Urgenti i livelli essenziali

da ItaliaOggi

Angela Iuliano

Mancano soldi per l’istruzione e la cultura. A sottolinearlo è la Commissione Cultura della Camera nel documento con cui, il 17 aprile, ha dato parere favorevole al Documento di economia e finanza 2019, il Def. Prima condizione posta dai deputati nel dare il via libera al Def, infatti, è «assicurare un adeguato e crescente stanziamento di risorse finanziarie per il sostegno ai settori “Cultura e Conoscenza”, intesi nelle loro molteplici declinazioni quali istruzione, università, ricerca e tutela e valorizzazione dei beni culturali». Di più. La Commissione chiede anche di «garantire che eventuali revisioni della spesa pubblica non riguardino il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca», ma neppure il dicastero dei beni culturali. Poiché, spiega, entrambi i «bilanci sono stati ampliamenti ridotti nel corso degli ultimi decenni». Una richiesta forte di finanziamenti, quindi. Sebbene gli stessi deputati nel documento dichiarino di aver «considerato l’incremento delle risorse pubbliche destinate all’istruzione e alla ricerca, anche a livello qualitativo e valutate positivamente le misure previste». Del resto, da anni l’Italia è terzultima in Europa per investimenti nel settore educativo. L’Eurostat ha recentemente registrato che all’istruzione è riservato circa il 3,8% del Pil, almeno un punto meno rispetto alla medie europea, che si attesta sul 4,9%, e molto al di sotto rispetto alla Danimarca, che guida la classifica con il 7%, seguita da Svezia al 6,5% e dal Belgio con il 6,4%. Non solo l’Italia con l’ultimo documento programmatico di Bilancio è passata a spendere ancora di meno, toccando il 3,5% del Pil. Urgente, inoltre, per la Commissione Cultura di Montecitorio «intervenire sulla prospettata autonomia regionale» perché vengano rispettati i principi «costituzionalmente garantiti» relativi «al sistema scolastico nazionale e al diritto allo studio». Per questo motivo la Commissione chiede che siano definiti i livelli essenziali di prestazione «da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale». Altra condizione posta dai deputati per l’approvazione del Def è prevedere «un incremento salariale più consistente quale segnale di attenzione e valorizzazione del personale» del comporto Istruzione e Ricerca, in vista del loro rinnovo contrattuale per il triennio 2019-2021. Così da «ridurre progressivamente il divario con le retribuzioni degli altri Paesi Ue». Infine, i deputati insistono sul contrasto alle classi pollaio, di cui è ferma proprio in Commissione Cultura la proposta di legge Azzolina, arenatasi sulla questione dei fondi e sul crollo demografico degli studenti. Si chiede, infatti, che il Def favorisca «interventi finalizzati ad affrontare il problema del decremento degli alunni in ambito scolastico e del conseguente fenomeno del sovraffollamento».