S. Al-Neimi, La prova del miele

Un sogno, una realtà

di Antonio Stanca

   Salwa Al-Neimi è nata a Damasco nel 1950, qui ha studiato fino all’Università e gli studi universitari ha continuato alla Sorbona di Parigi, dove ha conseguito un master in Letteratura Araba. A Parigi vive e qui ha cominciato a lavorare come giornalista. Ha intervistato importanti personalità del mondo intellettuale arabo ed europeo, ha pubblicato, soprattutto su riviste arabe, queste interviste. Nel 1997 è stata nominata segretaria capo dell’Istituto del mondo arabo a Parigi.

   Prime opere complete sono state di genere poetico seguite da altre di genere narrativo. Al 2007 risale il primo romanzo La prova del miele che ora ha avuto la seconda edizione nella “Universale Economica” della Feltrinelli di Milano. La traduzione è di Francesca Prevedello. Anche racconti e raccolte di racconti ha pubblicato l’Al-Neimi e sempre, già dalle poesie, si è impegnata in modo da ottenere, da mostrare una versione più libera, più semplice, più nuova della sessualità e del suo linguaggio nel mondo arabo. In La prova del miele la scrittrice è riuscita abbastanza bene in tale intento e di livello internazionale è stato il successo conseguito dal romanzo.

   Un certo autobiografismo percorre, inoltre, sia questa sia le altre sue opere in prosa e in versi. Di sé, della sua vita, della sua storia, vuole dire la scrittrice e la poetessa, la tradizione vuole rivedere con la sua scrittura. Per questo motivo diventerà la protagonista de La prova del miele, la giovane araba, cioè, che da Damasco si è trasferita a Parigi dove lavora all’Università presso la biblioteca del Dipartimento di Arabistica. Da molti anni coltiva un sogno, immagina d’imbattersi in un giovane intellettuale, d’innamorarsi perdutamente di lui e di vivere insieme un amore così intenso, così acceso, così travolgente da farne l’unico interesse della loro vita, da fargli occupare tutto il loro tempo, da farlo intendere come contatto continuo, interminabile, come bisogno dei loro corpi. Anche quello del corpo, anche il sesso è un bisogno, un piacere da godere non una vergogna, uno scandalo. Anche il corpo, non solo l’anima, ha le sue beatitudini. Dal nuovo rapporto, dal nuovo compagno le sta venendo tutto questo, lo sta imparando, si sta liberando da quanto di grave, di oscuro le era provenuto dalle letture clandestine degli antichi testi erotici arabi nonché dai racconti popolari, dalle confidenze con amiche, da tutto quanto aveva contribuito a formare il suo universo erotico, a farglielo intendere come una forma di peccato, un’oscenità, a farglielo vivere con un eterno senso di colpa. La nuova vita, il nuovo amore la stanno liberando da tanto peso e proprio a lei viene chiesto, dal direttore della biblioteca dove lavora, di preparare uno studio che dimostri le ambiguità sempre presenti nella concezione orientale dell’erotismo. Il lavoro servirà per un convegno che si terrà a New York.

   Questo non ci sarà, il nuovo compagno la lascerà, tutto era stato un sogno ma quello studio era stato preparato e nel romanzo dell’Al-Neimi si sarebbe trasformato, la sua autrice sarebbe stata la sua protagonista, il suo messaggio sarebbe stato approvato, il suo intento sarebbe stato raggiunto.    Abile è stata la scrittrice nel costruire l’opera, nel saper ricavare quanto accaduto da quanto immaginato, nel saper scrivere un romanzo seguendo un sogno.