Maturità, il voto di ammissione è espresso da tutti i docenti del consiglio di classe

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da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

«Il voto di ammissione all’esame di Stato è riferito al percorso scolastico triennale dell’alunno, con ciò intendendo che tale voto non corrisponde a sommatorie o medie di voti, ma ad una valutazione globale dello studente, in termini di impegno, modalità di apprendimento, competenze acquisite». In altre parole, «tutti i docenti del consiglio di classe partecipano alla deliberazione del voto di ammissione, ivi compresi i docenti preposti all’insegnamento della religione cattolica e delle attività alternative a tale insegnamento per gli alunni che se ne avvalgono.

La precisazione del Miur
Lo precisa il Miur, nella risposta fornita dal vice ministro Lorenzo Fioramonti in risposta a un’interrogazione dell’ex sottosegretaria, parlamentare azzurra, Valentina Aprea. Il ministero ricorda che anche le previgenti norme in merito all’attribuzione del voto di ammissione alla maturità facevano riferimento al percorso scolastico triennale e non a medie aritmetiche dei voti assegnati alle singole discipline. Infatti, già l’articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009, prevedeva che il “giudizio di idoneità” – corrispondente al voto di ammissione all’esame Stato di cui alla vigente normativa -introdotto dall’articolo 11, comma 4-bis, del decreto legislativo 59/2004, veniva espresso dal consiglio di classe in decimi, considerando il percorso scolastico triennale compiuto dall’allievo nella scuola secondaria di primo grado.

Tanto premesso, la circostanza che la valutazione espressa dal docente di religione cattolica si riferisca ad un giudizio e non ad un voto in decimi, non inficia la partecipazione alla deliberazione in merito all’attribuzione del voto di ammissione all’esame di Stato dal momento che, si ribadisce, tale voto di ammissione all’esame non è, e non era, frutto di una media aritmetica.

Concorso per docenti di religione, con riserva di posti
Rispondendo poi a un’interrogazione dell’ex sottosegretario, Gabriele Toccafondi, il vice ministro Fioramonti ha evidenziato come l’immissione in ruolo dei docenti di religione non possa, a legislazione vigente, che avvenire attraverso un nuovo concorso ordinario, che, attraverso una quota riservata, possa piuttosto valorizzare l’idoneità conseguita e, in aggiunta, riconoscere il servizio prestato. Il Miur sta vagliando la possibilità di giungere ad una soluzione che necessita, comunque, la condivisione con tutte le amministrazioni coinvolte, in primo luogo il Mef, in ordine ai profili finanziari e il ministero per la Pa,circa le modalità di espletamento della procedura concorsuale, nonché l’ascolto degli altri soggetti istituzionali interessati, tra Cei e sindacati.