Scuola, aumenta la dispersione scolastica: cresce tra le ragazze

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da la Repubblica

di ILARIA VENTURI

Nuovo campanello d’allarme sulla dispersione scolastica in Italia. Negli ultimi due anni è tornata a crescere: dal 13,8% del 2016 al 14,5% del 2018. E il peggioramento è dovuto alla crescita della dispersione fra le ragazze (dall’11,2% al 12,1%), mentre quella maschile rimane invariata al 16,6%. E’ la Fondazione Agnelli a leggere i dati Eurostat. L’ufficio statistico dell’Unione europea ha recentemente aggiornato un indicatore cruciale sulla salute dei sistemi di istruzione e formazione: quello relativo alla quota di 18-24enni che hanno terminato gli studi privi di un diploma o di una qualifica. Si tratta della misura ufficialmente adottata in sede europea per quantificare il fenomeno dell’abbandono scolastico e formativo, e seguirne l’evoluzione nel tempo.

E le notizie per l’Italia non sono buone: il dato del 2018 (ancora provvisorio) indica una netta risalita della quota nazionale di early leavers, dal 14 al 14,5%. “Era dalla fine degli anni ’90 che la dispersione calava, con la caratteristica che diminuiva in parallelo la dispersione maschile, sempre più alta, e quella femminile, più bassa” osserva Stefano Molina, ricercatore della Fondazione Agnelli. Quella che nel 2017 poteva essere interpretata come una semplice pausa di riflessione (dal 13,8% al 14%) deve quindi leggersi come una preoccupante inversione di tendenza, dopo decenni di costante successo delle politiche di contrasto alla dispersione.

Scuola, aumenta la dispersione scolastica: cresce tra le ragazze

Le politiche realizzate in Italia avevano come obiettivo di rispettare la scadenza del 2020 dettata dall’Europa di scendere al 10% nella dispersione scolastica. “Ci ha sorpreso che il peggioramento italiano sia tutto ascrivibile alla componente femminile – continua Molina – Forse avevamo accantonato la preoccupazione, invece non bisogna abbassare la guardia. Anzi nella dispersione sono coinvolte, purtroppo, sempre di più le ragazze. E questo è un fenomeno che va capito”.

Il quadro nazionale è molto disomogeneo, con territori che dovrebbero aver già conseguito – in anticipo rispetto alla scadenza del 2020 – l’obiettivo europeo del 10% (Trento, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo), e le Isole dove invece la dispersione rimane superiore al 20%.