Pa, impronte digitali: dirigenti sì, docenti no. Ecco cosa cambia

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da Il Sole 24 Ore

Al dipendente pubblico non si chiederà più di estrarre il badge per entrare in ufficio, dovrà invece porgere il dito: sarà l’impronta digitale a identificarlo e marcare così l’orario di servizio. Non solo, a scanso di equivoci, la scena sarà ripresa da telecamere ad hoc.

Le nuove regole
Funzioneranno così le cose appena il regolamento attuativo, messo già a punto dalla Bongiorno, scatterà. D’altra parte la legge che introduce la novità, il provvedimento intitolato «Concretezza», è già in vigore. L’obiettivo dichiarato è mettere fuori gioco i “furbetti del cartellino” con nuovi meccanismi di identificazione. La legge parla di “verifica biometrica”, che potrebbe passare teoricamente anche attraverso il controllo dell’iride ma il ministro della P.a, madre del provvedimento, ha sempre insistito sulle impronte digitali. Per assicurare la riservatezza dei dati, tutto sarà poi criptato: trasformato in codici alfanumerici.

Tra i principi che verranno seguiti anche quello della gradualità, per cui, probabilmente, la novità sarà prima fatta digerire alle amministrazioni più grandi per poi portarla, mano a mano, sul territorio. Detto ciò lo stesso ministro più volte ha sottolineato come ci siano realtà che si sono portate avanti, ad esempio in Campania – dove il sistema è già stato
sperimentato. Restano esclusi gli insegnanti per cui fa fede il registro di classe. Invece rientrano i dirigenti. E i presidi non fanno eccezione, anche se per loro ci sarà un decreto apposito.

L’era delle impronte è quindi alle porte, ma per avere una road-map precisa bisognerà attendere i vari pareri sul regolamento, in primis quello del Garante della Privacy, che non ha mancato di far sentire le sue critiche. Servirà poi un’intesa in sede di Conferenza unificata, visto che gli apparecchi andrebbero installati anche nei Comuni più piccoli.