Il Pollo, Trilussa e i Test INVALSI

Il Pollo, Trilussa e i Test INVALSI

di Ivan Cervesato

Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due.
(Trilussa, La statistica, v. 9-14)

Ogni anno, la solita storia: escono i dati dei test Invalsi e subito tutti a rilasciare dichiarazioni preoccupate: ministri, organi di stampa, politici di governo e di opposizione. Per un settore strategico e delicato come l’Istruzione, sempre al centro della preziosa opera riformatrice di ogni Governo, la preoccupazione è rigorosamente bipartisan. [1][2][3][4][5]
Il motivo? Ancora una volta, l’Istituto Nazionale per la Valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) ha certificato che la popolazione studentesca è fatta per un terzo da irredimibili asini e analfabeti (sottinteso: la scuola, così come è, proprio non va). Fin qui, le notizie di stampa.

Mettiamola così. Immaginate che vi dicano: abbiamo somministrato un test Invalsi a 90 Premi Nobel. Di questi, 30 sono risultati analfabeti.
Forse il primo pensiero non sarebbe: all’Accademia di Svezia siedono incompetenti arruffoni, gente che regala il Nobel agli amici degli amici, a parenti vari, a portaborse di nessuno spessore ma di provata lealtà, a famigli di ogni ordine e grado. Non pensereste, sulle prime, che l’Accademia sia “da riformare”, ma magari vi verrebbe il dubbio che qualcosa, nei famosi test, non vada. Che da qualche parte debba essersi annidato un qualche errore.
La questione si fa dunque interessante: come viene scientificamente certificato l’analfabetismo di quei poveri 30 Nobel?
No, tranquilli: qui non vogliamo certo entrare in dettagli tecnici di tipo matematico-statistico (per i pochi amanti del genere, si tratta del modello di Rasch, la cui validità è da tempo autorevolmente contestata in sede internazionale: chi vuole, ha ampia facoltà di informarsi nel dettaglio [6][7]).

Invece, per far comprendere a tutti nel modo più semplice possibile il meccanismo, ci limitiamo ad una descrizione semplificata ma che conserva – ci pare – l’idea di fondo. All’incirca, dunque, funziona così: i nostri Premi Nobel affrontano il loro test Invalsi e a ciascuno è attribuito un certo punteggio. Sulla base degli esiti, i 90 sono messi in una graduatoria: quelli che occupano gli ultimi 30 posti (un terzo del totale), proprio perché nel “terzo in basso” della classifica, sono per definizione analfabeti. Semplice no?
E se il test fosse proposto a un campione di 90 ipotetici poveri ragazzini di una favela brasiliana, che non hanno mai frequentato un giorno di scuola? Anche qui, 30 analfabeti ma… c’è anche una buona notizia: 60 promossi, anche se non sanno né leggere né scrivere. La statistica fa miracoli, come ben sapeva il grande Trilussa.

L’Invalsi è uno strumento che consente di avere una foto articolata e dettagliata del nostro lavoro, che consente di analizzare eccellenze e criticità del sistema per realizzare azioni puntuali ed efficaci (…) La valorizzazione del sistema nazionale di valutazione, di studenti, scuole, docenti, dirigenti scolastici, è una delle priorità strategiche che ho individuato nell’Atto di Indirizzo politico per il 2019′′ [1] Così il (preoccupato) ministro dell’Istruzione.

Giusto, valutiamo tutto e tutti con lo stesso metodo: scuole, studenti, docenti, dirigenti scolastici (e perché non il personale amministrativo, tecnico e ausiliario? e perché non il personale del ministero, dirigenti apicali inclusi? e perché non le famiglie – genitori, nonni, zii? chi dubita che la famiglia giochi un ruolo decisivo per gli esiti scolastici dei giovani?)
Ma, signor ministro, si rassegni: se per fare “foto articolate e dettagliate” si adotta la celebrata metodologia Invalsi (la stessa usata d’altronde dalle mitologiche procedure PISA-OCSE) non se ne esce, ce lo garantisce la matematica (che non è questione politica): un terzo delle scuole saranno sempre da bocciare. Un terzo degli studenti analfabeti. Un terzo dei docenti paurosamente ignoranti. Un terzo dei collaboratori scolastici vergognosamente incapaci di provvedere a un minimo di pulizia. Un terzo dei dirigenti scolastici tragicamente incompetenti.
E se applicassimo tale scientifica metodologia alla valutazione di 30 ministri e sottosegretari di un qualsiasi ipotetico Governo? Incredibile ma vero: troveremmo per forza 10 analfabeti.

