Aumenti solo a chi lavora di più

da Italiaoggi

Marco Nobilio

l 14 febbraio scorso le bozze di intesa per l’autonomia differenziata delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sono state esaminate in Consiglio dei ministri, ma non è stato raggiunto alcun accordo tra Lega e M5s. Questa settimana è previsto un vertice di maggioranza per continuare la discussione, ma molto dipenderà anche dal voto in giunta per le autorizzazione a procedere del senato sul ministro dell’interno Matteo Salvini. Le bozze del Veneto e della Lombardia, frutto delle interlocuzioni tra ministri competenti e regioni interessate, con l’intermediazione del ministro degli affari regionali, Erika Stefani, sono praticamente identiche e prevedono per la scuola modifiche sostanziali dello stato giuridico ed economico dei docenti e del personale Ata. La piattaforma dell’Emilia Romagna, invece, prevede solo incrementi di organico. Ecco le novità previste nelle bozze di intesa della Lombardia e del Veneto. Le disposizioni che riguardano il personale delle istituzioni scolastiche sono contenute nell’articolo 11 (si veda ItaliaOggi del 29 gennaio e di martedì scorso).

È prevista la costituzione di ruoli regionali nei quali confluiranno obbligatoriamente i docenti e i non docenti di nuova assunzione. Ciò riguarderà sia le assunzioni a tempo indeterminato che quelle a tempo determinato, comprese quelle dei supplenti che saranno assunti dalla III fascia delle graduatorie di istituto. E non è previsto espressamente il riconoscimento a livello nazionale del punteggio di servizio prestato a livello regionale. Ai docenti e al personale Ata attualmente nei ruoli statali con contratto a tempo indeterminato sarà data, invece, la facoltà di scegliere se rimanere statali oppure passare nei ruoli regionali. Il passaggio non comporterà perdite economiche, immediate. Perché ai soggetti che eserciteranno l’opzione per i ruoli regionali sarà garantito l’attuale importo dello stipendio, probabilmente, con assegni ad personam.

La normativa generale sulla mobilità intercompartimentale o, comunque, quella relativa ai passaggi di amministrazione, comporta, infatti, l’azzeramento della progressione economica retributiva di anzianità. E per evitare decurtazioni retributive in caso di passaggio, la prassi prevede che la differenza retributiva venga colmata con un assegno ad personam.

Tale previsione, però, lascerebbe intendere che la maturazione dei gradoni, per chi opterà per il passaggio, sarà riportata indietro nel tempo (alla classe 0) come se si trattasse di neoimmessi in ruolo. Dunque, il danno economico potrebbe consistere nella impossibilità di maturare i gradoni di fine carriera. Quelli cioè, che si maturano con 21, 28 e 35 anni di anzianità. E non è chiaro se si avrà diritto alla ricostruzione di carriera oppure no.

Novità anche per il compenso accessorio (lo straordinario) e la mobilità. Le bozze prevedono, infatti, che lo stato giuridico ed economico dei docenti dei ruoli regionali continuerà ad essere regolato dalle disposizioni di legge e contrattuali nazionali. Ma ciò non avverrà per le materie demandate alla contrattazione integrativa. Ciò vuol dire che la prestazione ordinaria rimarrà invariata, così come pure la retribuzione. E i cambiamenti riguarderanno le prestazioni di lavoro aggiuntive. I docenti e non docenti lombardoveneti, dunque, potranno guadagnare di più di quelli delle altre regioni solo ed esclusivamente se, oltre all’orario normale, accetteranno di lavorare delle ore in più.

In pratica, lo stipendio rimarrà uguale ai docenti statali. Ed eventuali compensi aggiuntivi potranno essere guadagnati solo prestando ore di straordinario. La natura, le modalità di svolgimento e gli importi relativi al lavoro straordinario saranno definiti dalla contrattazione integrativa regionale. Che si svolgerà tra i rappresentanti della regione e delle organizzazioni sindacali rappresentative a livello territoriale.

Non sono previste, invece, modifiche della disciplina delle assenze tipiche (assenze per malattia, permessi e congedi) che, essendo di competenza della contrattazione nazionale, sarà applicata uniformemente su tutto il territorio nazionale. Novità sono previste, invece, per quanto riguarda la mobilità. La materia, infatti, è di competenza della contrattazione integrativa. E quindi sarà definita a livello regionale, sempre con accordi integrativi. Ma solo per i docenti che entreranno nei ruoli regionali.

Le bozze prevedono che sarà garantita, comunque, la possibilità di accedere alla mobilità verso altre regioni. Ma le disposizioni di dettaglio saranno definiti successivamente Anche perché, per i docenti inseriti nei ruoli regionali, l’eventuale trasferimento in altra regione comporterà un vero e proprio cambio di amministrazione. In pratica non si tratterà di meri provvedimenti di mobilità gestiti dal ministero dell’istruzione, ma di vera e propria mobilità intercompartimentale.

Con tutto ciò che comporta: acquisizione del previo nulla osta dell’amministrazione di appartenenza e del previo nulla osta dell’amministrazione ricevente e collocamento in coda ai movimenti gestiti dal ministero dell’istruzione. Oltre alle modifiche riguardanti la posizione economica maturata: azzeramento dell’anzianità di servizio ed eventuale assegno ad personam e nuova ricostruzione di carriera.