Crisi di Governo

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Lunedì 16 settembre 2019 alle ore 10.30 a Palazzo Chigi, nella Sala dei Galeoni, si svolge la cerimonia di giuramento dei Sottosegretari di Stato.


Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 13 settembre, ha nominato quarantadue Sottosegretari, nel rispetto dei limiti previsti dalla legislazione vigente. Dei nuovi Sottosegretari, dieci assumeranno le funzioni di Viceministro, con deleghe che saranno successivamente loro attribuite a norma dell’articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

Di seguito la lista dei Sottosegretari oggi nominati.

Presidenza del Consiglio
Mario Turco – programmazione economica e investimenti
Andrea Martella – editoria
Gianluca Castaldi – rapporti con il Parlamento
Simona Flavia Malpezzi – rapporti con il Parlamento
Laura Agea – affari europei

Esteri e cooperazione internazionale
Emanuela Claudia Del Re – viceministro
Marina Sereni – viceministro
Manlio Di Stefano
Ricardo Antonio Merlo
Ivan Scalfarotto

Interno
Vito Claudio Crimi – viceministro
Matteo Mauri – viceministro
Carlo Sibilia
Achille Variati

Giustizia
Vittorio Ferraresi
Andrea Giorgis

Difesa
Giulio Calvisi
Angelo Tofalo

Economia
Laura Castelli – viceministro
Antonio Misiani – viceministro
Pier Paolo Baretta
Maria Cecilia Guerra
Alessio Mattia Villarosa

Sviluppo economico
Stefano Buffagni – viceministro
Mirella Liuzzi
Gian Paolo Manzella
Alessia Morani
Alessandra Todde

Politiche agricole alimentari e forestali
Giuseppe L’Abbate

Ambiente e tutela del territorio e del mare
Roberto Morassut

Infrastrutture e trasporti
Giancarlo Cancelleri – viceministro
Salvatore Margiotta
Roberto Traversi

Lavoro e politiche sociali
Stanislao Di Piazza
Francesca Puglisi

Istruzione, università e ricerca
Anna Ascani – viceministro
Lucia Azzolina
Giuseppe De Cristofaro

Beni e attività culturali e turismo
Lorenza Bonaccorsi
Anna Laura Orrico

Salute
Pierpaolo Sileri – viceministro
Sandra Zampa


Lunedì 9 settembre la Camera dei deputati (343 favorevoli, 263 contrari, 3 astenuti) e martedì 10 settembre 2019 il Senato della Repubblica (169 favorevoli, 133 contrari, 5 astensioni) esprimono il voto di fiducia al Governo.


Dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Prima di avviare le mie comunicazioni in quest’Aula, concedetemi innanzitutto di rivolgere un saluto e un ringraziamento al Presidente della Repubblica, il quale, anche in queste ultime fasi, sì determinanti per la vita della nostra Repubblica, esercitando con scrupolo le proprie prerogative costituzionali, ha guidato il Paese con equilibrio e saggezza ed è stato un riferimento imprescindibile per tutti.

Oggi ci presentiamo per chiedere a voi, rappresentanti del popolo italiano, la fiducia sul nuovo Governo, che sarà mio compito guidare con disciplina e onore. Mosso dal primario obiettivo del perseguimento dell’interesse nazionale, ho sempre inteso il mio ruolo di Presidente del Consiglio come servizio al Paese; nell’esercitare le funzioni di direzione e di guida della politica generale del Governo, ho cercato di guardare sempre al bene comune, senza lasciare che prevaricassero interessi di parte o convenienze di singole forze politiche.

Il programma che mi accingo ad illustrare non è una mera elencazione di proposte eterogenee che si sovrappongono l’una sull’altra, né tantomeno è la mera sommatoria delle diverse posizioni assunte dalle forze politiche che hanno inteso sostenere questa iniziativa; è, al contrario, una sintesi programmatica che disegna l’Italia del futuro, è un progetto di governo del Paese, fortemente connotato sul piano politico, che preannuncia specifiche risposte alle attese e ai bisogni dei cittadini, risposte che ci impegniamo a realizzare con il lavoro e l’impegno delle donne e degli uomini che qui mi affiancano; è un programma che ha l’ambizione di delineare la società in cui vogliamo vivere noi stessi, che abbiamo già un po’ di anni sulle spalle, ma soprattutto la società che vogliamo consegnare ai nostri figli e ai nostri nipoti, nella consapevolezza che il patto politico e sociale che oggi proponiamo a voi e ai cittadini italiani si proietta necessariamente, per essere sostenibile, in una dimensione intergenerazionale.

Questo progetto politico segna l’inizio di una nuova, che confidiamo risolutiva, stagione riformatrice. Come più volte hanno sollecitato le stesse forze di maggioranza, è un progetto che presenta elementi e caratteristiche di forte novità: nuovo nella sua impostazione, nuovo nel suo impianto progettuale, nuovo nella determinazione ad invertire gli indirizzi meno efficaci delle pregresse azioni, nuovo nelle modalità di elaborazione delle soluzioni ai bisogni dei cittadini e alle urgenze che assillano la società, nuovo nel suo sforzo di affrontare, con la massima rapidità, le questioni più sensibili e più critiche.

Nello stesso tempo, questo progetto, per quanto ben avanzato sul terreno dei contenuti, ambisce, contando sull’aiuto di tutti, un metodo di condotta politica che valorizzi, traendo ispirazione dal passato, dal nostro migliore passato, equilibrio e misura, sobrietà e rigore, affinché i nostri cittadini possano guardarci con rinnovata fiducia, quella fiducia nelle istituzioni che è presupposto imprescindibile affinché l’azione di Governo, e più in generale le iniziative di tutti i pubblici poteri possano rivelarsi realmente efficaci.

È un progetto politico di ampia portata, se mi permettete anche culturale. Vogliamo volgerci alle spalle il frastuono dei programmi inutili, delle dichiarazioni bellicose e roboanti. Io e tutti i miei Ministri prendiamo il solenne impegno, oggi, davanti a voi, a curare le parole, ad adoperare un lessico più consono, più rispettoso. Un lessico più consono, più rispettoso delle persone, della diversità delle idee. Ci impegniamo a essere pazienti anche nel linguaggio, misurandolo sull’esigenza della comprensione. La lingua del Governo sarà una lingua mite, perché siamo consapevoli che la forza della nostra azione non si misurerà con l’arroganza delle nostre parole. I cittadini ci guardano, ci ascoltano, attendono da noi una parola e un’azione all’altezza della funzione alla quale siamo chiamati. Si attendono da noi consapevolezza del ruolo e anche un supplemento di umanità. Non possiamo deludere le loro aspettative. Faccio mie le parole pronunciate da Giuseppe Saragat nella seduta inaugurale dell’Assemblea Costituente: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide”.

Lavoriamo dunque insieme, ogni giorno, nelle Aule parlamentari, nelle Commissioni e nel Governo per promuovere una democrazia autenticamente umana. In questa prospettiva il nostro Governo si richiamerà costantemente a un quadro consolidato di principi e valori in grado di offrire respiro e orizzonte alle proprie politiche. Sono principi che ritengo non negoziabili, perché universali. Essi si collocano in una dimensione sovragovernativa, non hanno colore politico. Sono i principi iscritti nella nostra Costituzione e che anche nei miei numerosi interventi pubblici ho più volte richiamato sintetizzandoli con la formula riassuntiva “nuovo umanesimo”: il primato della persona, alla quale la Repubblica riconosce i diritti inviolabili e allo stesso tempo richiede l’adempimento di inderogabili doveri di solidarietà; il lavoro come supremo valore sociale, in quanto rende ogni uomo cittadino pleno iure in grado di concorrere insieme agli altri al progresso materiale e spirituale della società; l’uguaglianza, nelle sue varie declinazioni, formale, sostanziale; il principio di laicità e la tutela della libertà religiosa; il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti e la promozione della pace e della giustizia tra le nazioni.

All’interno di questi valori, in questa cornice di riferimento costituzionalmente caratterizzata, si ascrive la nostra azione riformatrice, racchiusa in un programma del quale sarò il garante, il primo responsabile, e che cercherò di tratteggiare nelle sue linee essenziali in questo mio intervento. Gli obiettivi che abbiamo posto a fondamento di questa azione di Governo sono elementi essenziali di un progetto riformatore che mira a far rinascere il Paese nel segno dello sviluppo, dell’innovazione, dell’equità sociale. Sono molte le sfide che ci attendono, a partire dalla prossima sessione di bilancio, che dovrà indirizzare il Paese verso una solida prospettiva di crescita e di sviluppo sostenibile pur in un quadro macroeconomico internazionale caratterizzato da profonda incertezza. Le tensioni commerciali in atto, le conseguenti difficoltà di settori cruciali come quello manifatturiero, caratterizzato da una catena del valore ormai pienamente integrata tra i Paesi dell’Unione, ci obbligano a definire al più presto un’agenda riformatrice di ampio respiro, di lungo periodo, per far crescere le migliori energie dell’Italia e concorrere a rilanciare la crescita sostenibile, l’occupazione, la coesione sociale e territoriale in Europa.