“Ma allora”, dirà qualcuno tra i più avvertiti con un lampo di soddisfazione negli occhi, “ma allora, per quanti sforzi facciamo, con questo sistema un terzo di analfabeti non ce lo leveremo mai di torno!”
Esatto.
Chiamiamola, con poca originalità, la spietata “legge del terzo incomodo”.

Oltre ad alcuni innegabili segnali di preoccupazione, i risultati contengono anche alcune tendenze incoraggianti e spunti di immediato intervento migliorativo” [1] ha aggiunto il ministro commentando le risultanze dei test. Le “tendenze incoraggianti” saranno quei due terzi benignamente catalogati da Invalsi come non-analfabeti? Se così fosse, ci sarebbe sì da preoccuparsi.

Eppure, non mancano gli sforzi: il titolare del dicastero di viale Trastevere rassicura infatti circa l’attuazione di “misure importanti per far fronte al divario territoriale e continueremo in tal senso: abbiamo stanziato 50 milioni per il contrasto alla povertà educativa, oltre 35 milioni nel Piano per la scuola digitale, 100 milioni per nuovi Laboratori all’avanguardia e per biblioteche e 20 milioni per la formazione dei docenti; infine 4 milioni per scuole situate in aree a rischio per contrastare la dispersione”.

Lodevole: 209 milioni di euro non sono bruscolini. Però, anche mettendoci 209 miliardi, per Invalsi un terzo dei valutati resterà sempre crocefisso al proprio immedicabile analfabetismo, alla propria irredimibile ignoranza. Tra un anno, leggeremo le stesse dichiarazioni, naturalmente preoccupate. È un incubo! Maledetta matematica e chi l’ha inventata.
A prima vista, la situazione sembrerebbe tutta da ridere: una barzelletta vera e propria.
E invece, a ben pensarci, è tragica, perché proprio su tali dati (presentati come esiti “scientifici e oggettivi” di inconfutabili “misurazioni”: l’abusata metafora del “termometro”…) la politica di ogni collocazione – spesso con opinione pubblica al seguito – giudica sbrigativamente il complesso sistema dell’Istruzione. Trincia giudizi sommari. Avalla e licenzia riforme (Berlinguer, Moratti, Gelmini-Tremonti, Renzi, ecc.) spacciate come necessarie (magari con la benedizione di soggetti che in generale hanno poco a che fare con la pedagogia, ma molto con l’economia e la finanza: Confindustria, BCE, OCSE, FMI, UE…), generalmente volte a liberalizzare un sistema descritto come perennemente ingessato, ad aprire al privato (per definizione più efficiente) e al libero mercato (per definizione salvifico), a introdurre la concorrenza (per definizione sempre “sana”. Mai una volta che le capiti di ammalarsi, alla concorrenza. Beata lei).

C’è da scommetterci: prossimamente sentiremo ripetere all’infinito che, per recuperare quel famoso “terzo di analfabeti” (ignorantelli sì, ma in fondo tanto preziosi: non si fanno forse per loro, le “riforme”?), la via regia è già bell’e pronta, la soluzione è a portata di mano: se ieri tutti a belare che il toccasana era l’autonomia scolastica (quanti problemi ha infatti risolto!), quello di oggi si chiama regionalizzazione dell’Istruzione. Come diceva la nonna: “povera Italia”. E, fattasi silenziosa, si allontanava scuotendo il capo.

[1] https://www.tecnicadellascuola.it/prove-invalsi-2019-studenti-ignoranti-bussetti-preoccupato-ora- valutiamo-anche-docenti-e-presidi

[2] http://www.oggiscuola.com/web/2019/07/11/simona-malpezzi-pd-i-dati-dei-test-invalsi-sono- preoccupanti-bussetti-smetta-di-nascondere-il-problema/

[3] https://www.repubblica.it/scuola/2019/05/03/news/istat_-225387947/

[4] https://www.corriere.it/scuola/secondaria/cards/studente-tre-esce-medie-senza-sapere-leggere-
scrivere-far-conto/terza-media-solo-due-studenti-tre-sono-sufficienti_principale.shtml

[5] http://www.ilgiornale.it/news/cronache/istat-alunno-terza-media-su-3-esce-scuola-analfabeta- 1688549.html

[6] https://www.roars.it/online/la-valutazione-della-scuola-e-luso-distorto-del-test-invalsi/ [7] https://www.roars.it/online/fondamentalmente-errati-i-dubbi-della-bbc-sui-test-ocse-pisa/