Autonomia, chance pure al Sud

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

L’autonomia differenziata può essere «un’opportunità di crescita» per la scuola, senza creare disparità tra Nord e Sud. Ad dirlo Marco Bussetti, ministro dell’istruzione e dell’università, che interviene su uno dei dossier politici più caldi di queste settimane. Bussetti assicura che, anche in caso di maggiore autonomia di alcune Regioni, «i programmi e gli ordinamenti, per esempio, resteranno allo Stato… Non smetteremo di fare ciò che facciamo adesso: definire un’azione politica che miri a offrire la migliore istruzione possibile ai giovani». E per quanto riguarda il reclutamento dei futuri docenti, il ministro chiarisce: puntiamo su concorsi snelli e banditi a cadenza regolare.

Domanda. Ministro, partiamo dall’autonomia differenziata? Lei ritiene che un’Italia a diverse velocità a seconda delle regioni sia un passaggio utile al Paese?

Risposta. L’autonomia è un’opportunità. Già oggi quella scolastica dà la possibilità agli istituti di progettare le proprie attività recependo le esigenze degli studenti e dei territori. Abbiamo già discusso a livello tecnico e stiamo adesso discutendo a livello politico le richieste di alcune Regioni. Lo Stato comunque avrà sempre un ruolo fondamentale: dovrà vigilare affinché vengano assicurati ovunque, allo stesso modo, servizi di qualità. Saranno garantiti livelli di educazione e formazione adeguati in tutto il territorio nazionale.

D. È soddisfatto del lavoro che avete portato avanti con Veneto e Lombardia su università e istruzione?

R. La discussione è aperta, i lavori sono in corso. Penso sia meritevole di massima attenzione la prospettiva di destinare più risorse al sistema di istruzione e formazione. Perché questo vuol dire investire sui nostri giovani.

D. Quali saranno i benefici della riforma per i residenti delle Regioni interessate all’autonomia differenziata?

R. Stiamo valutando tutti gli aspetti e i risvolti di una possibile autonomia differenziata, così da portare specifiche attenzioni alle singole Regioni interessate e al sistema nel suo complesso. Sicuramente l’obiettivo è fornire maggiori e migliori servizi ai cittadini.

D. Cosa risponde a chi vi accusa, lo fanno per esempio i sindacati, di voler spaccare il paese? Dando in prospettiva, una volta abbandonato il trasferimento di risorse in base al costo storico, di più alle Regioni del Nord e di meno a quelle del Sud?

R. Rispondo che dovremmo tenere fuori la scuola dalle strumentalizzazioni politiche. L’ho detto in più occasioni, lo ribadisco ancora: non esiste una scuola del Nord e una scuola del Sud. La scuola è una sola in tutto il Paese. E nessuno ha intenzione di creare condizioni di disparità. Al contrario, vogliamo costruire nuove opportunità di crescita. Per tutti e con il contributo di tutti. Valorizzando le specificità dei territori e dei loro tessuti sociali e produttivi. In generale, gestire una realtà sul territorio è meglio che farlo da Roma.

D. Come valuta la richiesta di maggiore autonomia avanzata anche dalla Campania?

R. Verrà presa in considerazione esattamente come tutte le altre avanzate fino a ora. Una linea che peraltro ha ribadito lo stesso ministro Stefani qualche giorno fa. Erika sta facendo un ottimo lavoro.

Che la Campania voglia più autonomia è una buona notizia: ad Afragola e Caivano ho visto istituti scolastici che funzionano benissimo. Dare più autonomia e maggiori possibilità di azione ai dirigenti scolastici sarà un bene per la scuola.

D. Quali sono le garanzie che avete posto a tutela del diritto a un’istruzione di qualità per tutti gli studenti, al di là del luogo di residenza?

R. L’unità del Paese non viene messa in discussione, lo ripeto. In alcun modo. È la stessa Costituzione a prevedere la possibilità, all’articolo 116, di una autonomia differenziata per le Regioni, già dal 2001. Quando si attua per la prima volta qualcosa di nuovo è normale che si debbano fare riflessioni approfondite. Dico che su questo tema dobbiamo avere un atteggiamento equilibrato e valutare tutti gli aspetti, con serenità, senza essere prevenuti.

