Le incognite di uno sciopero della scuola in piena campagna elettorale

da Tuttoscuola

Le incognite del possibile sciopero della scuola, che potrebbe essere proclamato dopo il probabile esito infruttuoso della richiesta di conciliazione, riguardano sia l’impatto sulla maggioranza di governo alle prese con la campagna elettorale per le elezioni europee sia gli stessi sindacati promotori dell’eventuale sciopero.

Maddalena Gissi (Cisl Scuola), nell’annunciare la mobilitazione della categoria a nome degli altri sindacati, ha precisato in modo convinto che non sarà, se effettivamente verrà proclamato, uno sciopero politico per mettere in difficoltà un Governo.

Tuttavia, come si sa, non bastano quelle parole tranquillizzanti per impedire che l’adesione assuma anche una connotazione critica verso l’esecutivo di turno. E, proprio per questa ragione, ci sono almeno due questioni da considerare.

Rispetto al grande sciopero unitario della scuola del 5 maggio di quattro anni fa, quando l’obiettivo era concreto e palpabile (la Buona Scuola) contro cui il sindacato aveva avuto buon gioco a presentarne gli aspetti critici per rivendicare le mancate relazioni di concertazione con l’Esecutivo, questa volta gli obiettivi (rinnovo del contratto e autonomia regionale) non sono completamente concreti e palpabili, bensì in parte virtuali.

Tutto questo potrebbe non garantire un ampio coinvolgimento della categoria come avvenne invece quattro anni fa. E c’è un’altra valutazione da considerare.

Da quel lontano 5 maggio 2015 molte cose sono cambiate, a cominciare dalla svolta elettorale che un anno fa ha messo all’angolo i partiti della sinistra (un esodo dei docenti forse cominciato allora) e ha visto spostamenti significativi dell’elettorato meno giovane verso i partiti di centro-destra.

La scuola, un bacino elettorale di persone medio-anziane, potrebbe fare una scelta diversa da quella auspicata dal sindacato. Potrebbe.

L’incognita è dietro l’angolo, anche per il sindacato.