Scuola: 66mila assunzioni, il governo apre ai sindacati

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Una nuova stagione concorsuale da 66mila cattedre complessive, una corsia preferenziale per la stabilizzazione dei precari, in primis coloro che hanno oltre tre anni di servizio alle spalle (su cui l’Ue sta per accendere un faro) e l’impegno a reperire maggiori risorse per il rinnovo contrattuale in aggiunta agli 1,7 miliardi di euro stanziati per l’intero comparto pubblico dalla manovra 2019.

Sono queste le aperture “politiche” che il governo, rappresentato dal premier, Giuseppe Conte, e dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, è pronto a mettere sul piatto nella trattativa con i sindacati della scuola, convocati ieri in tarda serata a palazzo Chigi. Oltre all’impegno a evitare spinte troppo regionalistiche sul terreno dell’autonomia. L’obiettivo è quello di “sminare” lo sciopero generale del 17 maggio indetto unitariamente dalle sigle sindacali (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda) -a meno di 10 giorni dalle elezioni europee – per chiedere un cambio di passo su docenti, personale Ata, risorse.

Per ora, a breve, di regionale ci saranno solo i concorsi. Il Miur infatti è pronto a far partire due nuove selezioni ordinarie: una da 16.959 posti, già definita e destinato a infanzia e primaria; l’altra da 48.536 disponibilità, in attesa degli atti preparatori e rivolta esclusivamente alle medie e alle superiori. Al concorso ordinario per infanzia e primaria potranno partecipare i diplomati magistrali ante 2001/2002, compresi quelli esclusi dalla procedura straordinaria da oltre 10mila posti indetta lo scorso anno (attualmente in corso), e i laureati in scienze della formazione primaria. Alle 48.536 cattedre che saranno messe a bando, dopo gli ok di Mef e Funzione pubblica, per la secondaria (50% medie, il restante 50% superiori) potranno invece concorrere anche i laureati: è una importante novità. A patto che abbiano conseguito 24 crediti formativi (Cfu) in materie antro-psico-pedagogiche. Si sancisce, così, l’addio alle varie e costose abilitazioni del passato, variamente denominate negli anni, Ssis, Tfa, Pas. A chi è già abilitato, anche in altra classe di concorso, non saranno richiesti i 24 Cfu. Alla secondaria, i posti principali saranno in Lombardia, Piemonte e Veneto. Le classi di concorso più gettonate: matematica e scienze (A028), italiano, storia, geografia (A022), discipline letterarie alle superiori (A012) e sostegno.

L’esecutivo si impegna poi a reperire nuove risorse per il contratto 2019-2021. Al momento, con i fondi inseriti nella scorsa legge di Bilancio, al personale della scuola è stato garantito il mantenimento dell’elemento perequativo previsto dal precedente Ccnl fino a dicembre; a cui si è aggiunta una cifra tra i 7 e 23 euro a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Va detto che – con lo scorso rinnovo, 2016-2018 – a docenti e personale tecnico-amministrativo (gli Ata) sono giunti aumenti, medi, di 96 euro lordi al mese, con picchi di 110 euro per gli insegnanti delle superiori con elevata anzianità (le retribuzioni nella scuola, come per tutta la Pa, sono rimaste ferme dal 2009 per via del blocco ai rinnovi contrattuali – ciò ha determinato una perdita di circa mille euro in otto anni, 200 euro dovuti a inflazione, 800 euro al lieve ringiovanimento del personale – l’età media in cattedra resta comunque elevatissima, più di 51 anni).

Sul fronte precari – a settembre, per effetto anche di Quota 100, si rischiano oltre 100mila cattedre scoperte, e da assegnare quindi a un supplente – il governo si è detto disponibile a trovare una soluzione: si ragiona su una quota di riserva di posti (oggi a normativa invariata, 10%), su un super punteggio da attribuire ai titoli, oltre all’addio alle preselezioni.