Autonomia scolastica, no alle assunzioni dei docenti su base regionale

da Corriere della sera

Valentina Santarpia
Che fosse uno «snodo critico» lo ha ammesso anche il presidente del Consiglio. Ma alla fine l’istruzione viene «salvata» dall’autonomia, la scuola non può essere frammentata, ricorda Giuseppe Conte esultando per l’«equilibrio» trovato, e i sindacati- che già si immaginavano una scuola a due velocità, con prof del Nord strapagati rispetto a quelli del Sud- possono tirare un sospiro di sollievo. Esulta pure il M5S, che da mesi combatteva per non far passare la linea leghista del ministro Marco Bussetti: «Dopo mesi abbiamo garantito l’unità del sistema di istruzione: non abbiamo ceduto cose che avrebbero potuto compromettere l’unità del Paese»- dice il sottosegretario M5s all’Istruzione Salvatore Giuliano fuori da Palazzo Chigi- «Non ci saranno concorsi regionali, assolutamente no. Sono state prerogative che già aveva la regione».

L’articolo 12
È stato dunque soppresso l’articolo 12 del testo Stefani sull’autonomia che prevedeva l’assunzione diretta dei docenti su base regionale, come chiedeva la Lega. Era uno dei nodi sul tavolo che aveva visto la contrarietà del M5s, che aveva rilevato anche un profilo di incostituzionalità all’ultimo vertice evidenziando una Sentenza della Corte Costituzionale 76/2013 (redatta allora da Sergio Mattarella).

La bozza
Secondo la bozza dell’intesa sull’autonomia nel settore dell’istruzione, quindi, il personale della scuola «è escluso dalla regionalizzazione; il sistema di istruzione rimane unitario e nessun trasferimento di risorse dallo stato alle regioni con riferimento all’istruzione». Le Regioni potranno però aumentare il periodo minimo di permanenza degli insegnanti nella prima sede di servizio, anche in deroga alla norma nazionale, un tema che non trovava contrari i sindacati.

I sindacati
Soddisfatta la segretaria della Cisl Maddalena Gissi: «Se così fosse – spiega la sindacalista – verrebbero rispettati gli impegni assunti nell’intesa di Palazzo Chigi del 24 aprile, un’intesa che è frutto anche di una positiva interlocuzione col MIUR e col ministro Bussetti. Fatta salva l’unitarietà del sistema, delle procedure di reclutamento e della disciplina contrattuale affidata al contratto nazionale, è senz’altro possibile affrontare il tema della continuità di servizio dei docenti, su cui del resto già i contratti sulla mobilità prevedono vincoli e incentivi alla permanenza sulla stessa sede. Il confronto tra le parti si è sempre rivelato su questi temi la modalità più giusta e più efficace». Secondo Pino Turi, Uil scuola, «il buon senso ha prevalso» e si tratta di «un risultato, per nulla scontato, per il quale ci siamo impegnati dall’anno scorso, già alla vigilia dei referendum di Lombardia e Veneto , convinti che la scuola è una funzione fondamentale dello Stato, sulla quale si basa l’identità del Paese e non ammette nessuna devoluzione».