Studenti disabili, in vent’anni sono raddoppiati. Record nei professionali

da Corriere della sera

Valentina Santarpia

Rappresentano il 3,1% degli studenti, hanno per lo più (96,4% dei casi) una difficoltà psicofisica, e sono più che raddoppiati in 20 anni: sono i bambini e i ragazzi disabili che frequentano le scuole italiane, soprattutto quelle statali (93,3%). I dati ufficiali del ministero dell’Istruzione (anno 2017/2018) mostrano un realtà che non va più ignorata: in quasi la metà delle classi (45% del totale) c’è un alunno disabile, rispetto all’anno precedente sono 14 mila in più, e necessitano di giusta e doverosa assistenza. Nel 2017/2018 gli studenti con disabilità erano così distribuiti per ordine di scuola: 31.724 nella Scuola dell’infanzia, 95.081 nella Primaria, 71.065 nella Secondaria di I grado, 70.376 nella Secondaria di II grado. Negli istituti Professionali la presenza di studenti disabili ha raggiunto il 6,6%. Netta la prevalenza del genere maschile.

La differenza tra Regioni

A livello territoriale si è evidenziata una distribuzione disomogenea, con notevoli differenze tra le singole Regioni. Mediamente, nelle Regioni del Centro e del Nord Ovest l’incidenza è stata maggiore che nel resto d’Italia. Nel Centro e nel Nord Ovest si è attestata al 3,2%, rispettivamente 53.748 alunni con disabilità su un totale di 1.667.396 e 70.611 su un totale di circa 2.203.000. Nel Nord Est si è registrata la percentuale più contenuta, pari al 2,7%. La Regione con la percentuale più alta di alunni con disabilità è stata l’Abruzzo (3,7%), quella con la percentuale più bassa, la Basilicata (2,3%).

Il nodo dell’assistenza

Ma ad oggi, nonostante l’aumento di 16 mila insegnanti di sostegno, c’è un docente di supporto ogni 1,69 studenti: e spesso non viene messo accanto allo studente disabile neanche nei modi e nei tempi giusti. Qualcosa dovrebbe cambiare, sottolinea il Miur. L’Italia, già all’avanguardia in materia, si allinea definitivamente al principio riconosciuto dalle Nazioni Unite secondo cui la disabilità è tale in relazione al contesto: solo offrire opportunità specifiche ai ragazzi con diverse abilità garantisce maggiore autonomia e una qualità della vita più elevata. Con l’approvazione delle nuove norme, avvenuta il 20 maggio scorso, sussidi, strumenti, metodologie di studio più opportune, saranno decisi non in modo ‘standard’, in relazione al tipo di disabilità, ma con un Piano didattico veramente individualizzato che guarderà alle caratteristiche del singolo studente, precisa il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. «Tutto questo sarà vano sino a quando continueranno ad esserci oltre 50 mila posti in deroga, che pur essendo liberi a tutti gli effetti continuano ad essere assegnati ai supplenti annuali, con scadenza delle nomine al 30 giugno dell’anno successivo», replica l’Anief. A questo proposito, ricorda l’Anief, «è emblematico quanto stabilito dal Tar della Sicilia che con una esemplare sentenza sugli organici di sostegno dello scorso gennaio ha stabilito che il Miur deve verificare quanti dei posti siciliani in deroga, ben 7 mila, rispondano a effettive esigenze, al fine di essere assegnati alle immissioni in ruolo.

I dubbi di costituzionalità

Critiche al provvedimento appena varato anche dalla FIRST, la Federazione italiana rete sostegno e tutela diritti delle persone con disabilità: «Il testo presenta ancora molte lacune, è di difficile gestione, lettura e comprensione». L’associazione ritiene ci siano anche «molti dubbi di compatibilità costituzionale di talune disposizioni» ed «evidenti alcune stridenti contraddizioni». La FIRST teme che il provvedimento possa essere «foriero di fortissime tensioni e contrapposizioni tra le famiglie e gli organismi scolastici che redigeranno il PEI e il Profilo di Funzionamento», e «tra gli stessi componenti» dei gruppi di lavoro «visto che oggi, per la prima volta, dopo 27 anni dall’entrata in vigore della legge 104/1992, ne entreranno a far parte “ i rappresentanti degli enti locali ». Per l’associazione le famiglie e i loro figli, lungi dal diventare centrali, saranno lasciate sole perché «non è stata accolta la richiesta della First di garantire la presenza almeno di un rappresentante delle associazioni vicino all’alunno e la famiglia»: una presenza che invece, secondo First, sarebbe stat utile a supportare le famiglie che negli organismi scolastici «sono poste in uno stato di oggettiva soggezione».