Via al bonus baby sitter, ma in pista sconti più alti per l’asilo nido

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Gagliardi e Claudio Tucci

Le mamme lavoratrici non potranno più chiedere il beneficio per il servizio di baby sitting a fronte della rinuncia al congedo parentale: la legge di bilancio per il 2019, infatti, non ha prorogato la misura in vigore dal 2013, puntando sul rafforzamento di altre agevolazioni. La misura “cassata”dal governo giallo-verde consentiva alle mamme di “scambiare” il congedo parentale (facoltativo, quindi con riduzione al 30% dello stipendio) con un bonus fino a 600 euro mensili per un massimo di sei mesi (3.600 euro semestrali) per pagare la baby sitter attraverso il libretto famiglia o la retta dell’asilo nido. Ieri, 3 aprile, l’Inps ha chiarito che chi lo ha già chiesto entro l’anno scorso deve usarlo entro il 31 dicembre 2019.

Con l’ultima legge di Bilancio sono stati però rimodulati altri “bonus” per le neo mamme. A cominciare dal bonus asilo nido. Un’agevolazione, quindi, sui nidi che tuttora è in vigore: l’importo, anzi, è salito, quest’anno, da mille euro a 1.500, annui fino al 2021. Il bonus asilo nido viene erogato con cadenza mensile, parametrando l’importo massimo di 1.500 euro su 11 mensilità, per un importo massimo di 136,37 euro direttamente al genitore richiedente che ha sostenuto il pagamento, per ogni retta mensile pagata e documentata. Per beneficiare dell’incentivo è richiesta la semplice domanda (e non è necessario presentare il modello Isee).

Confermato, inoltre, il cosiddetto “premio alla nascita” di 800 euro (bonus mamma domani) che viene corrisposto sempre dall’Inps per la nascita o l’adozione di un minore, a partire dal 1° gennaio 2017, su domanda della futura madre al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese di gravidanza) o alla nascita, adozione o affidamento preadottivo. Anche in questo caso è sufficiente la sola domanda senza modello Isee.

La scorsa manovra ha poi previsto un mini-aiuto anche ai papà: il congedo parentale è salito da 4 a 5 giorni, retribuiti al 100%. Con il decreto fiscale, infine, è stato prorogato il “bonus bebè”. Il contributo, in questo caso, varrà per tutto il 2019 e rimane a 960 euro per il primo figlio mentre sale del 20% dal secondo figlio in poi. Spetta alle famiglie con Isee fino a 25mila euro e raddoppia sotto i 7mila.

È questo, pertanto, il saldo “pro-family” tra misure cassate, rimodulate, e rinforzate.

Da segnalare, tuttavia, che è in arrivo comunque un nuovo “pacchetto famiglia”da 400 milioni targato M5S. All’interno, secondo le prime indiscrezioni, sono previsti incentivi per chi necessita di una baby sitter (in sostituzione del relativo buono di 600 euro non riconfermato) e per l’acquisto di pannolini (la voce di spesa principale per i neo genitori), «con sconti del 50% sul prodotto». A questo si affianca la promessa di rafforzare ulteriormente le agevolazioni (1.500 euro) sulle rette degli asili nido.

Tornando all’incentivo sulle baby sitter non rinnovato nel 2019, l’Inps il 3 aprile ha spiegato che chi ha fatto domanda entro dicembre 2018 potrà usufuire delle prestazioni lavorative per i servizi di baby-sitting entro il 31 dicembre 2019, con possibilità di dichiararle entro febbraio 2020 nella sezione del Libretto Famiglia. Qualora residuassero mesi interi di beneficio non fruito, questi saranno considerati oggetto di rinuncia con il ripristino dei corrispondenti mesi interi di congedo parentale (il beneficio è divisibile solo per mesi). Ad esempio nel caso di lavoratrice che abbia ottenuto un contributo baby-sitting di tre mesi (per un importo di 1.800 euro) e abbia utilizzato il contributo entro il 2019 per un importo pari a 610 euro, si considera oggetto di rinuncia un solo mese, mentre gli altri due si considerano entrambi fruiti poiché è stato superato l’importo di 600 euro, che determina l’impossibilità di frazionare il secondo mese di fruizione.