Valutare i dirigenti

Valutare i dirigenti… un errore da matita blu

di Enrico Maranzana

Sono più di quarant’anni che nelle scuole configgono due partiti: da un lato agiscono le forze che operano per fronteggiare il vorticoso e disordinato dinamismo della società, dall’altro lato quelle abbarbicate alla tradizionale struttura di comando, sostenitrici di tradizionali pratiche didattiche. La decisione di valutare i dirigenti scolastici è una scelta di campo: allinearsi sul secondo fronte.

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La sonda Curiosity è scesa su Marte grazie alle conquiste scientifiche e tecniche ma, soprattutto, per le metodiche di progettazione oggi disponibili. Si tratta di procedimenti rigorosi, formalizzati, univoci che consentono di abbattere la complessità connessa alla dimensione dei problemi.

Il sistema normativo che regola la vita delle scuole ha fatto propria la cultura progettuale e l’ha posta a fondamento sia dell’autonomia scolastica sia del PRINCIPIO DI DISTINZIONE che separa i poteri politici da quelli dirigenziali. La sua sistematica elusione è all’origine dell’art. 37 del decreto legislativo 150/2009 che interviene per RAFFORZARLO, ricordando che “Le funzioni di indirizzo e controllo spettano agli organi di governo, le funzioni di gestione amministrative spettano alla dirigenza”.

Riformulando. E’ stato introdotto un meccanismo di autoregolazione che separa il COSA deve essere fatto dal COME il risultato è ottenuto. Ne discende che i dirigenti scolastici hanno il compito di convocare gli organismi collegiali redigendo ordini del giorno in cui il carattere dei risultati da produrre sia specificato, esiti che saranno ottenuti con l’elaborazione di strategie, con l’organizzazione delle risorse, con la validazione delle azioni compiute.

L’interdipendenza degli organi di governo della scuola esige l’armonizzazione delle loro attività, coordinamento che il dirigente scolastico assicura portando a unità la gestione scolastica. In tal modo opera, come funzionario dello Stato, per collocare e per mantenere l’istituzione nell’alveo istituzionale: i gradi di libertà di cui dispone sono molto ridotti. In rete lo scritto “Coraggio! Organizziamo le scuole” tratteggia uno scenario plausibile.

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Il regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione prevede che l’Invalsi “definisca gli indicatori per la valutazione dei dirigenti scolastici”. L’istituto ha maturato esperienze nel settore e, in particolare, ha specificato gli ambiti dell’attività del Dirigente scolastico. Ecco quanto ha pubblicato: “Qui di seguito si riportano le azioni più significative connesse alla funzione di LEADERSHIP della dirigenza scolastica, ricordando che la qualità della sua azione deriva dalla combinazione, sempre particolare, fra obiettivi da conseguire nel contesto di riferimento, vincoli operanti e profilo personale:

–       Definire l’orientamento strategico della scuola;

–       Orientare le persone dentro un disegno concordato;

–       Costruire relazioni finalizzate al risultato;

–       Selezionare dati significativi dentro situazioni complesse;

–       Scegliere e decidere fra alternative;

–       Predisporre situazioni verso il cambiamento;

–       Finalizzare contatti in ambito istituzionale;

–       Pianificare le azioni proprie e del personale;

–       Organizzare le attività;

–       Sviluppare le risorse umane a disposizione;

–       Delegare compiti chiari e assumibili;

–       Negoziare e gestire trattative;

–       Collaborare con le famiglie e con la comunità di appartenenza;

–       Definire piani di valutazione attraverso dati significativi;

–       Reimpostare e riadattare le situazioni.”

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Il DDL 953 sull’ autogoverno delle scuole, all’Art. 4 comma 3), stabilisce  che “Il consiglio dell’autonomia è presieduto da un genitore, eletto nel suo seno. Il presidente lo convoca e ne fissa l’ordine del giorno”. In questo caso non si tratta del conflitto di cui si è detto all’inizio, si tratta solo della mancanza di sicuri punti di riferimento!