Nuova valutazione, la Crui dice sì

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Le università concordano, sulla valutazione occorre cambiare registro. Pieno appoggio dunque al nuovo indirizzo fortemente voluto dal ministero guidato da Marco Bussetti per una valutazione del sistema universitario più snella e meno burocratica, concentrata sulle funzioni primarie, e dunque su didattica e ricerca. Nei giorni scorsi, l’assemblea della Crui, la conferenza dei rettori italiani, all’unanimità ha dato parere favorevole al documento predisposto dal capo Dipartimento università e ricerca del Miur, Giuseppe Valditara, che segna l’avvio della riforma.

Il sistema universitario, è l’analisi, ha compiuto nel decennio scorso una transizione completa da un sistema di autonomia senza valutazione, «autonomia irresponsabile», a un’autonomia regolata da una valutazione estremamente puntuale e rigorosa, «come raramente riscontrabile negli altri settori della pubblica amministrazione o nei sistemi universitari internazionali». Un eccesso che ha portato a svilire le funzioni tipiche delle università a favore di un impegno crescente sul fronte degli adempimenti burocratici.

«È quindi sicuramente giunto il momento di passare a un’autonomia autenticamente responsabile… ne guadagneranno la produttività delle università e la soddisfazione e il benessere di docenti e personale», concordano i rettori. Un ripensamento che però, aggiunge la conferenza presieduta da Gaetano Manfredi, non può prescindere dalla considerazione che l’attività dell’Anvur, l’agenzia nazionale di valutazione, quale organismo terzo e indipendente dal decisore politico e dai soggetti valutati, «ha rafforzato le attività di ricerca di tutti gli atenei e la credibilità internazionale del sistema italiano della ricerca». E dunque l’auspicio è che il miglioramento del sistema non metta in dubbio la centralità dell’agenzia.

Nel documento predisposto da Valditara, il sistema vigente è accusato di aver introdotto una «dittatura dell’algoritmo» all’origine di una «serie di distorsioni» nella valutazione dei singoli atenei.

Da qui la necessità di un radicale ripensamento, dall’accreditamento dei corsi alla predisposizione delle soglie per l’abilitazione, che liberi il sistema da inutili orpelli e faccia da corollario a una valutazione dei risultati e dei prodotti, che premi davvero il merito e sanzioni il demerito. «Una valutazione con una prevalenza di indicazione di buone pratiche, fatta di poche prescrizioni, che abbia nella flessibilità il suo scopo e nella certezza del premio e della sanzione il suo strumento forte di induzione al risultato positivo», si legge nel documento, «con regole ed indicazioni legate alle diversità delle singole aree scientifiche e dei singoli territori in cui la formazione e ricerca incidono e si sviluppano, che tenga conto anche delle variabili legate alle differenti situazioni e modalità di espressione della scienza e di produttività e redditività immediata o dilazionata nel tempo della stessa». La Crui, con alcuni suggerimenti, ha detto sì.