D. Quale sarà il ruolo che resterà all’amministrazione centrale?

R. Continuerà a essere quello attuale. I programmi e gli ordinamenti, per esempio, resteranno allo Stato. Vigileremo, come detto prima, sulla qualità dell’offerta formativa. Non smetteremo di fare ciò che facciamo adesso: definire un’azione politica che miri a offrire la migliore istruzione possibile ai giovani. Sono il futuro del Paese. Tutti, nessuno escluso.

D. Le bozze delle intese Stato-Regioni così come ad oggi scritte non comporteranno un ridimensionamento del Miur?

R. Parliamo di bozze, ha detto bene. Penso che dovremmo tornare sul tema quando saranno stati definiti i dettagli. Ad ogni modo, sono convinto che valorizzare gli uffici territoriali sia un principio giusto.

D. Il governo ha aperto alla parlamentarizzazione della riforma dell’autonomia. Cosa comporterà?

R. Pensiamo che decisioni e riforme di questo tipo debbano essere condivise e discusse nelle sedi opportune. Nessuna imposizione dall’alto, ma confronto per il bene dei cittadini e del Paese.

D. Il Friuli Venezia Giulia, a legislazione invariata, ha già stanziato dei fondi propri per integrare a tempo determinato il personale di scuole e uffici scolastici. Come si configura questo intervento?

R. Aumentare le risorse destinate alla scuola è sempre una buona notizia. Quello del Friuli Venezia Giulia è un modello virtuoso: la Regione sta supportando il lavoro delle scuole, intervenendo per sanare criticità e destinando risorse per rafforzare la missione educativa del sistema di istruzione. La scuola è di tutti. Ed è responsabilità di tutti. Ben vengano queste sinergie.

D. Precariato: avete approvato un emendamento che consente di supervalutare il servizio dei precari di terza fascia nei concorsi ordinari. Ma alla categoria non basta. Che reclutamento porterà avanti?

R. Il reclutamento avviene per concorso, lo prevede la Costituzione. Per questo vogliamo concorsi snelli, trasparenti e banditi periodicamente, sulla base delle esigenze effettive delle scuole e dei territori. È questo il modello di reclutamento di questo governo. Chi supera le selezioni, va in cattedra. Con un vincolo di permanenza. Crediamo che sia il modo migliore per rispettare le ambizioni di chi vuole insegnare e garantire il diritto a un’istruzione di qualità agli studenti. In ogni caso, come dimostra l’emendamento citato, che è frutto di un accordo politico di maggioranza, vogliamo valorizzare il percorso fatto da chi ha già insegnato.

D. Di recente lei ha firmato l’autorizzazione a bandire i Tfa per il Sostegno su 14 mila posti. Ne servirebbero 50 mila, dicono fonti sindacali. Ma ci sono università che offrono poco rispetto alla richiesta, soprattutto al Nord. Perché manca una programmazione nazionale?

R. Sul Sostegno siamo intervenuti dando a scuole e famiglie una risposta attesa da anni. Cominciamo quest’anno con più di 14 mila posti di specializzazione. In tre anni saranno 40 mila: ho voluto con forza che ci fosse una precisa programmazione pluriennale che non c’era mai stata prima, per questo ho chiesto al ministero dell’economia di autorizzare 40 mila posti. Sin dal mio insediamento ho riunito più volte l’Osservatorio per l’inclusione scolastica del Miur per discutere con tutti i soggetti coinvolti le questioni da migliorare e definire un piano d’azione strategico. Lavoreremo su un maggiore coordinamento a livello nazionale, sempre in accordo con le Università.

D. Numero chiuso a Medicina, alla Camera ci sono in discussione ben nove disegni di legge per abolirlo o comunque riformarlo, lei pensa vada rivisto? E come?

R. Stiamo lavorando a una revisione del sistema di accesso a Medicina, anche in collaborazione con il ministero della salute. Ed è chiaro che nessuna decisione può essere presa senza il pieno coinvolgimento degli atenei. Lavoreremo a stretto contatto con loro. Avremo sempre più bisogno di medici e dobbiamo cominciare da subito a programmare il futuro. In attesa di modifiche di sistema, anche quest’anno, come lo scorso anno, intendiamo prevedere un maggior numero di posti sia a Medicina che per le specializzazioni mediche.