L’intelligenza del broccolo

L’intelligenza del broccolo

di Maurizio Tiriticco

Quante volte genitori irritati danno del broccolo ai propri figli? In effetti, sappiamo tutti cos’è un broccolo in natura. Nella Treccani leggiamo. “broccolo, varietà di cavolo con infiorescenza compatta, carnosa, a forma di palla, di colore verde anziché gialliccio, con fiori per la massima parte atrofizzati; è tipico ortaggio romano”. Ma leggiamo anche: “uomo stupido, sciocco, che si lascia facilmente abbindolare, oppure goffo, che non si sa muovere o comportare”. Insomma, il broccolo non gode proprio di buona fama! Eppure, se ben cucinato e ben servito, è un ottimo cibo!
Però, del broccolo possiamo dire qualcosa di più! In natura nulla avviene per caso! Copio e riassumo dal dal web. La capacità dei sistemi biologici di generare strutture caratterizzate da forme geometriche è sempre stata di grande interesse per la scienza. Queste si formano nelle foglie e nei fiori a partire da un tessuto specializzato chiamato meristema apicale, che contiene cellule indifferenziate paragonabili alle staminali umane. Queste cellule si dividono e danno origine a tutti gli organi delle piante che si formano periodicamente in specifiche posizioni. Questo processo si sviluppa secondo un modello spazio-temporale che determina la fillotassi (dal greco phyllon, foglia + taxis, ordine), cioè la disposizione regolare di foglie e fiori attorno allo stelo. Osservando la geometria di intere piante, fiori o frutti, è facile riconoscere la presenza di strutture e forme ricorrenti. Un semplice esempio è dato dal numero di petali dei fiori: la maggior parte dei fiori ne ha 3 (come gigli e iris), oppure 5 (ranuncoli, rose canine, plumeria), oppure 8, 13 (alcune margherite); ed ancora: 21 (cicoria), 34, 55 o 89 (asteracee). Questi numeri fanno parte della celebre successione di Fibonacci in cui ciascun numero equivale alla somma dei due precedenti: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233… e così via!
Insomma, se è vero che “dio geometrizza sempre”, come sosteneva Platone, è anche vero che matematicizza! E non si è limitato solo alle cose cosiddette importanti – ad esempio il sistema solare, l’alternarsi delle stagioni, le maree e via dicendo – ma anche a quelle… terra terra, potremmo dire, dato che dalla terra nascono! Come i fiori, le rose… e che dire poi delle orchidee! Famosa e carissima l’orchidea di Shenzhen Nongke! Per non dire dell’orchidea d’oro di KJinabalu! Costano tanto! Si parla di migliaia di dollari! E lo credo bene! Sono perfezioni di geometria e non solo di bellezza.
Ma torniamo al nostro broccolo! Copio sempre dal web. Il broccolo romanesco è, innanzitutto, un frattale, ossia quello che in geometria si definisce un oggetto dotato di omotetia interna. Un’omotetia (dal greco omos, simile, e tithemi, io pongo) indica una particolare trasformazione geometrica del piano e dello spazio, in forza della quale gli oggetti si dilatano e si contraggono mantenendo però invariati gli angoli.
Tutto ciò cosa significa e cosa comporta? Che la forma globale dell’oggetto considerato – nel nostro caso il broccolo – si ripete allo stesso modo su scale diverse. In altre parole, ogni singola rosetta, cioè la piccola cima del broccolo romanesco, ha la forma di un piccolo broccolo. Ma quello che è più stupefacente è che il numero di rosette che compongono il broccolo romanesco è sempre un numero di Fibonacci. Insomma, dare del broccolo al figlio significa ben altro che dargli dello stupido!
E non finisce qui! La rappresentazione grafica della successione di Fibonacci è riscontrabile anche nelle conchiglie, nei girasoli, nell’ananas, nonché nella disposizione delle foglie sui rami. Insomma ciò che a noi sembra casuale, non lo è affatto. E non solo! La successione di Fibonacci la ritroviamo nella chimica, nell’economia, nell’elettrotecnica, e perfino nell’arte e nella musica.
Tutti noi conosciamo il p greco, il famoso 3,14: l’abbiamo imparato a scuola. Ma pochi sanno che, di fatto, è un numero che non ha mai fine! Eccolo:
3,1415926535897932384626433832795028841971693993751058209749445923078164062862089986280348253421170679… ecc. Non ha mai fine perché il rapporto che corre tra il cerchio e il quadrato in cui è circoscritto è appunto, infinito! Insomma tra cerchio e quadrato non esiste un rapporto matematico finito! Si tratta della cosiddetta impossibile quadratura del cerchio: l’espressione che spesso utilizziamo per indicare una situazione tanto problematica che non ha soluzione! Eppure quel geniaccio di Leonardo ha creduto che la soluzione del problema fosse nell’uomo, sì, nell’uomo (ed ovviamente anche nella donna) in quanto creatura divina. Chi di noi non conosce l’uomo vitruviano?
Vitruvio Pollione, architetto e ingegnere romano del I secolo a. C., nel terzo libro del suo De architectura, ha stabilito un paragone fra il corpo umano ideale e quello di un edificio. In seguito il nostro Leonardo da Vinci, in un suo famoso disegno eseguito a Milano intorno al 1490, ha rappresentato un uomo ideale inserito nel cerchio e nel quadrato, che, com’è noto, Platone considerava figure geometriche perfette. Però non le ha disegnate concentriche, ma in relazione tra loro secondo i criteri della Sezione Aurea.
Così il centro del cerchio coincide con l’ombelico e quello del quadrato cade all’altezza dei genitali; come questi indicano l’origine fisica, così l’ombelico rimanda a quella spirituale. La quadratura del cerchio è allora possibile con l’essere umano? Dio ha allora creato l’uomo a sua immagine e somiglianza?
Insomma! Tutto ciò che ci circonda e che a volte ci sembra casuale, non lo è affatto! E allora? Meditate, gente, meditate! Come era solito dire Renzo Arbore quando, molti anni fa, ci invitava a bere una certa birra che… di meglio non ce n’è! Sì, ma… la Sezione Aurea che cos’è? Alla prossima puntata!