazione delle aziende di settore in merito alla qualità dei servizi erogati e dei costi sostenuti per gli addetti». Dalle aziende del settore arriva uno stop all’emendamento a prima firma Fusacchia (+Europa). Per più motivi: «Da un lato – scrivono – riteniamo che l’assunzione del personale Ata da parte pubblica provocherà un enorme dispendio di risorse, dall’altro non migliorerà i servizi resi alla comunità scolastica, fatta di studenti, famiglie e docenti». Mettendo in guardia dal pericolo «che la proposta lanciata si traduca in una enorme illusione per il bacino di 12mila lavoratori interessati, soprattutto in ordine alla dubbia costituzionalità della modalità di assunzione sinora individuata, ovvero un concorso pubblico».

L’appello per la crescita
Nel ricordare che «alle aziende del settore si è chiesto per anni di svolgere una funzione di vero e proprio ammortizzatore sociale» la nota sottolinea il rischio-beffa «nel depauperamento di forza lavoro, nella maggiore spesa per le casse dello Stato, in una organizzazione del lavoro incerta che vedrà sovrapporre la figura del classico “bidello” a quella del personale addetto ai servizi». Secondo loro, infatti, «l’internalizzazione causerebbe addirittura un aggravio di 450 milioni di euro l’anno per le casse pubbliche e non il risparmio paventato». Da qui l’appello al governo, alle istituzioni e alle parti sociali «a confrontarsi, sulla base di elementi e numeri concreti, dell’argomento e della necessità di avere scuole effettivamente funzionanti e servizi efficienti». Così da contribuire alla crescita del paese.