Educazione civica, Lorenzoni: ‘Ecco perché è giusto che sia una materia trasversale’

da Tuttoscuola

L’educazione alla cittadinanza si presenta come Giano bifronte. Da una parte contempla l’apprendimento di come funzionano gli organi dello stato e alcune leggi fondamentali, a partire dalla Costituzione, dall’altra guarda e riguarda il nostro concreto vivere quotidiano, cioè i nostri comportamenti e la qualità delle relazioni reciproche che siamo in grado di costruire e vivere ogni giorno nella scuola e fuori, nella città. I due aspetti sono intrecciati, ma appartengono a due sfere distinte e richiedono tempi diversi. Potrebbe essere utile immaginare un’ora a settimana dedicata ai temi della legalità e della cittadinanza, a patto che quell’ora non sia sottratta alla storia. La riflessione di Franco Lorenzoni pubblicata all’interno del numero di aprile di Tuttoscuola.

Dal prossimo settembre l’educazione civica arriverà sui banchi di scuola. Non un’ora in più da aggiungere alle altre discipline, ma comunque con il proprio voto in pagella. Questa settimana è stato infatti raggiunto un compromesso in commissione cultura alla Camera su un testo che verrà votato in Aula a partire dal 29 aprile e che potrebbe essere approvato prima delle elezioni europee.

Nel testo unificato elaborato dal comitato ristretto sono spiegate le modalità con cui verrà insegnata la disciplina. Le istituzioni scolastiche prevedono nel curricolo di istituto l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, specificandone anche, per ciascun anno di corso, l’orario, che non può essere inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Per raggiungere il predetto orario gli istituti scolastici possono avvalersi della quota di autonomia utile per modificare il curricolo. L’insegnamento trasversale dell’educazione civica è affidato, anche in contitolarità, ai docenti della classe, sulla base del curricolo di cui al comma. Le istituzioni scolastiche utilizzano le risorse dell’organico dell’autonomia. L’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia.

A spiegare perché l’insegnamento di questa disciplina avrebbe dovuto essere trasversale e non dedicato è stato Franco Lorenzoni all’interno del numero di aprile di Tuttoscuola. Secondo il maestro non possiamo infatti separare l’educazione alla cittadinanza e a una conoscenza puntuale della complessa architettura delle istituzioni dalla travagliata storia della conquista di pari diritti per tutti, in gran parte ancora da realizzare. E per comprenderne il senso, dobbiamo dare la possibilità a bambini e ragazzi di vivere nel quotidiano frammenti di democrazia, da sperimentare e in cui sperimentarsi in classe ad ogni età, fin dalla scuola dell’infanzia.

Mario Lodi, che ha dedicato grande attenzione alla questione, sosteneva che alla base di ogni discorso sulla Costituzione ci dovesse essere la parola “gentile”. Potrebbe sembrare ingenuo o persino velleitario evocare oggi nella scuola, di fronte ad aggressività crescenti da parte di ragazzi, genitori e insegnanti, la gentilezza come postura e come metodo. Eppure non credo ci possa essere alcuna possibilità di intendere quale sia il terreno di coltura della democrazia, senza proporre e praticare con efficacia il dialogo, senza cimentarci ad affinare le capacità di ascolto reciproco dei bambini, dei ragazzi e, prima – necessariamente prima! – di noi insegnanti.

Gert Biesta afferma che “la sfida e il valore della democrazia sta nel fatto che ciascuno porta sul tavolo i propri desideri e poi si decide collettivamente quali desideri possono essere realizzati perché sono “collettivamente desiderabili”.

Se prendiamo per buona questa affermazione, dovremmo essere in grado di costruire contesti, azioni, pratiche in cui possa emergere, da vissuti necessariamente differenti, ciò che è “collettivamente desiderabile” come frutto di scontri e incontri, di spostamenti di posizioni, e dunque della capacità di praticare un paziente lavoro di mediazione.

E in questo processo lungo, faticoso e per nulla lineare è evidente che solo il come rende riconoscibile il valore del cosa. Anche perché, come ricordava De Mauro in uno dei suoi ultimi scritti, “chi insegna deve sapere che sta remando contro la dealfabetizzazione che dilaga nella nostra società e opera, come si diceva dei missionari, in partibus infidelium, in terre ostili, e si scontra con diffuse inerzie e avversioni ambientali”.

Nel nostro caso, la dealfabetizzazione riguardo alla democrazia in Italia si presenta come patologia in fase terminale per molteplici ragioni: dalla tradizionale e antica diffidenza o vera e propria ostilità verso ciò che è pubblico all’assai scarso senso di responsabilità individuale in cui si è incistata, da tempo, la cultura del narcisismo individuata da Christopher Lasch già quarant’anni fa. Si comprende bene allora quanto sia difficile proporre un allenamento alla democrazia a chi “si rifugia in un culto di sé, manipola le emozioni degli altri come strumenti della propria gratificazione ed è costantemente bisognoso della loro approvazione e adorazione”.

Anni fa la questione della trasversalità si pose con forza riguardo all’educazione ambientale o alla sostenibilità. È evidente, infatti, che un’educazione ecologica coerente e conseguente non può limitarsi a essere un’appendice della geografia, così come l’educazione civica non può esserlo della storia. “Costruire la pace tra gli uomini e fare pace col creato”, per usare un’espressione cara ad Alexander Langer, non è cosa che riguardi una o due discipline. Al contrario, perché sorgano percorsi di ricerca in grado di coinvolgere gli allievi a partire da domande legittime complesse, di cui nessuno possiede risposte esaustive belle e pronte, c’è bisogno del concorso di tutte le discipline e di avere il coraggio di sostare a lungo intorno a questioni chiave, scegliendo di fare meno cose e ammettendo la nostra ignoranza. Abbiamo infatti bisogno di letteratura, matematica e storia, di arte, geografia, fisica, chimica e filosofia per capire qualcosa di più della dinamica complessa delle relazioni interumane nelle diverse latitudini e del peso di scelte che alterano in modo irreversibile gli equilibri precari del nostro pianeta. Lorenzoni continua a spiegare perché l’educazione alla cittadinanza debba essere una materia trasversale all’interno del numero di aprile di Tuttoscuola.