Concorso presidi, il Miur fa appello contro l’annullamento

da Corriere della sera

Valentina Santarpia

Il Miur ha proposto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar con cui è stato annullato il concorso per dirigenti scolastici. Secondo i giudici amministrativi , che hanno accolto uno dei ricorsi presentati sulle irregolarità del concorso, alcuni membri della commissione principale che ha stabilito i criteri di valutazione per il concorso erano incompatibili con l’incarico svolto. Di conseguenza, sarebbe stato inficiato l’operato e la legittimità di tutte le altre commissioni. Con l’appello del ministero dell’Istruzione è stata anche chiesta la sospensione con urgenza dell’efficacia esecutiva delle sentenze. Se la richiesta venisse accolta dal giudice monocratico, in attesa della decisione della Camera di Consiglio attesa per fine luglio, si potrebbe terminare lo svolgimento degli orali previsto per l’11 luglio. «La sospensiva – spiega la responsabile del Dipartimento dei dirigenti scolastici Uil Scuola, Rosa Cirillo – consentirà di continuare le prove orali, di stilare e approvare la graduatoria dei vincitori di concorso. In questo modo, a settembre, cercando di ricomporre l’intricato puzzle giuridico normativo che si va delineando nei prossimi mesi, si potrà procedere con le nomine in ruolo, con riserva, in attesa della decisione del Consiglio di Stato, che potrebbe dar seguito alla sentenza del Tar e invalidare il concorso, ovvero riformare la sentenza di primo grado». Per salvare quanto fatto finora, si potrebbe pensare ad un preciso dispositivo legislativo, magari permettendo ai vincitori di poter fare un corso-concorso di formazione, con esame finale, per accedere alla dirigenza, suggerisce il leader della Uil Scuola, Pino Turi.

Le posizioni in campo

L’annullamento del concorso ha gettato concorrenti e sindacati nel panico: chi ha superato le prove infatti, vede crollare l’obiettivo dopo aver studiato per mesi e mesi; i sindacati sono preoccupati perché se la sentenza del Tar venisse confermata nelle scuole potrebbero mancare quasi 3000 dirigenti su 8300 istituzioni scolastiche. Al concorso hanno partecipato 15 mila persone, 9600 hanno superato le prove preselettive, 3800 gli scritti, gli orali erano in via di conclusione. I posti sono 2900 circa. Ma non è del tutto vero che se queste assunzioni non ci saranno, le scuole rimarranno senza presidi, come paventa il presidente dell’associazione nazionale presidi del Lazio. In Italia, esiste infatti il sistema delle reggenze – fortemente criticato – che permette di colmare la carenza di personale, attraverso nomine temporanee. «L’annullamento del concorso è una salvezza per i tanti dirigenti scolastici ingiustamente esclusi», sostiene il Codacons. Intanto l’opposizione lancia le accuse: «Non sarebbe stato meglio conservare il corso-concorso predisposto dal Pd, anziché bandire un concorso che ora lascia nell’ansia migliaia di docenti?», chiede Camilla Sgambato, responsabile Scuola del PD. «Nei mesi scorsi, avevamo sollecitato il Miur a trovare delle contromisure nell’eventualità che alcuni dei ricorsi fossero accolti, ma il ministro non ha voluto ascoltare», ha aggiunto la collega del Pd Simona Malpezzi. Il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro parla di «operato pasticcione del governo».

Il verbale nel mirino

Ma non è detto che la vicenda non possa avere un esito diverso e inaspettato. Secondo Tuttoscuola, che ha esaminato il verbale della riunione plenaria – del 25 gennaio scorso – della commissione e delle sotto-commissioni sotto accusa, la decisione del Tar di annullare la prova scritta del concorso dei dirigenti scolastici potrebbe essere infondata: dalle firme apposte non risulta nessuno dei tre commissari ritenuti in situazione di incompatibilità. Il Tar ha annullato la prova scritta del concorso perché la seduta della plenaria del 25 gennaio 2019 non sarebbe stata valida in quanto «la presenza anche di un solo componente versante in situazione di incompatibilità mina in radice il principio del collegio perfetto con conseguente invalidità delle attività svolte». «Eppure – sostiene la testata specializzata nel settore scolastico – leggendo il verbale della plenaria dello scorso 25 gennaio non compaiono le firme dei commissari «incompatibili», bensì quelle dei presidenti di commissione o loro delegati».