Roma anni trenta! Ter…

Roma anni trenta! Ter…

di Maurizio Tiriticco

In quegli anni, lontani ma sempre vivi, non mancava lo sport! Io ero un gran tifoso della Lazio, ma non chiedetemi il perché! Comunque, ricordo ammmemoriaaa la formazione di quegli anni: Gradella, Romagnoli, Monza, Fazio, Ramella, Ferri, Gualtieri, Pisa, Piola, Flamini, Puccinelli. Famose e avvincenti le rovesciate di Piola e i suoi quasi immancabili goal! E il lunedì acquistavo “Il Littoriale” (dopo la caduta del fascismo divenne “Il Corriere delle Sport”) E il mercoledì acquistavo “Il Calcio Illustrato”: foto in bianco e nero, disegni e schizzi dei goal più significativi! Non c’era la Tivvù che in diretta oggi, e a colori, ci regala tutte le partite che vuoi! La mia adolescenza l’ho trascorsa ad Ostia, o meglio al Lido di Roma: così il Duce voleva che fosse chiamata! E al Lido eravamo più laziali che romanisti! E “er Ciulie”, alias Giuliano, il nostro “capo”, tifava per l’Ambrosiana Inter! Facevamo pure i pronostici, tra noi ragazzini: non c’era il Totocalcio! Puntavamo e mettevamo qualche centesimo! Ed uno vinceva! In realtà, il gioco del pallone era da noi “righezzini” il più gettonato! Ma era un pallone che si sgonfiava sempre e che noi riassettavamo con pezze di gomma e caucciù. Giovavamo anche a nizza! Bastavano due pezzi di legno, una mazza di circa mezzo metro e la nizza, un pezzo di legno di una decina di centimetri appuntato alle due estremità. E poi grande abilità nel colpire la nizza per farla roteare in aria e poi colpirla ancora! Vinceva chi la lanciava più lontano. Vicino a noi c’era un marmista, Ceppodomo, e gli scarti della sua lavorazione erano preziosi per noi. Con piastre di marmo ciascuno di noi doveva “abbattere” una pietra più piccola, il “lecco”, sotto cui c’erano le figurine che ciascuno dei giocatori aveva messo! Abbattere il lecco, significava fare incetta di figurine!
Al Lido di Roma non ci sentivamo in periferia! Perché eravamo certi che prima o poi Roma città ci avrebbe raggiunto con le sue costruzioni. In realtà il Duce non scherzava affatto! “Restituiremo a Roma il suo mare”! Così aveva detto! E le sue parole erano il Verbo! Del resto i Romani antichi avevano occupato tutte le coste che si affacciavano sul Mediterraneo. Basta pensare all’epoca dell’Imperatore Traiano, quando Roma aveva raggiunto il massimo della sua estensione, in Europa, in Africa, nell’Asia Minore. E il Mar Mediterraneo i Romani l’avevano chiamato Mare Nostrum! In effetti, il suo intero bacino, dalle Colonne d’Ercole all’odierna Suez, ai tempi del grande impero, era tutta roba nostra! Ed eravamo tutti orgogliosi che il Canale di Suez fosse stato aperto nel 1869 grazie all’opera di un trentino, Luigi Negrelli, allora, cittadino austriaco.
Ostia era ormai il Lido di Roma, perché Roma città avrebbe raggiunto il suo mare! Il Duce guardava al Tirreno! E volle che qualche chilometro al di là della Porta Ardeatina sorgesse l’Esposizione Universale Romana, che si sarebbe dovuta aprire nel 1942. Il progetto era più che ambizioso: basta ritrovarne la piantina sul web. E gli edifici costruiti fino allo scoppio della guerra ne sono una testimonianza. Basti pensare al Palazzo dei Congressi, al Colosseo Quadrato, alla basilica dei Santi Pietro e Paolo. Si innalza nel punto più elevato del quartiere, in cui si ritiene sorgesse un oratorio dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, consacrato, appunto, ai due apostoli.
Per non dire poi della Via Imperiale, oggi Via Cristoforo Colombo, che avrebbe dovuto portare dritti da Roma al mare! La costruzione ebbe inizio sia dalla parte romana che da quella del mare. Sarebbe stata larghissima, a tre corsie: una per le automobili, una per i camion e la terza per le biciclette. Trenta chilometri di strada, poco più, poco meno. L’avvio dei lavori venne inaugurato dal Duce in persona! Copio, dal mio “Balilla Moschettiere”: “Quel 28 ottobre del 1939 fu per me di un’emozione particolare, fortissima. Il Duce sarebbe venuto al Lido di Roma, sul Piazzale del Mare, lontano dal centro della cittadina, oltre il Canale dei Pescatori e oltre l’ingresso alla Pineta di Castel Fusano. Da quel piazzale erano iniziati i lavori della Via Imperiale, quella che avrebbe collegato il Lido di Roma all’E42 e alla capitale, il mare alla Caput mundi. Insomma, il Duce a Ostia! Cheffelicitààà!!!”
Quella strada, con i suoi 27 chilometri di lunghezza sarebbe stata una delle più lunghe e senz’altro la più larga! E il Duce volle inaugurare i lavori proprio al Lido di Roma, nel punto esatto in cui la strada si sarebbe conclusa, in vista del mare! Grande emozione quel giorno! Io balilla moschettiere in prima fila pronto per il presentatarm! Dopo ore di impaziente attesa, un corteo di automobili. Gerarchi che scendevano e in testa a tutti il Duce, il mio Duce, in divisa nera, stivaloni, cappello con visiera e un’aquila grossa così, fascia tricolore sulla spalla destra. Passo lesto e deciso E dietro di lui il corteggio dei gerarchi. Io rigido e sull’attenti dovevo guardare davanti. Ma con la coda dell’occhio seguivo l’avvicinarsi del Duce… il cuore mi batteva forte forte e attendevo soltanto il comando del presentatarm. E il comando venne, io feci il mio presentatarm e LUI mi passò davanti… a distanza di due metri, un metro? Non so. So soltanto che mi sentii beato! Avevo visto il Duce, manco la Madonna, a pochi passi da me. Un balilla moschettiere davvero fortunato.