Maturità 2019, i ragazzi danno il voto all’esame: lungo ma non difficile

da Corriere della sera

Maurizio Tucci

L’esame di stato edizione 2018-2019 sta per essere archiviato con un tasso di promozioni (non sono ancora dati definitivi e ufficiali) altissimo. La «qualità» di un esame ovviamente non si misura dalla percentuale di promossi (a volte, anzi, può essere l’opposto), ma possiamo almeno dire che le novità introdotte non hanno avuto effetti negativi. In particolare, le tanto temute buste a sorpresa che hanno caratterizzato la prova orale sono state molto meno traumatiche del previsto anche grazie – va detto – al buonsenso degli insegnati che (per fortuna) non si sono attenuti troppo rigidamente alla consegna del «silenzio»: ovvero nessuna domanda, parla solo il candidato con i suoi collegamenti tra una materia e l’altra partendo dallo spunto trovato nella busta. Ma come hanno vissuto la personale esperienza d’esame i diretti interessati? Avevamo chiesto ad alcuni candidati il loro parere prima delle prove e li abbiamo risentiti… a cose fatte.

Il giudizio positivo

Complessivamente, il giudizio sul percorso «a buste» non è stato negativo. Qualche minuto per pensare ai collegamenti e poi si parte. In media l’esame è durato tra i 45 minuti e l’ora. «Molto più lungo degli esami precedenti», giura Miriam (Istituto tecnico turistico di Milano), ma si sa che quando le cose ci toccano direttamente la percezione cambia. Le critiche comunque non sono mancate. Veronica (liceo classico di Milano) conferma che avrebbe preferito il vecchio esame con la tesina: «A me è andata molto bene, perché nella busta ho trovato un brano di Conrad che mi ha permesso senza problemi, partendo dall’inglese, di spaziare con i collegamenti, ma a qualcuno è capitato un testo in greco da Antigone, e allora ti voglio vedere…». Anche Aurora, che è stata meno fortunata di Veronica nella scelta, ha qualche legittimo dubbio sul metodo. Per una studentessa di un liceo linguistico (Milano) trovarsi nella busta un’equazione di secondo grado: «s(t) = 4t 2 + 2t + 1»“ non è una sorpresa piacevole. Specie se si considera che la sua commissione non lasciava (come invece quasi tutte hanno fatto) qualche minuto per raccogliere le idee sui collegamenti da fare, ma ha iniziato subito con le domande (sulla funzione, appunto) proprio come nell’esame vecchio stile.

La scelta dei candidati

Scettico anche Edoardo (liceo artistico di Modena) che avanza una proposta: «L’idea in sé va bene, ma così è troppo legata alla fortuna. Meglio se le buste fossero state aperte. Non è una boutade. L’idea, tutt’altro che peregrina, è quella di dare al candidato una possibilità di scelta tra tre proposte. D’altra parte è un esame e non un quiz televisivo a premi che deve garantire la suspense per il pubblico. I collegamenti Ma come si sono destreggiati gli esaminandi con i collegamenti? Costanza (liceo scientifico di Potenza) ha trovato un’immagine dei Malavoglia e da lì è partita con lotta del proletariato, realismo, Marx e via via fino alle biotecnologie.

Dal Muro alle gite

Camilla (liceo linguistico di Milano), che la notte prima degli esami ha ripassato educazione civica, ha trovato La Regenta di Clain e poi ha virato su Flaubert (in francese), naturalismo, verismo fino alle suffragette e ai diritti delle donne. Miriam è partita dal Muro di Berlino ed è arrivata ai tour operator [garantiamo – perché ce lo ha illustrato passo per passo – che il percorso aveva una logica n.d.r.]. Aurora (quella della equazione) visto che la funzione era il tempo è passata [bravissima n.d.r.] alla filosofia, parlando di Erik Stein e del suo «tempo vita e tempo assenza». Stefano ha trovato «La città che sale» di Boccioni, e non è stato difficile passare al futurismo e poi al fascismo. Nello spazio d’esame destinato a Cittadinanza e Costituzione gli è stato chiesto di parlare dell’articolo 3, ovvero quello sulla uguaglianza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, che ci farebbe bene, a tutti, ripassare sempre.

La busta e la nonna

Alessia (liceo linguistico di Napoli) ha iniziato con spagnolo commentando un brano di Garcia Lorca. Buste coerenti col programma «Non abbiamo trovato sorprese – ammette Alessia – tutti i contenuti delle buste erano coerenti con il programma svolto, anche se alcuni spunti favorivano collegamenti più immediati, altri meno». E, seppure con diverse sfumature, quanto dice Alessia è condiviso da tutti. Qualche busta era più «creativa» di altre, come le definisce Stefano che ci fa l’esempio di una busta che conteneva la foto di una pagnotta di fronte alla quale il suo compagno ha rischiato di rimanere a digiuno di collegamenti. Comunque – e anche su questo i nostri neo-diplomati sono concordi – i prof. si sono generalmente dimostrati disponibili a fornire qualche spunto prezioso, se l’alunno era in difficoltà; ad orientare, se i collegamenti apparivano troppo bizzarri, o a completare il percorso con qualche domanda, specie sulle materie più scientifiche o tecniche meno facilmente collegabili al brano di un libro o a un quadro. Quale busta scegliere? Dipende anche dalle nonne Sono arrivati già lì con le idee chiare, magari legate a chissà quale cabala o sogno premonitore, o hanno scelto al momento? Busta 1, 2 o 3, ma anche A, B o C, perché alcune scuole hanno optato per le lettere e altre per i numeri. Camilla ha scelto la 1, perché aveva scelto la 1 anche in una simulazione di esame e le era andata bene. Veronica la 2, perché era quella centrale, evidentemente perché al classico dove sanno il latino sanno anche che «in medio stat virtus». Costanza la 3 perché… «se lo sentiva che doveva scegliere quella». Anche Alessia ha scelto la 3, scelta al momento. Stefano la 1 perché… «era la più vicina»: guai a stancarsi troppo.

La busta ondulata

Aurora ha scelto «quella di sinistra» (la sua commissione non aveva messo numeri o lettere sulle buste). Leonardo la 3, perché era «ondulata». Tra le tantissime neo-leggende metropolitane che sono circolate in questi giorni riguardo le buste, nella sua scuola correva voce che nelle buste ondulate era più probabile che ci fosse un’immagine e non un testo, perché le immagini, essendo di dimensioni maggiori (chissà perché, poi), ondulavano le buste. Originale e salomonico il criterio di scelta di Miriam: «Busta B per non fare favoritismi tra le nonne. Perché – ci spiega – ho una nonna con il nome che inizia per A e una con il nome che inizia per C».