Tra dieci anni, 55 mila posti in meno

da ItaliaOggi

Angela Iuliano

Abbiamo un problema demografico a scuola. A lanciare di nuovo l’allarme è Stefano Molina della Fondazione Agnelli, intervenendo alla presentazione dell’ultimo quaderno dell’associazione Trellle. Fatta 100 la popolazione tra i 6 e i 16 anni in Europa nel 2015, l’Italia nel 2030 avrà perso 85 studenti mentre in altri Paesi il loro numero aumenterà, con la Germania e il Regno Unito che, ad esempio, ne avranno +109, la Svezia +125. In un decennio, spiega, «il panorama demografico sarà profondamente cambiato». La popolazione tra i 3 e i 18 anni, infatti, sarà scesa nel 2028 a 8 milioni, rispetto agli attuali 9 milioni circa. Motivo principale: la diminuzione del 10% del numero di madri potenziali e della loro propensione ad avere figli, con un -6% di tasso di natività in un decennio.

La contrazione demografica investirà la scuola materna (vedi ItaliaOggi del 2/4/2019 ), con un -17% al Sud. Più forte il calo alla primaria: -16% al Nord, -19% al Sud e -14% al Centro. Alle medie la crescita al Centro-Nord continuerà ancora qualche anno per effetto di un piccolo baby boom dei figli degli immigrati. Ma nel 2028 il calo sarà comunque del 9% al Centro, del 10% al Nord e del 19% al Sud. Anche la popolazione scolastica delle superiori crescerà ancora per un decennio al Centro e Nord, rispettivamente del 6% e del 4%. Al Sud, al contrario, proseguirà il declino: -13%. Impressionanti i dati regionali. Con la Sardegna che alla primaria avrà perso ben il 24% degli studenti, la Campania il 20%. Si avranno così -6.343 classi alla materna, addirittura -17.956 alla primaria, – 9.420 alle medie e -3.002 alle superiori. Questo si tradurrà in diminuzione dei posti o di cattedre: -55.600. In particolare, la primaria ne perderà 22.100, le medie 15.700, la scuola dell’infanzia 12.600 e le superiori 5.200.

Di conseguenza, si avrà un raffreddamento delle mobilità territoriale dei docenti, perché diminuiranno le opportunità di trasferirsi dal Sud al Centro-Nord per entrare in ruolo. A soffrire sarà anche il rinnovo del corpo docenti, per un rallentamento nel turnover. Con scuole superiori con un quarto degli insegnati con più di 60 anni. «Quando si parla di demografia si tende a fare interventi strategici», commenta Molina, «ma la cabina di regia nel sistema italiano che gestisca l’evoluzione demografica della popolazione scolastica non si è ancora vista».