Regionalizzazione, no grazie. La scuola sciopera il 27 febbraio

da Orizzontescuola

di redazione

Regionalizzazione per Scuola & Università? No, grazie! Mercoledì 27 Febbraio 2019 Sciopero Unicobas intera giornata Scuola e Università con manifestazione nazionale a Roma, h. 9.30/14.00, P.zza di Monte Citorio.

Stefano d’Errico Segretario Nazionale Unicobas Scuola & Università – Il 13 febbraio è stata sottoscritta l’intesa fra Ministero dell’Economia e Finanze e regione Veneto sulla regionalizzazione.  Comporta la gestione regionale del 90% della fiscalità e la regionalizzazione del personale della Scuola. I

L CONSIGLIO DEI MINISTRI del 14 Febbraio ha rimandato a Sabato 16 la decisione se licenziare il provvedimento e mandarlo alle Camere per l’approvazione.

Le norme uscite nel 2001 (Governo Amato) dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che ha reso possibile questa vergogna, non prevedono la possibilità di modifiche o dibattito parlamentare.

LO SCIOPERO DEL 27 FEBBRAIO è FONDAMENTALE: L’APPROVAZIONE DEFINITIVA È VICINA.

Il Presidente Conte riceverà il mandato del Governo per stabilire l’intesa anche con i governatori delle Lombardia ed Emilia Romagna, le altre che hanno chiesto l’autonomia differenziata. Il cosiddetto ‘federalismo scolastico’ (cavallo di battaglia della Lega già da quando Bossi parlava di ‘scuola nazionale padana’), grazie al tradimento dei 5 Stelle verso il loro elettorato (prevalentemente del Sud, il quale scopre solo ora questa ‘novità’ che mai ha fatto parte del programma del Movimento), è entrato nel ‘contratto di governo’ Salvini-Di Maio. Il Pd fa da ‘pesce in barile’: basta pensare che la pre-intesa sulla regionalizzazione di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna era già stata concordata con Gentiloni.

Questa vergogna è stata resa possibile dal nuovo assetto costituzionale scaturito dalla famigerata riforma del titolo V della Costituzione operata nel 2001 dal Governo Amato, di ‘centrosinistra’. Al tempo, con soli 6 seggi di maggioranza, venne votato che, qualora le regioni lo chiedessero, restasse allo Stato solo l’indicazione degli indirizzi generali sull’istruzione e dei “livelli essenziali delle prestazioni”, cedendo alle Regioni la cosiddetta “legislazione concorrente”, gestibile anche in forma esclusiva.

Occorre subito una risposta ferma ed inequivocabile, specifica della Scuola e dell’Università, senza dilazioni e compromessi. Non abbiamo nessuna intenzione di ‘annacquare’ lo scontro cadendo nell’attendismo di quanti cercano di soppiantare la lotta con schermaglie legali sull’assenza della definizione dei ‘Lep’ o su altre barzellette ‘causidiche’ che coprono un’acquiescenza di fondo, quella ad esempio anche del Pd e della regione Emilia Romagna. La boutade sui ‘Livelli essenziali delle prestazioni’ è figlia di quell’obbrobrio che furono prima la cosiddetta ‘autonomia scolastica’ e poi la riforma del Titolo V. Bastava ciò che già affermava la Costituzione. Esattamente ciò che viene compromesso con la cessione alle regioni in via esclusiva della gestione di Scuola ed Università. Vale a dire ciò che chiede il Veneto: contratti differenziati (anche con aumento d’orario, come nel Trentino Alto Adige) e titolarità regionali. Per non parlare della sostenibilità delle strutture.

Stando alle stime consolidate sulla spesa corrente, ecco di quanto si ridurrebbe il budget annuale della maggioranza delle regioni: Marche (-105mln); Liguria (-347); Friuli Venezia Giulia (-410); Umbria (-1,213mld); Valle d’Aosta (-1,472); Campania (-2,086); Provincia Autonoma di Trento (-2,287); Abruzzo (-2,364); Puglia (-2,501); Sicilia (-3,576); Basilicata (-3,948); Molise (-3,996); Sardegna (-4,368); Calabria (-5,528). Stante l’attuale situazione di sfacelo degli istituti, per il 90% non a norma, cosa potrebbero più garantire queste regioni? Parecchie università del Sud sarebbero persino costrette a chiudere.

Di più, la Scuola farà da apripista. Incardinando per la prima volta la regionalizzazione del personale (cosa mai successa prima in nessun altro settore), questo Governo aprirà la strada alle gabbie salariali anche per la Sanità ed i servizi del Meridione.

Giù la maschera. Lo sciopero sarà l’occasione per chiamare tutti i parlamentari che s’occupano di scuola (e non solo) sotto il ‘palazzo’ per verificarne, senza infingimenti, le effettive posizioni.

ANIEF aderisce agli scioperi del 27 febbraio e dell’8 marzo