G. Manganelli, Pinocchio: un libro parallelo

Gentile Lietta Manganelli,

ho  letto per la prima volta, Pinocchio: un libro parallelo.

Suo padre scrive che in ogni  libro ci sono tanti libri, infiniti  libri; sto pensando che anche in una lettera ci potrebbero essere infiniti messaggi

Non  riuscirò  a  trasmetterglieli  tutti, ma  qualcuno  forse, si

Il libro di suo padre pagina dopo pagina mi ha stupita, mi ha tenuta in attesa, mi ha coinvolta, mi ha fatto riflettere e alla fine mi ha lasciata la voglia di rileggerlo sicura di  provare nuove  emozioni  e trovare risposte inattese.

Nel libro di suo  padre:l’onestà di essere chiaro, di andare fino in fondo,senza perdere il rispetto o il pudore dell’argomento o delle parole.

Gioca con  le parole con amore  perché costruiscono il filo che passando di riga in riga  permette  alle emozioni  più o meno imbrigliate di raccontarsi. ché  senza racconto non possono esistere

Il racconto  ripercorre la nascita,  l’infanzia e la crescita di un burattino-bambino,  le tre  metamorfosi  della vita che si ripeteranno all’infinito:nascita, infanzia , crescita ;nascita,  infanzia crescita e le conseguenze  quando  quelle intense metamorfosi. sono socialmente troppo faticose.

Usa giustamente con ironia il termine pedagogo.

Pedagogo,  non è brutta come parola ,si avvale  di un’etimologia a noi cara. finchè   non le si da un significato misterioso, enorme, giudicante ,come psicologia  psicoanalisi.

In lui ho sentito  grande attenzione  all’infanzia per quanti pericoli può non incontrare, ma subire  quando gli negano la sua logica difensiva , la sua ingenuità  e la punizione sempre dietro l’angolo.

Nella famiglia o  strano nucleo familiare del burattino una lente d’ingrandimento per  capire, senza fare sconti

Ho trovato nell’opera di suo padre un libro  dove c’è una ricerca introspettiva  continua che può raccontare solo chi, ha straordinaria   padronanza linguistica ,ricchezza di vocaboli e necessità personale di una comunicazione chiara.

Suo  padre scende alla ricerca delle verità più nascoste dell’io, partendo dal quotidiano senza passare  dalla via degli intellettualismi;anch’io che mi occupo del percorso di crescita la chiamo “psicologia neorealista”.

Poi la raffinatezza letteraria, poetica e la dissacrazione che a volte è necessaria per capire , e per capirsi .

E’  un libro filosofico, sociologico, esistenziale.,unico e necessario.

Ora le dico ,e spero di dirlo bene che la lettura  di  quest’opera  è stata per me una graditissima  sorpresa,  ma mi ha lasciato  un profondo rammarico  perché  non campeggia nei libri di scuola. nella facoltà di psicologia e  non viene usato nei monologhi teatrali.

E soprattutto   non è obbligatorio  sul tavolo o sul comodino degli insegnanti.

E’ stato il giornalista Marco Minghetti   ,che non conosco personalmente,   a segnalarmelo attraverso facebook.

E per concludere :Dio salvi se ce ne fossero i G. Manganelli , perché il  mondo ha bisogno di loro.

Cordialmente, Adriana Rumbolo