Non possiamo limitarci a porre in essere azioni che intervengano marginalmente nella struttura del nostro sistema Paese. Abbiamo l’opportunità storica di imprimere una svolta profonda nelle politiche economiche e sociali che restituisca una prospettiva di sviluppo, di speranza ai giovani, alle famiglie a basso reddito, oltre a tutto il sistema produttivo. Da troppi anni l’Italia fatica ad esprimere il proprio potenziale di sviluppo, cresce a ritmi molto inferiori rispetto a quelli che potrebbero garantire sul piano sociale, ambientale ed economico uno sviluppo armonico e sostenibile. Ne ha risentito la qualità della vita dei cittadini, la capacità dei giovani di perseguire con piena fiducia i propri progetti di vita, la garanzia di una terza età serena, la capacità stessa della mano pubblica di fornire beni collettivi di qualità, senza i quali non è possibile coltivare nessuna prospettiva di progresso. Occorre dunque invertire questa tendenza, attraverso un’azione coordinata sul piano interno ma anche a livello europeo. La sfida sul piano interno è quella di ampliare la partecipazione alla vita lavorativa delle fasce di popolazione finora escluse. Esse si concentrano soprattutto tra i giovani e le donne, particolarmente nel Mezzogiorno. Vogliamo offrire loro, come a tutti gli altri lavoratori, opportunità di lavoro, salari adeguati, condizioni di vita degne di un Paese civile, di un Paese che, fin dal 1948, ha sancito nella propria Carta fondamentale il diritto del lavoratore a un’esistenza libera e dignitosa. Dobbiamo perciò rimuovere gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di questo primario obiettivo e che purtroppo sono riconducibili alle più varie cause. Alcune di queste sono ascrivibili a dinamiche fortemente condizionate dalla nostra storia economica, e non possono certo trovare soluzioni immediate, ma richiedono una riflessione approfondita e sincera su come si è definita la struttura sociale e produttiva dell’Italia postbellica e su come essa, dopo un trentennio di straordinario sviluppo economico sociale e civile, ha affrontato l’impatto delle profonde trasformazioni legate al nuovo ciclo della globalizzazione. Altre cause, invece, sono di più immediata evidenza, e conseguentemente possono essere affrontate, e anche in prospettiva risolte, attraverso una coraggiosa opera di riforma. Ne cito alcune: scarsa formazione e carente dotazione di conoscenze e di competenze, difficoltà di conciliare vita familiare e vita lavorativa. Scuole e università di qualità, asili nido, servizi alle famiglie, specialmente quelle con i figli, saranno dunque le prime leve sulle quali agire.

Il primo immediato intervento sarà sugli asili nido, non possiamo indugiare oltre .

Rafforzare l’offerta e la qualità dell’educazione fin dal nido è un investimento strategico per il futuro della nostra società, perché combatte le diseguaglianze sociali che purtroppo si manifestano sin dai primissimi anni di vita e favorisce una più completa integrazione delle donne nella nostra comunità di vita sociale e lavorativa. Dobbiamo contrastare la falsa mitologia per cui la cura della comunità familiare, dei figli e degli anziani possa essere di ostacolo a una più intensa partecipazione al mercato del lavoro. Il simultaneo perseguimento di questi obiettivi è possibile; è possibile con adeguate politiche di offerta di servizi alle famiglie, coerente distribuzione del carico fiscale, lotta alla discriminazione di genere, in particolare nei luoghi di lavoro.

Questo Governo, come prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà con le regioni per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro nidi, a partire dal prossimo anno scolastico 2020-2021 e per ampliare contestualmente l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno. È una delle varie misure che introdurremo anche al fine di sostenere la natalità e contrastare così il declino demografico.

Per quanto riguarda la scuola occorre intervenire per migliorare la didattica, per contrastare la dispersione scolastica, concentrando i nostri sforzi sulla professionalità dei docenti, ai quali occorre garantire la giusta valorizzazione anche economica, in linea con quanto accade in altri Paesi europei. Occorre, anche in questo contesto, contrastare il precariato, attraverso lo strumento di concorsi ordinari e straordinari che riconoscano il valore dell’esperienza e, nello stesso tempo, valorizzino il merito, i meriti di chi con passione e con vocazione vuole dedicarsi a far crescere le prossime generazioni. Inoltre, per assicurare l’effettività del diritto allo studio valuteremo misure a sostegno delle famiglie meno abbienti, soprattutto nell’ottica di un innalzamento dell’obbligo scolastico.

Nello stesso tempo, occorre rafforzare e valorizzare il nostro sistema universitario e di ricerca che deve spingere l’intero Paese verso le più avanzate frontiere della conoscenza. Occorre incrementare la partecipazione dei giovani alla formazione terziaria, per colmare il divario che ci separa dai nostri partner europei, anche attraverso politiche adeguate di sostegno al diritto allo studio. La qualità della nostra ricerca, già eccellente, può e deve essere ulteriormente accresciuta, anche attraverso un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca dei quali va assolutamente favorita l’internazionalizzazione. Il sistema di reclutamento va allineato ai migliori standard internazionali e va potenziato anche attraverso l’istituzione di un’agenzia nazionale, sul modello di quelle istituite in altri Paesi europei, che possa coordinare e accrescere la qualità e l’efficacia delle politiche pubbliche sulla ricerca. Nuove forme di finanziamento e formule innovative di partenariato pubblico privato dovranno essere incentivate il più possibile, è in gioco il futuro dei nostri giovani migliori. Purtroppo tra le tante eccellenze del nostro Paese ve ne è una che da troppi anni ormai stiamo esportando al di là delle nostre intenzioni, mi riferisco alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, soprattutto quelli del Sud, costretti ad abbandonare i propri affetti, i territori in cui sono cresciuti, per trovare all’estero nuove opportunità di vita. Occorre invertire questa tendenza che espone la nostra nazione al rischio di un inesorabile declino. I giovani sono la spinta propulsiva, senza la quale ogni tentativo di rinnovamento si rivelerebbe vano.

Questo è il governo più giovane della storia della Repubblica – e non per merito di chi vi parla che ha innalzato la soglia anagrafica -, non può rinnegare se stesso, deve assolutamente raccogliere e vincere questa sfida, l’Italia dovrà essere laboratorio di innovazione, di opportunità e di idee, capace di offrire ai giovani solidi e convincenti motivi per rimanere hic optime.

Gli anni della globalizzazione ci hanno insegnato che solo il lavoro di qualità è una garanzia contro la povertà, contro l’insicurezza economica. Vogliamo perciò creare le condizioni affinché il tessuto del Paese sia fortemente e altamente produttivo e basi la sua capacità di stare sui mercati non sul lavoro precario a basso costo, ma sulla qualità e sull’innovazione dei prodotti.

Il modello di sviluppo che intendiamo perseguire è quello di una crescita integrale, inclusiva, che ponga al centro il benessere del cittadino e del lavoratore, nella prospettiva di uno sviluppo equo e solidale. Ne abbiamo tutte le possibilità; la nostra forza, che ci viene universalmente riconosciuta, è un sistema industriale in grado di fare incontrare la produzione di massa con la capacità di personalizzazione del prodotto e anche la flessibilità nei processi. Occorre rafforzare la determinazione e l’impegno affinché questa spiccata vocazione all’innovazione possa essere adeguatamente sfruttata. Dobbiamo coordinare in questa medesima direzione l’intervento pubblico, ma anche l’iniziativa privata. L’azione pubblica deve favorire questo processo, definendo le regole del gioco e una visione di politica industriale, rilanciando gli investimenti pubblici, creando le condizioni materiali che consentano agli attori privati di agire, investire e crescere. Per questo abbiamo voluto creare un ministero dedicato all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione che aiuti le imprese, oltre che la medesima pubblica amministrazione, a trasformare l’Italia in una vera e propria smart nation. Dobbiamo perseguire una strategia di azione che porti l’Italia a primeggiare a livello mondiale in tutte le principali sfide che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale. Una efficiente e razionale politica di investimenti ci consentirà di crescere nella digitalizzazione, nella robotizzazione e nell’intelligenza artificiale. Badate, questo impegno non riguarda solo l’industria; l’innovazione deve essere il motore che imprime una nuova spinta a tutti i settori dell’economia e della società. La pubblica amministrazione dovrà essere alla testa di questo processo, realizzando le infrastrutture materiali e immateriali necessarie. Occorrono in questa direzione impegni concreti, dobbiamo lavorare perché i cittadini abbiano un’unica riassuntiva identità digitale di qui a un anno, dobbiamo dotare il Paese di un’infrastruttura di comunicazione a banda larga nei prossimi anni, dobbiamo rafforzare gli investimenti per il fondo di venture capital e sollecitare anche gli investimenti privati nel campo dell’innovazione tecnologica.

La rivoluzione dell’innovazione non può realizzarsi tuttavia senza un’adeguata rete di infrastrutture tradizionali, dei trasporti, delle reti dei servizi pubblici essenziali, senza un’attenta politica di difesa del territorio e dell’ambiente. È necessario per questo ravvivare la dinamica degli investimenti, sia proseguendo nell’azione di supporto alle pubbliche amministrazioni, sia nella definizione delle priorità fondamentali su cui concentrare nuove risorse. Le infrastrutture in questa prospettiva sono essenziali per avviare una nuova strategia di crescita, fondata sulla sostenibilità. Abbiamo bisogno di un sistema moderno, connesso, integrato, più sicuro che tenga conto degli impatti sociali e ambientali delle opere.

Renderemo più efficiente, più razionale il sistema delle concessioni dei beni e dei servizi pubblici, operando una progressiva ma inesorabile revisione di tutto il sistema.

Quanto al procedimento in tema di concessioni autostradali avviato a seguito del Ponte Morandi, voglio chiarire che questo Governo porterà a completamento il procedimento senza nessuno sconto per gli interessi privati, avendo quale obiettivo esclusivo la tutela dell’interesse pubblico e con esso la memoria, la memoria delle quarantatré vittime, una tragedia che rimarrà una pagina indelebile della nostra storia patria.

Nella prospettiva di un’azione riformatrice coraggiosa e innovativa, obiettivo primario del Governo sarà la realizzazione di un green new deal, che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione delle biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici. Siamo determinati ad introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi.

Lo voglio dire chiaramente: chi verrà dopo di noi, semmai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa nuova norma di legge. È anche per evitare questi rischi che ci adopereremo affinché la protezione dell’ambiente, delle biodiversità e – auspico – anche dello sviluppo sostenibile siano inseriti tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale. Tutto il sistema produttivo dovrà orientarsi in questa direzione, promuovendo prassi socialmente responsabili che valgano a rendere quanto più efficace la transizione ecologica e indirizzino l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare, che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto.

D’altra parte, dobbiamo essere consapevoli che siamo di fronte a cambiamenti epocali, che impongono a tutti, a tutti i livelli di governance, di ripensare modelli economici, sociali, di tutela ambientale, per creare nuove opportunità di sviluppo personale, ridurre le disuguaglianze, fare in modo che altre non si creino in futuro e conseguentemente garantire l’equità intergenerazionale, per non compromettere la qualità di vita delle generazioni che verranno.

In questo quadro, anche l’agricoltura, l’agroalimentare rappresentano un comparto decisivo rispetto alle sfide che attendono il Paese: è, dunque, necessario sviluppare la filiera agricola biologica, le migliori e più innovative pratiche agronomiche, conservare e accrescere la qualità del territorio, sostenere le aziende agricole promosse dai giovani, investire nella ricerca, individuando come prioritari la sostenibilità delle coltivazioni, il contrasto dei mutamenti climatici, con particolare attenzione all’uso efficiente, attento della risorsa idrica.

