Skill inadeguate per il 35% delle aziende

da ItaliaOggi

Angela Iuliano

Per il 35,2% delle imprese, circa 500 mila, le competenze e le conoscenze dei propri lavoratori sono da aggiornare. Il settore più interessato è istruzione, sanità e servizi alle persone, che registra anche una crescita di fabbisogno formativo rispetto al 2014 del +6,2%, rispetto al dato medio nazionale del 2,4%. Con i docenti della scuola pre-primaria tra le figure per le quali si segnalano più marcate esigenze di aggiornamento. Se le carenze formative, in generale, riguardano soprattutto le competenze più che le conoscenze disciplinari, c’è un gap trasversale a tutte le professioni relativo alle scienze umanistiche, con una forte indicazione di fabbisogno di conoscenza della struttura e dei contenuti non solo di una lingua straniera ma anche della lingua italiana. È quanto emerge dall’indagine Inapp su «Professioni e competenze nelle imprese (Pec-Inapp)», giunta alla terza edizione (www.inapp.it). Sono, allora, necessari, spiega Inapp, «politiche e sistemi della formazione in grado di sostenere il processo di adeguamento e rafforzamento delle competenze». Del resto, la concentrazione dei fabbisogni di aggiornamento nei servizi e nei segmenti della manifattura a più alta intensità tecnologica (37,7% chimica, 36,9% elettronica, 35,3% energia, acqua e rifiuti e 34,4% metalmeccanica), «indica come gli stessi siano strettamente connessi al processo di cambiamento tecnologico». Confermando la «complementarità tra innovazione tecnologica e formazione svolta all’interno delle imprese». Ma i fabbisogni sono particolarmente rilevanti anche nell’ambito dei servizi che riguardano le attività di istruzione, sanità e servizi alle persone (47,8%) e il settore comunicazione, attività finanziarie e altri servizi alle imprese (38,6%).

Le competenze di cui si chiede una aggiornamento maggiore sono il problem solving, la capacità di pianificare l’utilizzo delle risorse e le abilità di tipo tecnico e competenze di tipo comunicativo e relazionale. Ad avere maggiore difficoltà nel prefigurare i fabbisogni ed elaborare strategie di medio-lungo periodo sono le piccole e medie imprese. Tanto che per l’Inapp si potrebbe determinare «il paradosso di una disoccupazione derivante dalla scarsa adozione di nuove tecnologie». Fenomeno che «dovrebbe indurre a calibrare le politiche di formazione e di stimolo all’introduzione di innovazioni tecnologiche in modo da supportare in misura più intensa i comparti».