Stipendi insegnanti: in dieci anni circa mille euro in meno l’anno. Sindacati a Palazzo Chigi

da Tuttoscuola

In dieci anni gli insegnanti hanno perso quasi mille euro l’anno. Gli stipendi dei docenti italiani, tra i più bassi di Europa, stanno crollando a picco. La denuncia è arrivata proprio la scorsa settimana da Flc Cgil che ha analizzato i dati ufficiali del Conto annuale del MEF. Proprio la situazione stipendiale del mondo scuola è uno dei temi caldi di cui i sindacati discuteranno questa sera, 23 aprile, a Palazzo Chigi.

Stando ai dati elaborati da Flc Cgil, nel 2008 la media retributiva del comparto nel 2008 è stata pari a 29.280 euro, mentre nel 2017 di 28.440 euro, 840 euro in meno. Da allora, dice il sindacato, si è avviata una lenta fase di recupero che però ancora non ha consentito di ripristinare quanto nel 2008 veniva destinato al personale della scuola, differenza che è di oltre 4 miliardi di euro dopo che il picco negativo è stato raggiunto nel 2012 (-6,7 miliardi).

Al crollo degli stipendi dei docenti italiani va aggiunta una considerazione: lo stipendio lordo iniziale annuo dei docenti italiani di scuola primaria (e di scuola dell’infanzia), secondo i dati OCSE contenuti in “Regard de l’éducation 2018”, è di 28.514 euro, cioè oltre tre mila euro al di sotto della media dei Paesi dell’UE (31.699) e di quasi 4 mila sotto la media dei Paesi aderenti all’OCSE.

“Che ci sia una convocazione con il Presidente del Consiglio è elemento assolutamente positivo – commenta Pino Turi, segretrario Uil Scuola -. Si potrà parlare seriamente di scuola e di futuro economico e sociale del Paese, verificheremo la volontà politica di investire sul sistema scolastico italiano. Investire sul sistema di istruzione nazionale significa sfilare la scuola da improponibili regionalizzazioni, finanziare il fondo per aumentare gli stipendi del personale, mettere in condizione di fare funzionare il sistema con l’eliminazione del precariato di docenti ed ATA e riconoscere il lavoro e la valorizzazione del personale ATA, attraverso la mobilità professionale e la necessaria dotazione di strumenti per rispondere alle molteplici e nuove competenze della scuola dell’autonomia”.