Riserveremo la massima attenzione al rafforzamento delle regole europee per l’etichettatura, la tracciabilità degli alimenti. Massima priorità dovranno poi assumere le politiche per la messa in sicurezza del territorio, per il contrasto al dissesto idrogeologico e per l’accelerazione della ricostruzione delle aree terremotate, anche attraverso l’adozione di una normativa organica che consenta finalmente, una volta per tutte, di rendere più spedite le procedure, in particolare per la ricostruzione pubblica.

Ho incontrato una rappresentanza, come sapete, delle popolazioni colpite dal sisma durante le consultazioni per la formazione di questo Governo. Più volte anche lo scorso anno mi sono recato nelle zone terremotate non solo del Centro Italia. Desidero ripetere in quest’Aula quanto già ho affermato durante le consultazioni: la ricostruzione sarà una questione prioritaria di questo Governo. Il mio primo impegno pubblico in Italia sarà proprio la visita ad alcuni comuni colpiti dal sisma: incontrerò sindaci, rappresentanti delle istituzioni locali, semplici cittadini.

L’azione di rilancio degli investimenti, inoltre, passa necessariamente dall’abbattimento del divario fra Nord e Sud del Paese. A questo scopo occorre rilanciare un piano straordinario di investimenti per il Mezzogiorno, anche attraverso l’istituzione di una banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese e dia impulso all’accumulazione di capitale fisico, umano, sociale e naturale del Sud.

Per le aree più disagiate dobbiamo promuovere il coordinamento di tutti gli strumenti normativi esistenti, come i contratti istituzionali di sviluppo, le zone economiche speciali e i contratti di rete, ed intervenire affinché i fondi europei di sviluppo e coesione siano utilizzati al meglio per valorizzare i territori. In particolare, i contratti istituzionali di sviluppo sono un esempio virtuoso di azione politica concreta e rapida, che abbiamo già sperimentato con successo e che intendiamo riproporre in tutte le aree economicamente disagiate del Paese.

Ma per rilanciare efficacemente il nostro sistema produttivo, dobbiamo anche tener conto delle sue peculiarità e quindi dei suoi punti di forza ma anche dei suoi punti di debolezza. Il nostro tessuto produttivo è composto – lo sappiamo – per larga parte da piccole e medie imprese. Dobbiamo introdurre misure che incentivino queste imprese a rafforzare la propria compagine sociale e a dimensionarsi in modo sempre più strutturato, sempre più consistente. La sfida della competizione è molto dura. Piccolo è bello, senz’altro; ma il piccolo che è messo nelle condizioni di rafforzarsi, di crescere, di internazionalizzarsi è ancora più bello.

Dobbiamo creare le premesse e le condizioni affinché chi voglia crescere, competere più a largo raggio, possa farlo consolidando la propria posizione anche nei mercati globali.

Tutte le evidenze empiriche ci dicono d’altra parte che, quando l’impresa cresce, tende a retribuire meglio i propri lavoratori; offre loro migliori condizioni di lavoro, maggiori occasioni di crescita professionale. Le imprese che crescono mediamente investono di più nella ricerca, nello sviluppo; offrono opportunità di lavoro anche ai nostri giovani altamente qualificati che, purtroppo, oggi sono costretti ad emigrare favorendo Paesi concorrenti. Quindi consolidare e strutturare meglio le nostre imprese significa favorirne l’internazionalizzazione e, quindi, incentivare anche il nostro export. Su questo fronte il Governo perseguirà una strategia di integrale rafforzamento di tutti gli strumenti che consentono alle nostre aziende di navigare meglio nella competizione globale. Promuoveremo ancor più intensamente il nostro made in Italy universalmente apprezzato; coinvolgeremo tutte le nostre ambasciate in questa articolata strategia; porremo le basi per potenziare tutte le connesse attività di sostegno alle nostre imprese esportatrici (consulenza giuridica ed economica, agevole accesso a un ampio ventaglio di strumenti finanziari e assicurativi).

Una visione coerente e integrata dell’internazionalizzazione del Paese non può peraltro trascurare il ruolo di traino del turismo. È un settore chiave che contribuisce più del 10 per cento al nostro PIL: dobbiamo potenziarlo anche attraverso una seria revisione della sua governance pubblica. Occorre promuovere i multiformi percorsi del turismo anche attraverso il recupero, la valorizzazione del nostro patrimonio naturale, storico, artistico, culturale con attenzione particolare alle specificità di alcuni territori come quelli alpini. Obiettivi prioritari dell’azione di Governo dovranno essere la conservazione e la valorizzazione dello straordinario patrimonio artistico e culturale racchiuso nei nostri territori. Dobbiamo investire anche nelle imprese che si fondano sulla creatività e che generano cultura, ampliando l’accesso ai consumi culturali. Da questi investimenti l’intera società trarrà beneficio anche in termini di maggiore ricchezza e più ampia occupazione. Più in generale la crescita patrimoniale e dimensionale delle nostre imprese dovrà essere incoraggiata anche attraverso un’attenta politica fiscale, evitando che quest’ultima diventi disincentivante nei confronti delle imprese che assumono dimensioni più consistenti.

In primo luogo, va riconosciuto che gli italiani hanno il pieno diritto a confrontarsi con un fisco chiaro, trasparente, amico dei cittadini e delle imprese. Per questa ragione occorre perseguire una riforma fiscale che contempli la semplificazione della disciplina, una più efficace alleanza tra contribuente e amministrazione finanziaria. L’obiettivo primario qui è alleggerire la pressione fiscale nel rispetto dei vincoli di equilibrio del quadro di finanza pubblica. Questo Governo perseguirà una strategia molto chiara: tutti devono pagare le tasse ma proprio tutti. Questo affinché tutti possano pagare meno. Nella prospettiva di una graduale rimodulazione delle aliquote al sostegno dei redditi medi e bassi, in linea con il fondamentale principio costituzionale della progressività della tassazione, il nostro obiettivo prioritario è ridurre le tasse sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, e intendiamo operare questa riduzione a totale vantaggio dei lavoratori e individuare una retribuzione giusta, il cosiddetto salario minimo, garantendo le tutele massime a beneficio dei lavoratori anche attraverso il meccanismo, che peraltro era previsto nel nostro dettato costituzionale e non è mai stato attuato, dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Occorre procedere finalmente all’approvazione di una legge sulla rappresentanza sindacale, ovviamente sulla base di indici molto rigorosi. Vogliamo individuare il giusto compenso anche per i lavoratori non dipendenti al fine di evitare forme di abuso e di sfruttamento che solitamente affliggono i più giovani professionisti . Ci prefiggiamo di introdurre una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni. È una battaglia che intendiamo portare a termine al più presto in omaggio a tutte le donne. Intendiamo realizzare un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Il numero ancora troppo elevato di decessi e di gravi infortuni sul lavoro non può essere tollerato: è un allarme al quale dobbiamo prestare la massima attenzione. Non possiamo, nessuno può rassegnarsi al fatto che in Italia, nello svolgimento della propria attività lavorativa, si possa morire o subire gravi irreversibili danni fisici. Occorre anche contrastare le odiose forme di sfruttamento dei lavoratori che finiscono non in rari casi con l’essere ridotti in condizioni analoghe a quelle che una volta avremmo definito condizioni di vera e propria schiavitù. Riporremo anche massima attenzione al problema della tutela dei risparmi dei cittadini. A tal fine occorre prendere atto che i tre comparti, bancario, finanziario e assicurativo, appaiono sempre più intrecciati tra loro e le attività di vigilanza dovrebbero ispirarsi a minimi comuni denominatori, con maggiore e più efficace coordinamento tra le autorità competenti anche a livello europeo oltre che nazionale, così da garantire maggiore trasparenza, un più accessibile e adeguato livello di informazione sui rischi, sulle condizioni di utilizzo dei risparmi e degli investimenti degli italiani. Questa è la nostra visione che si sviluppa – lo comprendete – in un orizzonte temporale ampio che finisce per abbracciare l’intero arco della legislatura. Realizzeremo questa visione tenendo conto dei vincoli di finanza pubblica e della sostenibilità del debito che avvieremo lungo un percorso di riduzione. In questo modo noi potremo arrivare a liberare anche nuove risorse da reinvestire, per realizzare a fondo, nel modo più incisivo, questa complessiva e articolata stagione riformatrice.

Come dimostra la sensibile riduzione dei tassi rispetto ai livelli dello scorso ottobre, i mercati finanziari stanno investendo con fiducia su questa nuova fase che l’Italia sta attraversando. La diminuzione della spesa per interessi pagati sul nostro debito pubblico non stenterei a definirla una vera e propria riforma strutturale, perché ci permette di allentare quello che oggi è stato il maggior freno alla crescita del nostro Paese negli ultimi decenni.

Ogni euro risparmiato sulle prossime emissioni dei nostri titoli di Stato consente, infatti, di eliminare, direi immediatamente, automaticamente, il capitolo più improduttivo della nostra spesa pubblica, in modo da liberare risorse pronte per essere investite nelle infrastrutture, nella scuola, nella sanità, nella riduzione stessa del carico fiscale che grava su cittadini e imprese. Il nostro è un progetto ambizioso, di lungo periodo, che intendiamo perseguire già con la prossima manovra economica, sulla quale le forze politiche che compongono l’Esecutivo hanno già avviato con me proficue interlocuzioni.

Siamo consapevoli che questa prossima manovra sarà impegnativa. La sfida più rilevante per quest’anno sarà evitare l’aumento automatico dell’IVA e avviare un alleggerimento del cuneo fiscale. Le risorse saranno reperite con una strategia organica e articolata, che includerà un controllo rigoroso della qualità della spesa corrente e, a questo riguardo, dobbiamo completare e rendere efficaci le attività di spending review; includerà altresì un attento riordino del sistema delle agevolazioni fiscali, delle tax expenditures, che salvaguardi, però, l’importante funzione sociale e redistributiva di questo strumento, nonché, attraverso un’efficace strategia di contrasto all’evasione da condurre con strumenti innovativi, un ampio ricorso alla digitalizzazione.

