Salvare il pianeta passando dalla scuola

Salvare il pianeta passando dalla scuola

di Mario Maviglia

Centinaia di migliaia di studenti in tutto il mondo hanno manifestato venerdì 15 marzo 2019 per sollecitare nuove politiche ambientali per il futuro del pianeta. Si calcola che abbiano aderito 2052 città di 123 Paesi del mondo. In Italia è stata stimata una partecipazione complessiva di almeno un milione di persone in 182 diverse piazze. Com’è noto, la giornata mondiale di lotta per il clima è stata proposta dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, diventata famosa per la sua lotta a salvaguardia del pianeta terra, devastato dall’inquinamento. La battaglia degli studenti, sacrosanta, si rivolge soprattutto ai potenti e ai governanti del mondo affinché adottino politiche di sviluppo più rispettose dell’ambiente e blocchino i disastri causati dal riscaldamento globale e dalle emissioni di CO2.

E’ positivo che questa campagna venga portata avanti proprio dai giovani, che rappresentano la futura classe dirigente e che potranno perseguire con maggiore determinazione di quanto non venga fatto dagli attuali adulti un progetto di salvaguardia dell’ambiente. Ma questo sarà possibile solo se vi è una presa di coscienza di ognuno rispetto ai temi ambientali, e non solo in senso teorico, ma come assunzione di abitudini e responsabilità quotidiane. La scuola può fare molto sotto questo profilo, non solo fornendo le conoscenze adeguate, ma soprattutto promuovendo direttamente comportamenti improntati al rispetto dell’ambiente e alla gradevolezza del viverlo. E purtroppo su questo versante si riscontrano le maggiori lacune, nel senso che non sempre l’ambiente scolastico viene vissuto all’insegna della salvaguardia e della gradevolezza. Si consideri ad esempio come gli stessi ambienti scolastici vengono percepiti da adulti e ragazzi: luoghi anonimi in cui si è costretti a sostare per tempi più o meno lunghi, pochissimo contrassegnati dalla presenza di chi li abita seppure momentaneamente; luoghi dove spesso ci si annoia o non si è stimolati a conoscere e intrattenere relazioni. Parafrasando l’antropologo francese Marc Augè, si potrebbero definire dei non-luoghi.

Eppure in questi ambienti docenti e studenti trascorrono una parte significativa della loro vita. Com’è possibile prendersi cura del pianeta terra se non si riesce a prendersi cura dell’ambiente più prossimo in cui si svolge la nostra quotidianità? Un’educazione al rispetto dell’ambiente deve necessariamente partire da ciò che ci è più vicino. Forse assegnando maggiori responsabilità ai ragazzi e alle ragazze nella conduzione e nella tenuta degli ambienti scolastici si può sperare che ciò diventi un sorta di habitus mentale in ogni contesto di vita, altrimenti si rischia di creare una inevitabile e dannosa scissione tra ciò che si insegna e ciò che si vive nella concreta realtà di tutti i giorni. In fondo, il pianeta terra inizia appena fuori di noi e se non si opera adeguatamente e responsabilmente nella dimensione micro è difficile che si possa incidere in quella macro perché l’implementazione di abitudini e comportamenti rispettosi dell’ambiente è il frutto di un processo educativo e culturale che si fonda sulla responsabilità e l’esperienza diretta.

Fare in modo che gli studenti si prendano cura dell’ambiente-scuola vuol dire adottare iniziative che li rendano protagonisti e corresponsabili della vita, anche materiale, della scuola, una proposta questa assolutamente inedita per il nostro modo di concepire la scuola. Tinteggiare le pareti scolastiche, ad esempio, è una di queste attività, oppure mantenere la pulizia dell’edificio, oppure compartecipare alle decisioni riguardo la gestione dell’edificio. Alcune di queste esperienze sono diffuse in tante scuole in giro per il mondo (in Giappone sono gli alunni che provvedono a risistemare i locali dopo la consumazione del pasto, ad esempio); in Italia stentano a farsi strada, complice anche una diffusa mentalità che tende a concepire il bene comune come bene di nessuno, e dunque passibile di saccheggio, di oltraggio.

Certo non saranno queste iniziative a ridurre le emissioni di CO2, ma sicuramente possono contribuire, in maniera meno astratta, a far nascere e consolidare nelle giovani generazioni una cittadinanza veramente attiva riguardo il problema ambientale e ad agirla con maggiore determinazione quando assumeranno posti di responsabilità.