“Effetto scuola”, il Sud continua a rimanere indietro

print

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Prendiamo italiano e matematica e le classi di terza media. Le scuole eccellenti al Sud ci sono, ma sono intorno all’1%; mentre quelle “meno efficaci”, vale a dire quelle che non riescono a far fare agli studenti un salto in avanti (nonostante le condizioni di partenza), sono di più: oltre il 10 per cento. Da Firenze in sù questa “forchetta” è molto meno accentuata. Passiamo ora alle superiori. Ad esempio, licei classici e scientifici. Anche qui al Sud le scuole eccellenti sono tra il 3 e 4 per cento, mentre quelle “meno efficaci” sono meno del 10%. Una forchetta ancora una volta più ampia rispetto al resto d’Italia.

Il valore aggiunto
L’Invalsi ha presentato ieri al Miur il rapporto sul valore aggiunto nelle prove Invalsi 2018. Il valore aggiunto, o cosiddetto “effetto scuola”, che si “testa” da settembre 2016, è una misura della qualità delle competenze degli studenti “al netto” di tre fattori che non dipendono dalla scuola: 1) il livello socio-culturale del territorio (background ambientale); 2) il livello socio-culturale della famiglia di ciascun alunno (background individuale); 3) le competenze che gli studenti già possedevano all’ingresso della scuola.

I risultati
Ebbene, dalle analisi svolte, la grande maggioranza delle scuole di tutto il paese ottiene i risultati che era prevedibile ottenesse tenuto conto delle caratteristiche dei suoi studenti, mentre sono una minoranza le scuole con valore aggiunto “positivo” o “negativo” e che dunque raggiungono risultati, rispettivamente, superiori e inferiori a quelli attesi. Il sistema scolastico nel mezzogiorno e nelle isole presenta una divaricazione fra scuole più e meno efficaci maggiore di quella rilevabile nelle regioni settentrionali e centrali, dove l’efficacia del servizio scolastico sembra essere invece più uniforme.

«La più accentuata polarizzazione fra le diverse istituzioni scolastiche nell’Italia meridionale e insulare – evidenzia l’Invalsi – era d’altronde già segnalata dalla maggiore variabilità tra scuole, anche a parità di livello socio-economico, che emergeva dall’analisi dei risultati delle prove».