Il nostro progetto non si limita all’ambito strettamente economico-finanziario ma si estende anche al tema dei diritti, delle riforme dell’assetto istituzionale, della sicurezza, della giustizia, della tutela dei beni comuni. Promuoveremo una più efficace protezione dei diritti della persona, anche quelli di nuova generazione, rimuovendo tutte le forme di diseguaglianza che impediscono il pieno sviluppo della persona, il suo partecipe coinvolgimento nella vita politica sociale, economica e culturale del Paese.

È necessario rafforzare la tutela e i diritti dei minori, intervenire tramite più efficaci misure di sostegno in favore delle famiglie – penso, ad esempio, all’assegno unico – con particolare attenzione alle famiglie numerose, quelle prive di adeguate risorse economiche, ovviamente. In una società sempre più frammentata, dominata da un individualismo che tende ad esaltare i forti e ad annullare i deboli, il ruolo sociale della famiglia diventa sempre più insostituibile. È dunque doveroso realizzare una politica integrata per le famiglie che offra servizi e condizioni di crescita qualitativamente adeguate in tutto il Paese, anche a sostegno – l’ho già detto – della natalità.

Massima attenzione sarà riservata al tema, particolarmente sensibile e a me caro, della disabilità. Occorre realizzare una razionale riunificazione normativa della disciplina in materia di sostegno alla disabilità e alla non autosufficienza. C’è un progetto di codice delle disabilità: dobbiamo coltivare quel progetto, promuovendo politiche non meramente assistenziali ma orientate all’inclusione sociale dei cittadini con disabilità e al pieno esercizio di una cittadinanza attiva. Ci tengo a informare quest’Aula che le deleghe sulla disabilità saranno in capo direttamente alla Presidenza del Consiglio.

Per quanto riguarda il tema delle riforme costituzionali, è nostra intenzione chiedere l’inserimento nel primo calendario utile della Camera dei deputati del disegno di legge costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari.

Questa riforma dovrà essere affiancata da un percorso volto a incrementare le garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, anche favorendo l’accesso democratico alle formazioni minori e assicurando, nello stesso tempo, il pluralismo politico e il pluralismo territoriale. Contestualmente, il nostro obiettivo è procedere a una riforma dei requisiti di elettorato attivo e passivo per le elezioni del Senato e della Camera, nonché avviare una revisione costituzionale volta a introdurre istituti che assicurino maggiore equilibrio al sistema e contribuiscano a riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Sarà un percorso di ampio respiro, che caratterizzerà questa esperienza di Governo e che richiederà tempo, attenzione e competenza. Ogni intervento sul testo costituzionale presuppone, infatti, una scrupolosa verifica degli effetti che può produrre sull’attuale equilibrio di checks and balances così attentamente disegnato dai costituenti.

Nel quadro delle riforme istituzionali è intenzione del Governo completare il processo che possa condurre a un’autonomia differenziata, che abbiamo definito giusta e cooperativa. È un progetto di autonomia che deve salvaguardare il principio di coesione nazionale e di solidarietà, nonché la tutela dell’unità giuridica ed economica. Sarà essenziale definire i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e anche i fabbisogni standard, perché è quello poi che prevede – e, quindi, bisogna dare attuazione completa – l’articolo 119, quinto comma, della Costituzione, che – ricordo a me stesso – prevede l’istituzione di un Fondo perequativo volto a garantire a tutti i cittadini la medesima qualità dei servizi.

Queste cautele consentiranno di evitare che questo legittimo, sacrosanto e giusto processo riformatore possa contribuire, suo malgrado, a creare un Paese a due velocità, che aggravi il divario tra il Nord e il Sud. Lo sviluppo locale è un prezioso motore di crescita e di sviluppo e molti sono gli interventi che intendiamo proporre per favorirlo.

È necessario, dunque, rivedere il Testo unico per gli enti locali, introducendo un’agenda urbana per lo sviluppo sostenibile delle città, delle città metropolitane, di Roma capitale, il cui statuto dovrà essere profondamente riformato perché sia più aderente al ruolo che la città riveste, anche in quanto sede delle massime istituzioni della Repubblica. Dobbiamo, inoltre, attuare la legge per la valorizzazione dei piccoli comuni e sopprimere gli enti inutili. In questo contesto occorre anche garantire e tutelare con la massima intensità le autonomie a statuto speciale e le minoranze linguistiche.

Il nostro Paese necessita, poi, di una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi e una riforma del metodo di elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura. Questo piano riformatore, in particolare, dovrà salvaguardare il fondamentale principio, ovviamente, di indipendenza della magistratura dalla politica. Dobbiamo potenziare la lotta alle organizzazioni mafiose, rendere sempre più efficace, come già anticipato, il contrasto all’evasione fiscale, anche prevedendo l’inasprimento delle pene, incluse quelle detentive per i grandi evasori.

La tutela dei beni comuni, infine, è un valore essenziale, che dobbiamo adoperarci per presidiare a tutti i livelli. Intendiamo approvare in tempi celeri una legge sull’acqua pubblica, completando l’iter legislativo in corso. Allo stesso modo, il Governo si impegnerà a difendere la sanità pubblica e universale, valorizzando il merito, predisponendo un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri, potenziandone i percorsi formativi.

Questo Governo sarà anche particolarmente sensibile nella promozione del pluralismo nell’informazione. Ringrazio in proposito la stampa per il suo insostituibile ruolo di termometro della democrazia. La garanzia di un’informazione libera, imparziale e indipendente è uno dei nodi nevralgici che definiscono l’affidabilità e la tenuta del nostro Paese e delle sue istituzioni. La qualità del dibattito democratico dipende anche per buona parte dal contributo critico che viene offerto ai cittadini tramite i mezzi di comunicazione. Confido che i professionisti dell’informazione possano svolgere un’opera di costante stimolo affinché tutti gli esponenti della classe politica si concentrino sempre più sul merito delle questioni piuttosto che sulle polemiche verbali.

Sul piano europeo la nostra azione di Governo potrà avviarsi in corrispondenza dell’insediamento di una nuova Commissione a cui il nostro Paese ha contribuito in modo primario. L’Italia sarà protagonista di una fase di rilancio di rinnovamento dell’Unione che punti a costruire un’Europa più solida, più inclusiva, più vicina ai cittadini, più attenta alla sostenibilità ambientale, alla coesione sociale e territoriale. Peraltro, non si tratta di indicazioni astratte, ma di obiettivi fondanti delle istituzioni euro-unitarie richiamati dall’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea, che intendiamo attuare pienamente. Per farlo è essenziale migliorare le politiche, rafforzare gli strumenti, la governance economica dell’Unione europea per favorire la crescita, l’innovazione, la sostenibilità sociale e ambientale, la coesione interna e la competitività nel quadro delle sfide globali. Il Governo si impegnerà nelle sedi europee per realizzare un piano di investimenti sostenibili, per riformare l’unione economica e monetaria, l’unione bancaria, a partire dall’istituzione di un bilancio dell’area euro, di uno schema di assicurazione europeo contro la disoccupazione, di una garanzia europea dei depositi. In questo quadro occorre anche migliorare il Patto di stabilità e di crescita e la sua applicazione per semplificarne le regole, evitare effetti pro-ciclici e sostenere gli investimenti, a partire da quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale. Un’impostazione di bilancio pro-ciclica, infatti, rischia di vanificare gli importanti sforzi compiuti sul piano interno per rilanciare la crescita potenziale del Paese, deprimendo la crescita effettiva.

È necessario, infine, attuare il pilastro europeo dei diritti sociali e rafforzare, nell’ambito del sistema euro-unitario, le politiche di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Dobbiamo ottenere che i profitti vengano tassati dove effettivamente sono realizzati. Dobbiamo, infine, contrastare pratiche di concorrenza sleale, ma non solo nel campo commerciale, anche nel campo fiscale, attraverso l’introduzione di un’aliquota minima europea per la tassazione delle imprese. Queste sfide possono essere affrontate con successo a beneficio dell’interesse nazionale se le istituzioni dell’Unione europea e la sua coesione interna ne usciranno rafforzate. Sui vari temi europei mi sono adoperato sin dalla mia passata esperienza per affermare e per rivendicare quelle sensibilità ancora largamente diffuse tra i cittadini nel nostro Paese volte a imprimere un salto di qualità circa il ruolo dell’Unione europea. Difendere l’interesse nazionale non significa abbandonarsi a sterili ripiegamenti isolazionistici. Difendere l’interesse nazionale significa, come ho sempre cercato di fare, mettere la propria patria al di sopra di tutto, non farsi mai condizionare da pressioni e non farsi mai condizionare da pressioni di poteri economici, da indebite influenze esterne. È in questo modo che ho evitato due infrazioni, ma l’ho fatto come? Difendendo l’interesse nazionale in modo efficace e prendendo parte e incidendo nei processi in corso, offrendo un proprio contributo critico in un’ottica di costruttiva cooperazione e di rispetto del quadro normativo vigente. Insomma, rimango fermamente convinto, ieri come oggi, che è dentro il perimetro dell’Unione europea, e non fuori da esso, che si deve operare alla ricerca del benessere degli italiani, aggiornando e rivitalizzando un progetto che ha assicurato per decenni – e questa è storia – pace, prosperità, sempre maggiori opportunità per i nostri cittadini, a partire dai più giovani.

Nel momento in cui l’Europa appare tuttavia sempre più bisognosa di rinnovarsi, occorre elaborare un vero progetto comune, a cui tutti possono partecipare, in grado di intercettare i bisogni dei cittadini e delle imprese e di fornire così quelle risposte sempre più improcrastinabili. In questa prospettiva, potrebbe essere utile partecipare attivamente alla definizione – lancio qui l’idea – di una conferenza sul futuro dell’Europa per rilanciare, in un mondo in rapida trasformazione, un nuovo protagonismo del nostro continente. Solo con un rigoroso impegno, con la postura propria che si addice a uno Stato fondatore, possiamo ambire ad ottenere quei risultati verso i quali tutti aspiriamo. Penso anche all’epocale fenomeno migratorio, che va gestito con rigore e con responsabilità, perseguendo una politica modulata su più livelli, basata su un approccio non più emergenziale, ma strutturale, che affronti la questione nel suo complesso, anche attraverso la definizione di un’organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e l’immigrazione clandestina, ma che, nello stesso tempo, si dimostri capace di affrontare ben più efficacemente i temi dell’integrazione per coloro che hanno diritto a rimanere e dei rimpatri per coloro che non hanno titolo per rimanere.

