Lettera ai Responsabili dei partiti di maggioranza

On. Luigi Di Maio
Sen. Matteo Salvini
Loro sedi

Onorevoli Ministri,

sono il Presidente dell’ANP (associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola), organizzazione professionale e sindacale maggiormente rappresentativa dei “Presidi”, oggi denominati dirigenti scolastici.
Mi rivolgo a Voi in quanto Responsabili dei partiti che costituiscono l’attuale maggioranza.
Come senz’altro sapete, la Camera dei Deputati ha di recente licenziato il testo del cosiddetto “decreto concretezza”; esso è adesso transitato al Senato della Repubblica per l’approvazione definitiva.
In tale decreto, è prevista l’adozione di controlli biometrici di presenza sul posto di lavoro per tutto il personale pubblico, inclusi i dirigenti, ma con l’importante esclusione del personale docente.
Con la presente, intendo sottoporre alla Vostra attenzione due aspetti del decreto in questione che appaiono indice di grave sfiducia, se non di aperta ostilità, nei confronti della dirigenza pubblica.
La sfiducia deriva dal fatto che i dirigenti sono preposti per legge alla supervisione ed al controllo dell’orario di lavoro dei dipendenti che non hanno qualifica dirigenziale. Come sarebbe possibile adempiervi serenamente, se le amministrazioni pubbliche datrici di lavoro esigessero dai dirigenti lo stesso obbligo che essi devono, a loro volta, esigere dal restante personale?
Per quanto riguarda i dirigenti scolastici, inoltre, la disposizione finalizza il controllo alla verifica dell’accesso. Ma, poiché le norme antinfortunistiche equiparano i Presidi ai datori di lavoro sotto il profilo penale e li rendono garanti dell’incolumità di tutte le persone presenti negli ambienti scolastici, essi devono controllare l’accesso a tali ambienti da parte di chiunque. Si ripropone il paradosso del controllore che deve essere a sua volta sottoposto allo stesso controllo. A ciò si aggiunga che molte scuole sono articolate in più sedi, distanti anche chilometri tra loro. Dovrebbero essere installati rilevatori d’accesso in ogni sede? E a quali costi?
L’ostilità, invece, deriva dal fatto che la prestazione di lavoro dirigenziale è espressamente finalizzata al raggiungimento di predeterminati obiettivi e ha quindi natura di obbligazione di risultato. Di conseguenza, la quantità di tempo trascorso in ufficio non ha alcun rilievo, tant’è vero che nessun contratto collettivo dirigenziale – sottolineo né pubblico, né privato – prevede un orario di lavoro e quindi i dirigenti non hanno alcun vincolo orario. A cosa
potranno mai servire quei controlli? Se non raggiunge i risultati previsti, il dirigente pubblico incorre nella responsabilità dirigenziale prevista dall’articolo 21 del d.lgs. 165/2001 e rischia il licenziamento. L’obbligo di sottostare a controlli inutili è una misura unicamente vessatoria.
Quali miglioramenti Vi attendete se quella disposizione sarà convertita in legge? In cosa migliorerà la Pubblica Amministrazione? Sarà forse più vicina alle esigenze dei cittadini, con dei dirigenti sviliti da forme di controllo superflue e irrilevanti?
Vi chiedo pertanto di compiere un vero gesto politico: fate emendare il testo in discussione al Senato, eliminando quella misura inutilmente vessatoria nei confronti dei dirigenti
pubblici, fedeli servitori dello Stato.
Colgo l’occasione per porgere distinti saluti.

Roma, 11 aprile 2019

Il Presidente nazionale
Antonello Giannelli