Istat, ragazzini promossi ma ignoranti. Il 34% alla fine della terza media non ha competenze sufficienti

da la Repubblica

Salvo Intravaia

Promossi a giugno, e magari con una buona media, ma in difficoltà nella lettura e nella comprensione di un semplice brano o di fronte ai calcoli, anche elementari. È quello che emerge dall’ultimo report dell’Istat sugli Obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Il rapporto 2019,  diffuso qualche giorno fa dall’Istituto italiano di statistica, scandaglia tutti gli aspetti della vita economica e sociale del sistema Italia, mettendo al quarto posto, su 17 obiettivi, “l’istruzione di qualità per tutti”. Un aspetto che figura soltanto dopo la lotta alla povertà, la lotta alla fame e al benessere e alla salute. Scorrendo i dati sul livello effettivo di istruzione dei ragazzi italiani, calcolati in base all’Invalsi, si scopre che oltre un terzo non raggiunge una competenza alfabetica neppure sufficiente. Inondati dal linguaggio iper veloce e spesso sgrammaticato, zeppo di xché, xò e di emoticon, gli studenti del terzo anno della scuola media entrano sovente in crisi al momento di decodificare il contenuto di un brano scritto, che riescono a comprendere solo superficialmente.

Secondo il Rapporto SDG (Sustainable Development Goals), il 34,4% degli studenti italiani che frequentano il terzo anno della scuola media “non raggiungono un livello sufficiente di competenza alfabetica”. Riescono cioè a decodificare solo brani semplici e con informazioni esplicite. Appena il testo richiede di riconoscere e ricostruire autonomamente significati complessi, anche impliciti, le cose si complicano. Ed un terzo dei nostri ragazzini entra in difficoltà. Stesso discorso per la competenza numerica, quella che rende capaci i ragazzi di risolvere problemi anche di una certa complessità, come quelli che si presentano quotidianamente sulle questioni economiche o statistiche. In questo caso, la quota di adolescenti carenti, che si troverà in difficoltà a decifrare il mondo che li circonda, sale al 40%: quattro su dieci. I dati come detto sono dell’Invalsi e relativi al 2018. Ed è al Sud che questi valori crescono e oltrepassano sovente il 50%. E cambia poco se si analizzano i dati relativi ai ragazzi del secondo anno della scuola superiore. La quota di studenti che, nonostante le promozioni a scuola, incontra difficoltà in italiano e matematica resta praticamente invariata, descrivendo una situazione che la scuola, da sola, non riesce a fronteggiare.

Oggi, spiegano gli insegnanti, gli studenti fanno fatica a concentrarsi nello studio perché immersi in un mondo iper connesso in cui tutte le operazioni si svolgono a velocità sostenuta. E per gli approfondimenti c’è sempre meno tempo. “Il concetto di sviluppo sostenibile è introdotto per la prima volta – si legge nel dossier – nel Rapporto our common future rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo del programma delle Nazioni unite per l’ambiente. Nel documento è definito sostenibile quello sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Un concetto che proprio in questi giorni è tornato ad essere di estrema attualità. Con la studentessa svedese Greta Thunberg che, in difesa dell’ambiente e contro la produzione selvaggia che danneggia la Terra, ha sollevato le coscienze dei giovani di mezzo mondo. Paolo Mazzoli è direttore dell’Invalsi e non si sorprende troppo di questi dati. “Probabilmente, il nostro insegnamento è ancora troppo scolastico. Mentre le prove Invalsi non sono prove propriamente scolastiche, scandagliano competenze durevoli, profonde. Ecco perché, probabilmente, i ragazzi entrano in difficoltà appena si trovano di fronte alla risoluzione di problemi di realtà o nel decodificare i significati più profondi di un testo scritto”.