Rivedremo la disciplina in materia di sicurezza alla luce delle osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica, il che significa, vedete, recuperare, nella sostanza – e c’eravamo già -, la formulazione originaria del più recente decreto-legge prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione, ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo.

In materia di immigrazione non possiamo più prescindere da un’effettiva solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione europea. Questa solidarietà finora è stata affermata, anche in documenti ufficiali; è stata preannunciata nei fatti, ma non è stata ancora realizzata. Ho rappresentato con convinzione questa nostra visione ai principali leader europei, continuerò a farlo nel Governo che sta nascendo, nei rapporti con i Paesi partner e i nuovi vertici europei, da subito, con iniziative concrete che devono farci uscire, tra l’altro, da gestioni emergenziali – su questo le nostre strutture sono già al lavoro -, ma anche con azioni lucide e coerenti con il nostro approccio, come ad esempio l’istituzione di corridoi umanitari europei. I contatti che ho prontamente avviato con la neo Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen mi fanno ben sperare e hanno già consentito di individuare punti di convergenza decisamente promettenti. Le sfide globali attualmente in corso richiedono l’affermazione di un multilateralismo efficace, importante e irrinunciabile punto di riferimento per un Paese, come il nostro, che vuole evitare di uscire ridimensionato da un confronto condotto su scala globale. Su questo decisivo aspetto l’Italia si muoverà con coerenza in tutte le sedi opportune e di concerto anche con gli altri Stati membri dell’Unione europea, a partire dai Vertici del G7 e del G20; così, del resto, mi sono già posto in occasione dei recenti Summit G20 a Osaka e G7 a Biarritz. Ciò vale tanto per temi globali, quali il contrasto al cambiamento climatico, quanto per l’attuale dibattito in tema di commercio, in riferimento al quale siamo sempre più convinti che il protezionismo non rappresenti in nessun caso una risposta adeguata. Sotto questi profili riteniamo che la difesa dei nostri interessi nazionali, unitamente a quella dei nostri valori, debba essere condotta con una battaglia comune insieme agli altri Paesi europei. Ispirato da questo convincimento, a tutela del nostro forte interesse nazionale, ho negoziato con determinazione il successo a Bruxelles per evitare, per ben due volte in poco più di un semestre, una procedura di infrazione che sarebbe stata esiziale per il nostro Paese.

Quanto più in generale alla politica estera, ritengo che l’Italia debba proseguire lungo i tre assi fondamentali che storia, geografia, tradizione politico-culturale ci impongono, senza con questo perdere di vista le opportunità, le sfide offerte dai nuovi assetti internazionali. Tali assi, oltre alla nostra responsabilità di Stato membro fondatore dell’Unione europea, sono, come è noto, le relazioni transatlantiche, con il corollario della nostra appartenenza alla NATO e l’imprescindibile legame con gli Stati Uniti e la stabilizzazione e lo sviluppo del Mediterraneo allargato. Quest’ultima regione è segnata da crisi umanitarie e crescenti conflitti, ma rimane anche terra di grandi opportunità, la cui realizzazione in termini di sicurezza, prosperità è nostro comune interesse. Il mio incessante personale impegno a favore della stabilizzazione della Libia ha rappresentato la conferma del livello di priorità attribuito da noi a quest’area del mondo, peraltro da me diffusamente visitata allo scopo di promuovere proficui incontri, proficue relazioni politiche. Ma il mio personale impegno non intende certamente fermarsi alla sponda sud del Mediterraneo; intendo, infatti, continuare a porre massima attenzione all’Africa, sia rafforzando ulteriormente il dialogo ai più alti livelli, sia facendomi interprete in Europa del ruolo positivo che questo continente deve poter svolgere nelle dinamiche internazionali. Allo stesso modo, dovremo assicurare un rilancio della nostra azione nei Balcani, all’altezza del nostro tradizionale ruolo nella regione e delle sfide e delle opportunità che da questa regione nascono.

L’azione di Governo che oggi si avvia investirà su queste direttrici per realizzare al meglio tutte le enormi potenzialità che il nostro Paese esprime. Questo è lo spirito con cui intendiamo continuare a sviluppare i rapporti, anche con i grandi attori globali (parlo di India, Russia, Cina) e con le aree di maggiore interesse per il nostro sistema produttivo (parlo, ad esempio, del Sud-est asiatico). Tali rapporti, che anche in prospettiva riteniamo di fondamentale importanza, dovranno essere declinati sempre e comunque, come ho appena detto, con modalità compatibili con la nostra vocazione euro-atlantica. La difesa degli assi portanti della nostra politica estera è tanto più fondamentale perché non scontata, in un quadro geopolitico in forte mutamento quale quello attuale. Essa, rispetto al passato – attenzione -, non è più un automatismo, ma una scelta strategica sempre più consapevole, che va perseguita con coerenza e linearità, anche al fine di conservare la massima credibilità al nostro ruolo internazionale.

Anche sul terreno culturale dovremo ancora con più determinazione promuovere l’Italia, il nostro brand anche culturale, nel mondo, valorizzando, anche attraverso gli istituti di cultura, lo studio e la diffusione della lingua italiana e, se mi permettete, preparandoci in questo modo nel modo migliore a celebrare il settimo centenario della morte di Dante Alighieri nel 2021.

Anche la legge sull’acquisto della cittadinanza italiana da parte di cittadini residenti all’estero che discendono da famiglie italiane appare meritevole di una revisione, che, da una parte, valga a rimuovere alcuni profili di disciplina discriminatori e, dall’altra, valga ad introdurre eventuali e anche ulteriori criteri rispetto a quelli vigenti. Ci aspetta un lavoro intenso: servono idee, determinazione, visione, per procedere senza incertezze nella consapevolezza che abbiamo un’occasione unica per migliorare il Paese in cui viviamo e che affideremo ai nostri figli.

I cittadini, che in questi anni hanno vissuto gli effetti di una crisi senza precedenti, richiedono alle istituzioni coraggio, alle forze politiche di mettere da parte nuovi egoismi e vecchi rancori, di proiettare lo sguardo in avanti. Avviamo con coraggio da oggi una stagione di rilancio e di speranza, fondata sul dialogo, sul confronto, a tutti i livelli: sul fronte interno, ascolteremo gli attori della vita sociale e civile, a partire dagli attori istituzionali, ascolteremo le parti sociali, le associazioni di categoria, i rappresentanti del variegato mondo, fondamentale mondo del terzo settore. Ascolterò tutti personalmente senza pregiudizi verso nessuno. Ad analogo spirito costruttivo si ispireranno – ne sono certo – tutti i nostri interlocutori. Nel corso della prima riunione del Consiglio dei ministri sono stato molto chiaro: abbiamo un’opportunità unica nell’avviare una nuova stagione riformatrice, ma la sua realizzazione dipende moltissimo da noi, dalla determinazione, dall’abnegazione, dal senso di responsabilità dei principali attori, che sono le forze politiche di maggioranza e i Ministri, una squadra di Ministri competenti, provenienti da forze politiche differenti provenienti da forze politiche differenti, che avrà l’onore, ma anche la responsabilità, di offrire al Paese un Governo stabile, un Governo autorevole. Dovremo mostrare coesione di spirito e unità di azione, nel segno della collaborazione e della lealtà. Vedete, non sarà facile, dobbiamo esserne consapevoli, saremo chiamati ad affrontare anche momenti duri, in cui forte risulterà la tentazione di indugiare sul proprio particulare e di abbandonarsi alle polemiche anche aspre e conflittuali. Le forze politiche che hanno dichiarato la propria disponibilità a sostenere questo Governo hanno dato prova di coraggio. Hanno messo da parte i “pre-giudizi”, che – come riconosceva Hannah Arendt – esistono, sono molteplici in politica, sono in parte anche ineliminabili e sono tipici di chi guarda al passato. Oggi hanno accettato di affidarsi ai giudizi e si impegnano a sollecitare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. E per questo chiedo alle forze politiche, insieme con la fiducia, un impegno da assumere con la massima trasparenza di fronte al Paese: non possiamo nei prossimi mesi dissipare il tempo a disposizione in scontri e in litigi; i cittadini non comprenderebbero!

Chiedo che il confronto sui temi, sulle proposte, sugli indirizzi da perseguire si svolga sempre nelle sedi istituzionali, nelle Aule parlamentari, nelle Commissioni, nei Consigli dei ministri perché dobbiamo dimostrare ai cittadini che siamo sinceramente e intensamente impegnati a cambiare davvero il Paese, senza lasciarci distrarre da ragioni altre, che non meritano di essere ricomprese in una schietta e onesta, se del caso anche vivace, dinamica politica. Come ho più volte detto in passato – lo rivendico come parte qualificante dell’indirizzo politico di governo – dobbiamo essere sobri nelle parole, operosi nelle azioni. Vedete, è una sobrietà che mi auguro possa risultare contagiosa e orientare positivamente anche i comportamenti di tutti i cittadini, a iniziare da un uso responsabile dei social network, che, non di rado, diventano ricettacoli di espressioni ingiuriose e di aggressioni verbali.

E, a questo proposito, non posso non stigmatizzare, ancora una volta, gli ignobili attacchi indirizzati nei giorni scorsi a due mie Ministre, la senatrice Teresa Bellanova e l’onorevole Paola De Micheli, alle quali rinnovo la mia partecipe vicinanza.

Questo è il momento del coraggio. Ed è il momento della determinazione.

Il coraggio di disegnare un Paese migliore, la determinazione di perseguire questo obiettivo senza lasciarsi frenare dagli ostacoli. Grazie.


La Cerimonia di giuramento del nuovo Governo si svolge il 5 settembre 2019 alle ore 10.00 al Quirinale.

A seguire a Palazzo Chigi si insedia il nuovo Esecutivo con la prima riunione del Consiglio dei Ministri.


Il Presidente della Repubblica ha ricevuto il 4 settembre 2019 al Palazzo del Quirinale il Prof. Giuseppe Conte, il quale, sciogliendo la riserva, ha accettato di formare il nuovo Governo e ha sottoposto al Presidente della Repubblica le proposte relative alla nomina dei Ministri, ai sensi dell’articolo 92 della Costituzione.


Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte comunica la composizione del Governo:

Palazzo del Quirinale, 4 settembre 2019

Vi leggo la composizione del Governo.

