I presidi impallinano il ddl sulle classi pollaio targato M5S

da Italiaoggi

Emanuela Micucci

utti d’accordo in linea di principio i presidi con le ragioni della proposta di legge Azzolina (M5S) sulla formazione delle classi. Ma, senza verificare le effettive coperture nel Bilancio dello Stato, l’abolizione delle classi pollaio rischierebbe di rimanere un libro dei sogni. Auditi dalla Commissione Cultura della Camera, le associazioni dei dirigenti scolastici Anp, Disal ed Andis sottolineano le criticità del provvedimento. «Le perplessità nascono dalla seguente, semplicissima, stima numerica», spiega l’associazione nazionale presidi (Anp). «La previsione di ridurre, sia pure progressivamente, il numero medio degli alunni per classe a 20 porta alla naturale conseguenza dell’incremento del 25% del numero delle aule necessarie», per cui ogni Comune, «avrebbe la necessità di reperire ulteriori 10 aule per un totale di ulteriori 80 mila nuove aule alle quali andrebbero aggiunti laboratori, palestre, tutte a norma, e docenti e personale in più». Insomma, così è una proposta irrealizzabile. La matematica non è un’opinione neppure per i dirigenti scuole autonome e libere (Disal). Dati Miur alla mano, evidenziano che «a fronte di un calo demografico in 7 anni scolastici, dall’a.s. 2011/2012 all’a.s. 2018/2019, pari al 2%, si è riscontrato un incremento di classi pari a 1,5%: un dato che fa presumere nei prossimi anni scolastici la costituzione di classi numericamente più adeguate. Il dato del decremento della natalità previste per i prossimi anni a partire dalle prime classi del I ciclo influirà, inoltre, ulteriormente alla contrazione del numero di alunni per classe via via nei due cicli di istruzione». Quindi, il problema sovraffollamento delle classi «non rappresenta nel breve periodo un problema di dimensioni allarmanti»: la pdl non è urgente. Non è, poi, solo la questione numerica da prendere in questione per l’associazione capitanata da Ezio Delfino, «ma l’intera visione didattico–organizzativa quella a cui occorre fare riferimento, guardando anche ad esperienze di altri stati europei dove sono previste più ore di studio e di presenza a scuola e modelli diversi di organizzazione didattica» e in cui «non è certo un problema di numero di allievi per classe» visto che ci sono classi anche da 35 o 40 alunni». Per l’associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis) «il miglioramento della qualità dei processi di apprendimento non si determina con la semplice riduzione del numero degli alunni per classe». Ecco perché il presidente Paolino Marotta chiede di sollecitare Parlamento e Miur perché destinino ai docenti italiani più efficaci politiche di sostegno per la formazione, investano per migliorare le attrezzature, gli ambienti didattici e le condizioni igienico-sanitarie e strutturali.