Riforma sostegno, sarà vera rivoluzione copernicana?

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

E’ stato approvato nella giornata del 20 maggio dal Consiglio dei Ministri il decreto che modifica il decreto legislativo n. 66 del 2017 in materia di sostegno e inclusione.
Il provvedimento corregge e modifica le disposizioni più contestate del decreto emanato in applicazione della legge 107/2015.

Dal Governo parlano di rivoluzione copernicana ma a conti fatti cambieranno poche cose, come abbiamo scritto in precedenza.

Decreto inclusione: le ore di sostegno saranno decise dal GLHO o dall’USR?

Senza dubbio, l’aspetto centrale della vicenda e forse più “rivoluzionario” riguarda il fatto che mentre il testo originario prevedeva un ruolo centrale del GIT, ovvero i Gruppi per l’Inclusione Territoriale, tanto che dovessero essere proprio tali gruppi ad autorizzare le ore di sostegno richieste da ogni scuola, adesso ci saranno dei gruppi di docenti esperti nell’inclusione, a disposizione delle scuole per supportarle in tutti i passaggi e per svolgere attività di formazione e miglioramento dei processi di inclusione.

A definire le ore di sostegno sarà infatti il gruppo in passato chiamato GLHO, che avrà il compito di redigere il Piano educativo individualizzato dell’alunno. Questo Piano, messo a punto da chi conosce sia le peculiarità dello studente sia le caratteristiche del contesto in cui apprende e vive la sua socialità, dovrà definire non solo le ore di sostegno, ma anche tutte le misure utili a rendere quanto più efficace possibile la partecipazione degli alunni con disabilità alle attività della classe e della scuola.

Tuttavia, secondo il MiSoS, l’associazione di insegnanti di sostegno, in realtà la decisione sull’ammontare delle ore di sostegno per ciascun alunno verrà decisa dagli organi centrali del Miur menzionato dell’art. 10, c. 2: “L’ufficio scolastico regionale assegna le risorse nell’ambito di quelle dell’organico dell’autonomia per i posti di sostegno”.

“Annunciare come rivoluzionaria questa misura, dichiara il presidente Ernesto Ciraci, ci sembra eccessiva per il semplice motivo che tuttora a livello nazionale abbiamo circa 58.000 cattedre in deroghe, dove come ogni anno i familiari degli alunni con disabilità sono costretti a ricorrere ai tribunali per l’assegnazione o implementazione delle ore”.

In poche parole, va bene che sarà un gruppo di persone che stanno a stretto contatto con l’alunno a decidere sulle ore, ma l’ultima parola spetta all’USR, che dovrà assegnare le ore in base all’organico. E sappiamo quanti problemi ci siano con l’organico di sostegno.

Infatti Ciraci fa notare come per “le cattedre in deroga non si sia fatto nessun passo avanti e bisogna andare indietro alla legge 128/2013 (Ministro Carrozza) per annotare la trasformazione delle deroghe in organico di diritto”.

Per questo motivo, secondo il presidente del MiSoS bisogna stabilizzare al contempo migliaia di insegnanti precari specializzati che perennemente giacciono in uno stato di precarietà.

Decreto inclusione: quale continuità didattica

Per quanto riguarda la continuità didattica, il testo che dovrà essere approvato entro settembre contiene delle modifiche all’articolo 14 del decreto 66/17, quello relativo alla continuità didattica e alla proroga della supplenza. Come abbiamo scritto in un precedente articolo, adesso sarebbe consentita la proroga della supplenza sul sostegno, su richiesta della famiglia e valutazione del dirigente scolastico, solo agli insegnanti con il titolo di specializzazione. 

Secondo molte famiglie di alunni disabili, tale misura sarebbe solo un palliativo. Per applicare la continuità didattica vera sarebbe il caso di garantire la continuità didattica per l’intero ciclo scolastico. Della stessa idea anche Ciraci: “Ricordiamo come ancora manchi un regolamento per tale misura e come soprattutto incombono le operazioni di mobilità e assegnazioni provvisorie ai non titolati, quest’ultime rappresentano l’emblema della discontinuità didattica che sicuramente vanificherebbero, seppur una misura d’emergenza, tale debole continuità didattica”.

Decreto inclusione: serve una vera formazione per tutti i docenti

Infine, a parere del MiSoS, il testo non contemplerebbe nella pratica una formazione efficace per tutto il personale docente sulle tematiche di inclusione e disabilità. Una formazione chiesta dalle associazioni di categoria a più riprese, proprio per il fatto che tutti gli insegnanti devono possedere una preparazione su questi temi.