Ministri senza portafoglio:
Federico D’Incà, al quale sarà conferito l’incarico per i rapporti con il Parlamento;
Paola Pisano, alla quale sarà conferito l’incarico per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione;
Fabiana Dadone, alla quale sarà conferito l’incarico per la pubblica amministrazione;
Francesco Boccia, al quale sarà conferito l’incarico per gli affari regionali e le autonomie;
Giuseppe Provenzano, al quale sarà conferito l’incarico per il Sud;
Vincenzo Spadafora, al quale sarà conferito l’incarico per le politiche giovanili e lo sport;
Elena Bonetti, alla quale sarà conferito l’incarico per le pari opportunità e la famiglia e le disabilità;
Vincenzo Amendola, al quale sarà conferito l’incarico per gli affari europei.
Poi, ancora, sarò affiancato da:
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio;
Ministro dell’interno, Luciana Lamorgese;
Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede;
Ministro della difesa, Lorenzo Guerini;
Ministro dell’economia e delle finanze, Roberto Gualtieri;
Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli;
Ministro politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova;
Ministro dell’ambiente e tutela del territorio e del mare: Sergio Costa;
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli;
Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo;
Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti;
Ministro dei beni e delle attività culturali, al quale sarà attribuita la competenza in materia di turismo, Dario Franceschini;
Ministro della salute, Roberto Speranza.

Proporrò, alla prima riunione del Consiglio dei Ministri, quale sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con funzione di Segretario del Consiglio medesimo, Riccardo Fraccaro.

Forti di un programma che guarda al futuro, dedicheremo, con questa squadra, le nostre migliori energie, le nostre competenze, la nostra più intensa passione, a rendere l’Italia migliore nell’interesse di tutti i cittadini, da Nord a Sud.


Il 29 agosto 2019 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto, al Palazzo del Quirinale, il Prof. Giuseppe Conte, al quale ha conferito l’incarico di formare il governo.
Il Prof. Conte si è riservato di accettare.


Dichiarazione del Prof. Giuseppe Conte dopo il conferimento dell’incarico di formare il Governo

(Palazzo del Quirinale, 29/08/2019) Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ringrazio, mi ha conferito l’incarico di formare il governo, incarico che ho accettato con riserva.

Oggi stesso avvierò le consultazioni con tutti i gruppi parlamentari e, all’esito di questo confronto, mi dedicherò a elaborare un programma insieme alle forze politiche che hanno espresso il loro sostegno a favore di questo nuovo progetto politico e che desidero, sin d’ora, qui ringraziare.

È una fase molto delicata per il Paese: dobbiamo uscire al più presto dall’incertezza politica innescata dalla crisi di governo.

Stiamo attraversando una congiuntura economica che presenta alcune criticità: l’economia globale soprattutto in Europa sta rallentando, anche per effetto delle tensioni commerciali in atto, in particolare tra Stati Uniti e Cina.

Ci separano poche settimane dall’inizio della sessione di bilancio; dobbiamo metterci subito all’opera per definire una manovra economica che contrasti l’aumento dell’IVA, che tuteli i risparmiatori e che offra una solida prospettiva di crescita e sviluppo sociale.

Siamo agli albori di una nuova legislatura europea e dobbiamo recuperare il tempo sin qui perduto per consentire all’Italia – Paese fondatore dell’Europa – di svolgere un ruolo da protagonista, ruolo che merita.

Dobbiamo adoperarci per trasformare questo momento di crisi in opportunità e in occasione di rilancio.

Il Paese ha l’esigenza di procedere speditamente.

Con questa consapevolezza mi confronterò con le forze politiche che si sono dichiarati disponibili a sostenere il nuovo progetto. Preciso subito che non sarà un Governo CONTRO. Sarà un Governo PER il bene dei cittadini, PER modernizzare il Paese, PER rendere la nostra Nazione ancora più competitiva nel contesto internazionale, ma anche più giusta, più solidale, più inclusiva.

Realizzerò un Governo nel segno della NOVITÀ: è quello che mi chiedono le forze politiche che hanno annunciato la disponibilità a farne parte.

Questo è il momento di una NUOVA STAGIONE, un’ampia stagione RIFORMATRICE, di rilancio e di speranza, che offra al Paese risposte e anche certezze.

Mi ripropongo di creare una squadra di lavoro che si dedichi incessantemente e con tutte le proprie competenze ed energie a offrire ai nostri figli l’opportunità di vivere in un Paese migliore:

un Paese in cui l’istruzione sia di qualità e aperta a tutti,
un Paese all’avanguardia nella ricerca e nelle più sofisticate tecnologie,
che primeggi, a livello internazionale, nella tutela dell’ambiente, della protezione delle bio-diversità e dei mari,
che abbia infrastrutture sicure e reti efficienti, che si alimenti prevalentemente con le energie rinnovabili,
che valorizzi i beni comuni e il patrimonio artistico e culturale,
che integri stabilmente nella propria agenda politica il Benessere equo e sostenibile,
un Paese che rimuova le diseguaglianze di ogni tipo: sociali, territoriali, di genere;
che sia un modello di riferimento, a livello internazionale, nella protezione delle persone con disabilità;
che non lasci che le proprie energie giovanili si disperdano fuori dei confini nazionali, ma un Paese che sia anzi fortemente attraente per i giovani che risiedono all’estero;
che veda un Mezzogiorno finalmente rigoglioso di tutte le sue ricchezze umane, naturali, culturali;
un Paese nel quale la P.A. non sia permeabile alla corruzione e sia amica dei cittadini e delle imprese; con una giustizia più equa ed efficiente;
dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno.
Come sapete, ho vissuto già un’esperienza di governo.

Vi confesso che la prospettiva di avviare una nuova esperienza di governo, con una maggioranza diversa, mi ha sollevato più di un dubbio.

Ho superato queste perplessità nella consapevolezza di avere cercato di operare sempre nell’interesse di tutti i cittadini. Nessuno escluso.

Non sto dicendo che ci sono sempre riuscito.

So però di avere sempre cercato di servire e rappresentare il mio Paese, anche all’estero, guardando solo al bene comune, e non a interessi di parte o di singole forze politiche.

Questi principi e questi valori – che so essere stati apprezzati e condivisi da molti italiani – sono l’elemento di COERENZA con cui intendo dar vita a questa nuova stagione e guidare questo governo.

Più precisamente, COERENZA vorrò nella cultura delle regole e nella fedeltà ai valori che hanno sempre ispirato la mia azione. Sono principi non negoziabili, che non conoscono distinzione di colore politico.

Sono principi scritti nella nostra Costituzione. Ne cito alcuni: il primato della Persona, il lavoro come supremo valore sociale, l’uguaglianza nelle sue varie declinazioni, formale e sostanziale, il rispetto delle Istituzioni, che significa il rispetto di tutti i cittadini che queste rappresentano.

Il principio di laicità e, nel contempo, di libertà religiosa. E infine, complessivamente, la difesa degli interessi nazionali, nel quadro di un multilateralismo efficace, fondato sulla nostra collocazione euro-atlantica e sulla integrazione europea.

Intendo dar vita a un Governo pienamente concentrato sugli interessi dei cittadini, che porti in alto il nome dell’Italia, accrescendo il bagaglio di credibilità e prestigio di cui il nostro Paese già attualmente gode a livello internazionale.

Questo è il momento del coraggio, e della determinazione. Il coraggio di disegnare un Paese migliore. La determinazione di perseguire questo obiettivo, senza lasciarsi frenare dagli ostacoli.

Di mio aggiungerò tanta passione, che mi sgorga naturale nel servire il Paese che amo,

Molto spesso, negli interventi pubblici sin qui pronunciati, ho evocato la formula di un “nuovo umanesimo”. Non ho mai pensato che fosse lo slogan di un Governo. Ho sempre pensato che fosse l’orizzonte ideale per un intero Paese.

Nei prossimi giorni tornerò dal Presidente della Repubblica per sciogliere la riserva e, in caso di esito positivo, per sottoporgli le proposte relative alla nomina dei ministri.

Grazie a tutti per l’attenzione.


Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per le ore 9.30 del 29 agosto 2019, al Palazzo del Quirinale, il professor Giuseppe Conte.


Le consultazioni si svolgono dal 27 al 28 agosto 2019 con il seguente calendario:

Martedì 27 agosto 2019

IL PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA, Senatore Giorgio Napolitano, non trovandosi a Roma, verrà sentito telefonicamente.

ORE 16.00

PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA: Sen. Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati.

ORE 17.00

PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI: On. Dott. Roberto Fico.

ORE 18.20

GRUPPO PARLAMENTARE MISTO DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

ORE 18.40

GRUPPO PARLAMENTARE MISTO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Mercoledì 28 agosto 2019

ORE 10.00

GRUPPO PARLAMENTARE “PER LE AUTONOMIE (SVP-PATT,UV)” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

ORE 10.30

GRUPPO PARLAMENTARE “LIBERI E UGUALI” DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 11.00

GRUPPI PARLAMENTARI “FRATELLI D’ITALIA” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 16.00

GRUPPI PARLAMENTARI “PARTITO DEMOCRATICO” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 17.00

GRUPPI PARLAMENTARI “FORZA ITALIA – BERLUSCONI PRESIDENTE” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 18.00

GRUPPI PARLAMENTARI “LEGA-SALVINI PREMIER” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 19.00

GRUPPI PARLAMENTARI “MOVIMENTO 5 STELLE” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI


Dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine delle consultazioni

(Palazzo del Quirinale, 22/08/2019) “Con le dimissioni presentate dal Presidente Conte – che ringrazio, con i ministri, per l’opera prestata – si è aperta la crisi di governo, con una dichiarata rottura polemica del rapporto tra i due partiti che componevano la maggioranza parlamentare.

La crisi va risolta all’insegna di decisioni chiare; e in tempi brevi.

Lo richiede l‘esigenza di governo di un grande Paese come il nostro. Lo richiede il ruolo che l’Italia deve avere nell’importante momento di avvio della vita delle istituzioni dell’Unione Europea per il prossimo quinquennio. Lo richiedono le incertezze, politiche ed economiche, a livello internazionale.

Non è inutile ricordare che, a fronte di queste esigenze, sono possibili soltanto governi che ottengano la fiducia del Parlamento, in base a valutazioni e accordi politici dei gruppi parlamentari su un programma per governare il Paese.

