Educare alla cittadinanza? Un dovere civile!

Educare alla cittadinanza? Un dovere civile!

di Maurizio Tiriticco

Penso che il fascismo, o comunque il suo substrato ideologico o, se si vuole, in quanto un’ideologia sempre pronta a lanciare false promesse messianiche, risiede purtroppo nel dna del popolo italiano. Che, di fatto, è un popolo giovane. L’Unità Nazionale è stata raggiunta e celebrata solo nel 1861, purtroppo in seguito ad annessioni forzate e plebisciti falsificati. Un fenomeno tipico tutto nostro, rispetto ad altri Paesi d’Europa, che hanno avuto più lontane – anche se non so quanto nobili – origini, confermate poi da istituzioni monarchiche, molte delle quali, comunque, di tutto rispetto. A fronte di queste, la nostra Casa Savoia, a mezza strada tra la Francia e la penisola italica, era, di fatto, una… Casetta!
Insomma un risorgimento con la erre minuscola! Con tanti contadini del Sud massacrati dai soldati di Bixio e compagni! Comunque da noi, quando qualche dittatore in pectore sventola una bandiera che sembra unificante a dati valori – in genere mai troppo nobili – gli animi dei più si eccitano subito! Ed oggi il grande eccitatore è il nostro Salvini. Chi legge forse non sa come, negli anni venti, alcuni intellettuali fascisti provarono anche a costruire la “mistica fascista”, che divenne anche materia di ricerca e di studio in certe facoltà universitarie. Per non dire poi di tutte quelle nefande iniziative per la “difesa della razza”! Tarcisio Interlandi e Giorgio Almirante furono i direttori dell’omonima mostruosa rivista. Insomma, mutatis mutandis, se è lecito comparare cose grosse con cose piccole, Gianfranco Miglio è stato il padre teorico della Liga Veneta, come Giovanni Gentile il padre del Manifesto degli intellettuali fascisti, pubblicato in quel 21 aprile 1925, Natale di Roma! Anzi, di quella Nuova Roma Imperiale, che avrebbe dovuto esportare la sua civiltà, romana e fascista, al mondo intero, quindi ben oltre i confini euro-afro-asiatici che aveva raggiunto con Traiano. Insomma, com’è noto, è con tutta questa paccottiglia fascista che abbiamo sfidato il mondo e, purtroppo, mandato a picco il Paese!
Menomale che c’è stata quella Resistenza che non è nata negli anni dell’occupazione nazista, ma che veniva da molto lontano! Ricordiamolo! Gramsci, Gobetti, Don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli, gli autori del Manifesto di Ventotene e tanti tanti altri! Sono quegli antifascisti che, di fatto, ci hanno permesso di riscattarci agli occhi del mondo e di riallacciare rapporti costruttivi anche con i Paesi che avevamo sfidato! La Francia, la Perfida Albione, come chiamavamo l’Inghilterra, l’Unione Sovietica, dove costringemmo a morire di fame, di freddo e di stenti i soldati del Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e dell’Armir (Armata italiana in Russia)! E sfidammo perfino gli Stati Uniti d’America! Un insieme di follie assurde! E tutte recitate da quello storico balcone di Piazza Venezia, nella quale una folla plaudente ascoltava gli storici discorsi del Duce! Che poi a scuola dovevamo imparare a memoria! E che ancora ricordo!
Però, mi chiedo: queste tremende lezioni ci hanno insegnato qualcosa? Non so! Purtroppo temo anche che non siano affatto bastate! E penso anche che nelle nostre scuole questi tremendi avvenimenti non sono affrontati come si dovrebbe! Si parla tanto oggi di attivare nelle nostre scuole l’Educazione alla Cittadinanza! Ma non si parla della necessità di fare studiare – e a fondo – la nostra terribile storia degli anni venti, trenta e quaranta. E proprio oggi questo studio è estremamente necessario! Siamo un Paese di cittadini veramente liberi e pensanti? Non so! Comunque, non si può tollerare che tanti tanti nostri concittadini sembrano avere l’unico scopo di farsi un selfie con l’adorato Matteo!
Nulla contro l’illustre nostro Ministro degli Interni? Non so, ma… So di tanti nostri ministri – solo della prima repubblica? – che non facevano incetta di consensi facili, à la carte! Si dovevano misurare con i congressi di partito, dovevano essere eletti, “fare i conti” con gli elettori e con le segreterie di partito, quando si dovessero assumere decisioni! Ed anche con i Consigli dei Ministri! Insomma, non esistevano ducetti da strapazzo a distribuire sorrisi e pacche sulle spalle! Erano le strette di mano che segnavano quei contatti comunicativi tra persona e persona. Immagino quanto debba soffrire il nostro amato Presidente della Repubblica, costretto alle tante immancabili strette di mano e a quei sorrisi che, comunque, comunicano sempre fiducia e serenità. Mutuando da un vecchio adagio di Forza Italia, possiamo dire: menomale che Sergio c’è!