Bocciare? Un vero fallimento

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Tra i 6 mila e gli 11 mila euro a studente. Tanto costa bocciare. A sostenerlo è l’Osce in un rapporto sui ripetenti nel mondo, in cui confronta i dati sulle bocciature e sulle competenze scolastiche degli studenti 15enni in più di 65 Paesi nel mondo. Ripetere l’anno comporta costi elevati per il sistema Paese, non serve agli studenti e rafforza le differenze tra gli alunni con un diverso background socioeconomico: queste le conclusione del focus Pisa, che registra il 13% di studenti 15enni dell’area Ocse bocciato almeno una volta a scuola, di cui il 7% alla primaria, il 6% alle medie e il 2% al liceo. Percentuali che in Giappone sono vicine allo zero, in Finlandia e Gran Bretagna inferiori al 3%, mentre in Francia e Belgio superano il 30%. Ventunesima in classifica, l’Italia conta il 18% di alunni bocciati almeno una volta, piazzandosi poco sopra la media Ocse.

Far ripetere un anno implica costi elevati per le casse dello Stato; infatti, alla spesa per un anno aggiuntivo di scuola bisogna aggiungere il mancato introito per la società quando si differisce di almeno un anno l’ingresso dello studente bocciato nel mercato del lavoro. Ogni bocciatura costa in media tra 10 mila e 15 mila dollari all’anno. In Italia, il costo rappresenta il 6,7% della spesa annua nazionale per l’istruzione primaria e secondaria: circa 36 mila euro per studente che ripete l’anno, cioè 47.174 dollari. Anche per questo motivo la Finanziaria 2007 dell’allora ministro dell’economia Tommaso Padoa-Schioppa aveva inizialmente ipotizzato l’abbattimento del 10% delle ripetenze nel biennio iniziale delle superiori, per ottenere una riduzione degli studenti, del numero di classi e, quindi, un minore fabbisogno di docenti. Con risparmi consistenti: 56 milioni di euro all’anno.

Ridurre le bocciature, tuttavia, potrebbe aiutare a risparmiare risorse da investire nella prevenzione dei ripetenti: per aiutare gli studenti in modo personalizzato durante l’anno scolastico, affinché non si creino lacune negli apprendimenti e per affiancare gli alunni demotivati e con scarso attaccamento alla scuola.

È la ricetta dell’Osce, che spiega anche che avere un alto numero di bocciati non migliora la performance scolastica degli studenti. «Nei Paesi in cui un maggior numero di studenti ripete gli anni scolastici», sottolinea, «la performance globale tende a essere inferiore e il background sociale ha un impatto maggiore sui risultati di apprendimento». La bocciatura, infatti, rafforza le disuguaglianze, piuttosto che promuovere maggiore equità nel sistema scolastico, in quanto «emargina ancora di più quei bambini o ragazzi con problemi scolastici. I ragazzi che devono ripetere l’anno non vengono quasi mai seguiti individualmente, perdono fiducia in se stessi e si allontanano dallo studio». Non solo. Tra gli alunni che ottengono gli stessi risultati in comprensione di testi, matematica e scienze quelli socialmente svantaggiati hanno più probabilità di essere bocciati, meno possibilità di ricevere aiuto durante l’anno scolastico grazie a lezioni private o corsi di recupero, oltre a maggiori problemi comportamentali, arrivare in ritardo, saltare lezioni o giorni di scuola.