In mancanza di queste condizioni la strada da percorrere è quella di nuove elezioni. Si tratta di una decisione da non assumere alla leggera – dopo poco più di un anno di vita della Legislatura – mentre la Costituzione prevede che gli elettori vengano chiamati al voto per eleggere il Parlamento ogni cinque anni. Il ricorso agli elettori è, tuttavia, necessario qualora il Parlamento non sia in condizione di esprimere una maggioranza di governo.

Nel corso delle consultazioni appena concluse, mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un’intesa, in Parlamento, per un nuovo governo; e mi è stata avanzata la richiesta di avere il tempo di sviluppare questo confronto.

Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche.

Il Presidente della Repubblica ha il dovere – ineludibile – di non precludere l’espressione di volontà maggioritaria del Parlamento, così come è avvenuto – del resto – anche un anno addietro, per la nascita del governo che si è appena dimesso.

Al contempo, ho il dovere – per le ragioni che ho esposto – di richiedere, nell’interesse del Paese, decisioni sollecite.

Svolgerò quindi nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e per assumere le decisioni necessarie.”


Le consultazioni si svolgono dal 21 al 22 agosto 2019 con il seguente calendario:

Mercoledì 21 agosto 2019

IL PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA, Senatore Giorgio Napolitano, non trovandosi a Roma, verrà sentito telefonicamente.

ORE 16.00
PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA: Sen. Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati

ORE 16.45
PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI: On. Dott. Roberto Fico

ORE 17.30
GRUPPO PARLAMENTARE “PER LE AUTONOMIE (SVP-PATT,UV)” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

ORE 18.00
GRUPPO PARLAMENTARE MISTO DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

ORE 18.30
GRUPPO PARLAMENTARE MISTO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 19.00
GRUPPO PARLAMENTARE “LIBERI E UGUALI” DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Giovedì 22 agosto 2019

ORE 10.00
GRUPPI PARLAMENTARI “FRATELLI D’ITALIA” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 11.00
GRUPPI PARLAMENTARI “PARTITO DEMOCRATICO” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 12.00
GRUPPI PARLAMENTARI “FORZA ITALIA – BERLUSCONI PRESIDENTE” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 16.00
GRUPPI PARLAMENTARI “LEGA-SALVINI PREMIER” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

ORE 17.00
GRUPPI PARLAMENTARI “MOVIMENTO 5 STELLE” DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI


Il 20 agosto 2019 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Avv. Giuseppe Conte, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto.

Il Presidente della Repubblica ha preso atto delle dimissioni e ha invitato il Governo a curare il disbrigo degli affari correnti.


Il 20 agosto 2019 si svolgono nell’Aula del Senato le Comunicazioni del Presidente del Consiglio ed il successivo dibattito.

Al termine il Presidente del Consiglio si reca al Quirinale.


Il testo delle Comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio:

“Gentile Presidente, gentili Senatrici, gentili Senatori, ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di Governo innescata dalle dichiarazioni del Ministro dell’Interno, leader di una delle due forze di maggioranza.

Ho sempre limpidamente sostenuto che, in caso di interruzione anticipata dell’azione di Governo, sarei tornato qui, nella sede istituzionale, dove inizialmente ho raccolto la fiducia.

Questa iniziativa, tengo a precisarlo, non cela il vezzo di un giurista, né è dettata da un moto di orgoglio personale. Nasce dalla profonda convinzione che il confronto in quest’Aula, franco, trasparente, sia lo strumento più efficace per garantire il buon funzionamento di una democrazia parlamentare. Non si tratta, evidentemente, di rendere omaggio a mere regole di forma, bensì di rispettare regole che implicano sostanza politica, poste a presidio della piena tutela dei diritti di tutti i cittadini.

Il giorno 8 agosto 2019 il Ministro Salvini, dopo avermi anticipato la decisione nel corso di un lungo colloquio, ha diramato una nota, con la quale ha dichiarato che la Lega non era più disponibile a proseguire questa esperienza di Governo e ha sollecitato l’immediato ritorno alle urne elettorali. A conferma di questa decisione, la Lega ha depositato in Parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del Governo e ne ha chiesto l’immediata calendarizzazione.

Siamo al cospetto di una decisione oggettivamente grave, che comporta conseguenze molto rilevanti per la vita politica, economica e sociale del Paese. Ed è per questo che merita di essere chiarita in un pubblico dibattito che consenta trasparenti assunzioni di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della crisi.

La politica dei nostri giorni si sviluppa, per buona parte, sul piano comunicativo, affidandosi, come sappiamo, al linguaggio semplificato. È un pò il segno inesorabile dei tempi. Ma io ho garantito, fin dall’inizio, che questa sarebbe stata una esperienza di Governo all’insegna della trasparenza e del cambiamento, e non posso permettere che questo passaggio istituzionale così rilevante possa consumarsi a mezzo di conciliaboli riservati, comunicazioni affidate ai social, dichiarazioni rilasciate per strada o nelle piazze, senza un pieno e ufficiale contraddittorio. L’unica sede in cui il confronto pubblico può svolgersi in modo istituzionale, in modo trasparente, è il Parlamento, dove sedete voi, rappresentanti della Nazione e di tutti i cittadini.

La decisione della Lega di interrompere questa esperienza di Governo al fine di tornare urgentemente alle urne elettorali, la reputo oggettivamente grave e spiego perché. Innanzitutto, questa crisi interviene a interrompere prematuramente un’azione di Governo che procedeva operosamente e che, già nel primo anno, aveva realizzato molti risultati e ancora molti ne stava realizzando.

Due: questo Governo era nato per intercettare l’insoddisfazione dei cittadini che, con il voto del 4 marzo 2018, avevano manifestato il desiderio di un cambio di passo rispetto alle politiche pregresse e, per questo, mirava a realizzare un ampio disegno riformatore, che ora viene bruscamente interrotto.

Tre: questa decisione viola il solenne impegno che il leader della Lega aveva assunto all’inizio della legislatura, sottoscrivendo il contratto di Governo con il Movimento 5 Stelle. Ricordo che il contratto prevede, in caso di divergenze, l’impegno delle parti, cito testualmente: “A discuterne con la massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione”.

Quarto: i tempi di questa decisione espongono a gravi rischi il nostro Paese. Una crisi in pieno agosto comporta potenzialmente elezioni anticipate in autunno; considerando i tempi costituzionalmente necessari per la convocazione delle nuove Camere e per la formazione del Governo, il rischio di ritrovarsi in esercizio finanziario provvisorio è altamente probabile. Nell’ambito di una congiuntura economica internazionale non certo favorevole, il nuovo Governo si ritroverebbe nelle difficoltà di contrastare l’aumento dell’Iva e con un sistema economico esposto a speculazioni finanziarie e agli sbalzi dello spread.

Quinto punto: aggiungo che questa crisi interviene in un momento delicato dell’interlocuzione con le Istituzioni europee. Siamo in avvio di legislatura e proprio in questi giorni si stanno per concludere le trattative per le nomine dei Commissari e per la copertura di altre delicate posizioni. Mi sono sin qui personalmente adoperato per assicurare all’Italia un rilievo centrale nei nuovi assetti, in linea con il prestigio e la forza economica e culturale del nostro Paese. È evidente che l’Italia corre ora il rischio di partecipare a questa trattativa in condizioni di oggettiva difficoltà e debolezza.

Sono queste le ragioni che mi inducono a valutare come fortemente irresponsabile la decisione di innescare la crisi di Governo. Per questa via, permettetemi di dire che il Ministro dell’Interno ha mostrato di inseguire interessi personali e di partito.

Considero pienamente legittimo per una formazione politica mirare a incrementare il proprio consenso elettorale, ma affinché un sistema democratico possa perseguire il bene comune e possa funzionare secondo criteri di efficienza, ogni partito è chiamato a operare una mediazione, filtrando gli interessi di parte alla luce degli interessi generali. Quando una forza politica si concentra solo su interessi di parte e valuta le proprie scelte esclusivamente secondo il metro della convenienza elettorale, non tradisce solo la vocazione più nobile della politica, ma finisce per compromettere l’interesse nazionale.

Quando si assumono così rilevanti incarichi istituzionali, peraltro sottoscrivendo un contratto di Governo e dando avvio al Governo del cambiamento, bisogna essere consapevoli che si assumono specifici doveri e specifiche responsabilità nei confronti dei cittadini e verso lo Stato, che non è possibile accantonare alla prima convenienza utile.

Far votare i cittadini è l’essenza della democrazia.

Sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile.

Le scelte compiute e i comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal Ministro dell’Interno – e mi assumo tutta la responsabilità di quel che affermo – rivelano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale.

Perché aprire la crisi in pieno agosto, quando ormai da molte settimane – certamente già all’esito delle elezioni europee – era chiara l’insofferenza per la prosecuzione di un’esperienza di Governo giudicata evidentemente ormai limitativa delle ambizioni politiche di chi ha chiaramente rivendicato pieni poteri per guidare il Paese?

La scelta di rinviare fino a oggi la comunicazione di una decisione evidentemente assunta da tempo – mi duole affermarlo con tanta nettezza – è un gesto di grave imprudenza istituzionale, anzitutto irriguardoso nei confronti del Parlamento, e in ogni caso suscettibile di precipitare il Paese in una vorticosa spirale di incertezza politica e instabilità finanziaria.

Peraltro, questa decisione è stata annunciata dal Ministro dell’interno subito dopo aver incassato l’approvazione, con la fiducia, del decreto-legge sicurezza-bis, con una coincidenza temporale che suggerisce opportunismo politico.

Palesemente contraddittorio appare, infine, il comportamento di una forza politica che, pur dopo aver presentato al Parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del Governo, non ritiri i propri Ministri.

Oggettivamente direi che è difficile conciliare la presentazione e il mantenimento di una mozione di sfiducia con la permanenza in carica dei propri Ministri.

Amici della Lega, per preparare e giustificare la scelta di far ritorno alle urne elettorali avete tentato di accreditare – permettetemi, maldestramente – l’idea di un Governo dei no, del non fare. Pur di battere questa fatua grancassa mediatica, avete macchiato quattordici mesi di intensa attività di Governo.

In questo modo avete offeso non solo il mio impegno personale – passi – ma anche la costante dedizione dei vostri stessi Ministri e Sottosegretari, che mi hanno affiancato sino all’ultimo giorno, con passione e dedizione, nelle attività di Governo. Grazie.

