Le impronte della discordia

da ItaliaOggi

Nicola Mondelli

È in via di approvazione, non senza contrasti nelle Commissioni parlamentari e proteste soprattutto da una parte dei presidi e del personale Ata, la legge che, al fine di verificare l’osservanza dell’orario di lavoro dei dipendenti pubblici e di contrastare e prevenire il fenomeno dell’assenteismo, impone alle amministrazioni pubbliche, ivi comprese le scuole di ogni ordine e grado, di installare sistemi di verifica biometrica dell’identità (impronte digitali) e di videosorveglianza degli accessi, seppure nel rispetto dei principi di proporzionalità, non eccedenza e gradualità sanciti dall’art. 5, paragrafo 1, lett. c) del regolamento Ue 2016/679.

Contrasti in Commissioni. Nel disegno di legge avente per oggetto interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo, approvato dall’Aula di Palazzo Madama il 6 dicembre 2018, al comma 4 dell’art. 2 , quello contenente appunto le misure per il contrasto all’assenteismo, si sosteneva che tali misure dovevano trovare applicazione sia nei confronti del personale docente ed educativo che dei dirigenti scolastici seppure con le modalità stabilite con decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il ministro per la pubblica amministrazione.

Di parere contrario è stata invece l’Aula di Montecitorio che il 12 aprile ha approvato un diverso testo del comma 4. Dispone infatti tale comma che «il personale ed educativo degli istituti delle scuole di ogni ordine e grado e delle istituzioni educativa è escluso dall’ambito applicativo di cui in premessa». Relativamente ai dirigenti scolastici il comma emendato dispone che i dirigenti dei medesimi istituti, scuole ed istituzioni sono soggetti ad accertamento esclusivamente ai fini della verifica dell’accesso secondo modalità e con decreto del ministro per la pubblica amministrazione, di concerto con il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Nessun riferimento, neppure nel comma emendato, al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.

Le proteste dei sindacati. Anche se attenuate rispetto ai contenuti dell’art. 2, comma 4, approvato dall’Aula di Palazzo Madama, le proteste sindacali restano pesanti anche nei confronti del comma 4, come emendato dai deputati. sia per l’assenza di alcun riferimento al personale Ata che per quanto si riferisce ai dirigenti scolastici.

Secondo Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola Rua, le misure proposte per le pubbliche amministrazioni mal si applicano al sistema di istruzione che è basato su libertà e partecipazione. L’attività amministrativa ne rappresenta solo una parte. Non servono controlli ma misure concrete per risolvere i problemi più urgenti. Parlare di furbetti nella p.a. e inserire dentro anche i dirigenti scolastici serve a dividere e oscurare l’attualità quali gli scandali dell’Umbria e del Veneto.

Per Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, è invece proprio difficile capire il senso dell’emendamento approvato dai deputati nel quale si esclude esplicitamente il personale docente ed educativo «e nulla si dice del personale Ata che quindi si presume resti soggetto all’applicazione delle norme generali, mentre si rinvia per i soli dirigenti scolastici» soggetti ad accertamenti esclusivamente ai fini della verifica dell’accesso ad un apposito decreto. «Mentre le nostre scuole cadono a pezzi per la cronica mancanza di manutenzione, mettendo in serio pericolo l’incolumità di migliaia di studenti, docenti e personale della scuola, c’è chi sceglie di utilizzare le già scarse risorse per dotare le oltre 42 mila sedi scolastiche di rilevatori biometrici che controllino i movimenti giornalieri dei dirigenti scolastici», attacca Francesco Sinopoli, segretario Flcg-Cgil. I nuovi controlli, insieme ai ritardi per la definitiva sottoscrizione del contratto di categoria, sono tra l’altro alla base dello stato di agitazione proclamato per i dirigenti scolastici da Cgil, Cisl, Uil e Snals che prelude alla dichiarazione di sciopero. Drastico anche il giudizio del presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, secondo il quale «il dirigente scolastico non ha un orario fisso di lavoro, per lui contano i risultati. Sottoporli alle rilevazioni è un insulto». Una lettera aperta ai presidenti di camera e senato è stata inviata nei giorni scorsi proprio dall’associazione presidi per chiedere di intervenire sulla norma.

Per il ministro per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, le accuse non solo si basano su una erronea lettura della norma, ma sono anche fuorvianti: non tengono conto del fatto che ancora non è stato emanato il decreto sulle modalità attuative per i dirigenti. L’applicazione dei sistemi di controllo ai presidi, che fanno parte della categoria dei dirigenti pubblici contrattualizzati, è finalizzata non a rilevare il rispetto dell’orario di lavoro, precisa la ministra, ma a rendere più trasparente la loro presenza in servizio «e non si introduce affatto, come qualcuno ha sostenuto, l’obbligo di un orario settimanale di lavoro, ma l’utilizzo di strumenti di identificazione tecnologicamente avanzati».

La legge sulla concretezza e la prevenzione dell’assenteismo, in questi giorni all’esame in seconda lettura dell’Aula di Palazzo Madama, dovrebbe essere definitivamente approvata, salvo imprevisti al momento non ipotizzabili, non oltre la fine del corrente mese.