Stipendi degli statali, presidi i meno pagati

da Il Messaggero

ROMA

Tremila euro in dieci anni. Vale a dire, in media, 300 euro ogni 12 mesi. Ecco gli aumenti che sono stati riconosciuti ai presidi italiani che, tra i dirigenti della Pa, si confermano i meno pagati. I numeri di una ricerca presentata ieri al Forum sulla Pubblica amministrazione parlano chiaro: non tutti i dirigenti pubblici sono uguali, almeno a giudicare dallo stipendio: si va da picchi di 230 mila euro, appena sotto la soglia stabilita per legge, fino ai 62 mila euro dei presidi. Un problema ben noto al governo, tanto è vero che, sul fronte contratti, si attende lo sblocco del rinnovo per la dirigenza di Stato. Il ministro Giulia Buongiorno sta, infatti cercando, in queste ore, di riattivare un negoziato in stallo ormai da mesi. Al netto degli aumenti che dovrebbero derivarne, oggi la mappa degli stipendi è, appunto, alquanto eterogenea. Lo studio del forum Pa rileva così un notevole divario fra i 498 dirigenti di enti pubblici non economici, agenzie fiscali e presidenza del Consiglio dei ministri (1,1% del totale), che percepiscono un salario medio di 190 mila, e i 25.144 dirigenti (circa il 56,5% del totale), che non arrivano a guadagnarne 70 mila. L’indagine, peraltro, mostra che ai vertici la Pa diventa sempre più rosa. Anche nelle posizioni di comando la presenza femminile è infatti diventata maggioranza. E’ donna il 50,6%. L’avanzata però è più frutto delle uscite, da parte dei colleghi uomini, che delle assunzioni. Non a caso di giovani in posti di responsabilità se ne contano pochissimi. «Il fatto che il 28,5% abbia già compiuto i 60 anni e si contino appena 212 persone sotto i 35 anni dimostra che la dirigenza pubblica non è un affare per giovani e che le riforme della carriera non sono riuscite a modificare le caratteristiche», ha osservato il presidente del Forum Pa, Carlo Mochi Sismondi.

IL NODO

Il ministro della P.a, Giulia Bongiorno, d’accordo, ha sottolineato come il fenomeno varchi i confini dell’amministrazione statale. Dobbiamo smettere ha detto il ministro di avere giovani laureati che vagano, dobbiamo dargli immediatamente delle responsabilità». Tornando al caso presidi si svolgerà oggi a Roma in piazza Vidoni, un sit in dei dirigenti Scolastici, organizzato da Cgil, Cisl, Uil e Snals scuola, per protestare contro le norme in discussione al Senato che impongono controlli della presenza con modalità di rilevazione biometrica. Oltre alla protesta sui controlli di presenza, i dirigenti lamentano anche la mancata sottoscrizione definitiva del loro contratto, a oltre quattro mesi dalla firma dell’ipotesi di accordo avvenuta all’Aran a dicembre, e denunciano anche pesanti tagli ai fondi che alimentano la parte variabile della loro retribuzione.
Michele Di Branco