In questo modo avete offeso la verità dei fatti e oscurato le misure per rafforzare la sicurezza che i cittadini attendevano da anni: le norme anticorruzione, il protocollo di azione per la Terra dei fuochi, il codice rosso contro la violenza alle donne.

Avete oscurato tutte le varie misure adottate per accelerare e rilanciare gli investimenti: il decreto crescita, lo sblocca cantieri, le semplificazioni, il decreto Genova, il piano proteggi Italia contro il dissesto idrogeologico – per la prima volta in Italia – le norme per sbloccare i fondi per l’edilizia scolastica e per sbloccare gli avanzi di amministrazione dei Comuni. Avete calpestato le misure di protezione sociale, che insieme abbiamo adottato: quota 100, decreto dignità, reddito di cittadinanza, rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche.

Avete offuscato la miriade di iniziative, che sono valse a sbloccare opere ferme da anni, anzi da lustri: il terzo valico, la Tap, le autostrade Asti-Cuneo, Ragusa-Catania, il quadrilatero Marche Umbria, gli aeroporti di Crotone, Foggia, Reggio Calabria, il porto di Gioia Tauro, le varie misure di risoluzione delle crisi aziendali per rilanciare il Sud. È anche il vostro lavoro questo. Le varie misure per rafforzare la ricerca, per rendere più efficiente la pubblica amministrazione, per sbloccare le assunzioni nel pubblico impiego. Ricordo che adesso disponiamo, finalmente, di un unico piano tariffario per le concessioni autostradali, che ci consentirà di controllare più efficacemente gli effettivi investimenti e gli eventuali aumenti dei pedaggi.

Avete cancellato i vari provvedimenti con cui abbiamo avviato la riforma fiscale e abbiamo investito nell’innovazione tecnologica. Avete oscurato gli interventi di riforma della governance dello sport, i successi ottenuti con l’assegnazione a Milano e Cortina delle Olimpiadi invernali del 2026 e delle ATP Finals di tennis a Torino.

Questo è un Governo che ha lavorato intensamente sino all’ultimo giorno e ha prodotto numerose significative riforme, altro che Governo dei no. La verità è un’altra: all’indomani della competizione europea, il Ministro dell’interno e leader della Lega, forte del successo elettorale conseguito, ha posto in essere un’operazione di progressivo distacco dall’azione di Governo, un’operazione che ha finito per distrarlo dai suoi stessi compiti istituzionali e lo ha indotto alla costante ricerca di un pretesto, che potesse giustificare la crisi di Governo e il ritorno alle urne.

Questa decisione, tuttavia, ha compromesso il lavoro già avviato per la definizione della legge di bilancio, che avrebbe introdotto una più incisiva riforma fiscale, contenente quella che, con formula semplificata, viene correntemente definita flat tax, ma anche una riforma più complessiva, coinvolgente anche la giustizia tributaria, su cui è urgente intervenire, con la necessaria riduzione del cuneo fiscale, misure di sostegno agli investimenti e all’export, un piano di rilancio per il Sud, vari interventi nel segno della Spending Review, un progetto articolato e compiuto di privatizzazioni. Parimenti compromesso risulta adesso l’ampio disegno riformatore affidato al Parlamento, dove come sapete sono in corso di esame vari disegni di legge delega, che, una volta approvati, avrebbero permesso al Governo di adottare vari decreti legislativi, contenenti codici di settore mirati a riordinare la legislazione e a ridurre la burocrazia di tanti principali settori di attività.

Lo scioglimento anticipato delle Camere arresterebbe anche le riforme del codice di procedura civile e di quello di procedura penale, oltre che del CSM, pensate soprattutto per accelerare i tempi della giustizia e rendere così più competitivo il nostro Paese anche agli occhi degli investitori stranieri.

Il Paese ha urgente bisogno che siano completate le misure per rendere sempre più efficace il piano di investimenti e per favorire la crescita economica. Come sapete, abbiamo predisposto vari strumenti che con quest’incertezza rischiano di non essere adeguatamente valorizzati: la cabina di regia interministeriale Strategia Italia, la task force della Presidenza del Consiglio InvestItalia e la centrale di progettazione presso l’Agenzia del demanio.

Caro Ministro dell’interno, caro Matteo, promuovendo questa crisi di Governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. L’hai annunciata chiedendo pieni poteri per governare il Paese e, ancora di recente, ti ho sentito invocare le piazze al tuo sostegno: questa tua concezione, permetti di dirlo, mi preoccupa.

Innanzi tutto, nel nostro ordinamento repubblicano le crisi di Governo non si affrontano né regolano nelle piazze, ma nel Parlamento.

In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è assolutamente fondamentale perché sia garantito il necessario equilibrio al nostro sistema democratico e siano precluse derive autoritarie.

Caro Matteo , ispiri la tua azione alle concezioni sovraniste, e spesso ne abbiamo anche parlato. Permettimi allora di richiamare il pensiero di un sovrano illuminato lontano nel tempo, Federico II di Svevia: “Quantunque la nostra maestà sia sciolta da ogni legge, non si leva tuttavia essa al di sopra del giudizio della ragione, che è la madre del diritto”.

Non abbiamo bisogno di uomini con pieni poteri, ma di persone che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità. Se tu avessi mostrato cultura delle regole e sensibilità istituzionale, l’intera azione di Governo ne avrebbe tratto sicuramente giovamento. Ci sono stati molti episodi e molteplici atteggiamenti che ti ho sempre fatto notare riservatamente e, purtroppo, delle volte anche pubblicamente: ad esempio, quest’anno ho provato a partire anzi tempo per elaborare un’adeguata manovra economica. L’azione di Governo se ne sarebbe avvantaggiata enormemente; ti ho chiesto di indicarmi i delegati della Lega a sedere ai tavoli governativi, mi hai fatto attendere due mesi invano prima di indicarmi i nominativi; se avessi accettato di incontrare le parti sociali a Palazzo Chigi insieme a me e agli altri componenti di questo Governo, avremmo senz’altro accreditato agli occhi del Paese maggiore coesione della squadra di Governo ed evitato che potesse essere compromessa l’efficacia dell’azione comune.

Se tu avessi accettato di venire qui al Senato per riferire sulla vicenda russa, una vicenda che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale, avresti evitato al tuo Presidente del Consiglio di presentarsi al tuo posto, rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso. In coincidenza dei più importanti Consigli europei a cui ho preso parte, non sei riuscito a contenere la foga comunicativa e hai reso pubbliche dichiarazioni sui temi all’ordine del giorno, creando una sorta di controcanto politico che ha rischiato di generare confusione, non ha giovato al tuo prestigio e certo non ha contribuito a rafforzare l’autorevolezza del nostro Paese. In molteplici occasioni hai invaso le competenze degli altri Ministri creando sovrapposizioni e interferenze che hanno finito per minare l’efficacia dell’azione. Hai criticato pubblicamente l’operato di singoli Ministri, incrinando la compattezza della squadra di Governo, quando io stesso ti avevo pregato, all’indomani delle elezioni europee, di riferirmi direttamente e riservatamente qualsiasi osservazione in ordine alla composizione della squadra di Governo.

La cultura delle regole, il rispetto delle istituzioni certamente non si improvvisano, ma sono qualità fondamentali per aspirare al ruolo di Ministro dell’interno o anche di Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha compiti di responsabilità, deve lavorare a soluzioni concrete e sostenibili, senza rincorrere o addirittura sollecitare le reazioni emotive dei cittadini.

Permettimi un’ultima osservazione.

Questa in verità – lo ammetto – non te l’ho mai riferita, anche perché non riguarda specificamente i nostri compiti di Governo: chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare, durante i comizi, di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Matteo, nella mia valutazione questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con il principio di libertà di coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa, che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e nello stesso tempo, vedi, di oscurare il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno.

Amici del MoVimento 5 Stelle, io mi sto rivolgendo alla Lega perché è il partito che ha preso l’iniziativa di interrompere l’azione di Governo, ma invito anche voi a far tesoro di questa prima esperienza di Governo. Quando si assumono incarichi di Governo, bisogna essere pienamente consapevoli delle responsabilità che ne conseguono e occorre evitare, in particolare, di lasciarsi condizionare da sondaggi, se del caso anche non favorevoli.

Bisogna lasciare che le valutazioni sull’operato di Governo siano fatte alla fine, a consuntivo.

Mi sono soffermato a lungo fin qui sulla cultura delle istituzioni, e allora permettetemi di sottolineare che quando il Presidente del Consiglio si presenta in Aula per rendere una informativa richiesta dal Parlamento, come è avvenuto in Senato in occasione della vicenda russa, il rispetto delle istituzioni imporrebbe di rimanere in Aula ad ascoltarlo, e non c’è ragione che possa giustificare un allontanamento.

Signora Presidente, gentili senatrici, gentili senatori, la crisi in atto compromette inevitabilmente l’azione di questo Governo, che qui si arresta. Ma c’è ancora molto da operare. L’Italia infatti sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni: un ‘tempo di passaggi’, direbbe Habermas. C’è un gran bisogno di politica con la ‘P’ maiuscola, che significa capacità di progettare il futuro, esprimendo ad un tempo visione prospettica ed efficacia realizzativa. Occorre lavorare per offrire ai nostri giovani giuste opportunità di vita personale e professionale. Ogni giovane che parte e non ritorna è una sconfitta per il futuro del nostro Paese; se non riusciremo a trattenerli, esporremo l’Italia a un destino di inesorabile declino.

Le nostre scuole devono diventare laboratori di apprendimento, dove il ‘come imparare’ deve essere ben più importante del ‘cosa imparare’, e i nostri giovani devono conservare l’attitudine a migliorare costantemente le proprie conoscenze. È necessario orientare tutto il sistema di formazione verso le competenze digitali, che saranno sempre più richieste anche nel mercato del lavoro. È necessario potenziare l’intero reparto della ricerca, realizzando un sistema di coordinamento più efficace tra università ed enti di ricerca anche attraverso un’agenzia nazionale. È necessario proseguire nelle politiche di inclusione sociale al fine di recuperare al circuito lavorativo le fasce della popolazione attualmente emarginate. Ce lo impone la Costituzione: il pieno sviluppo della persona, il principio di eguaglianza sostanziale di cui al secondo comma dell’articolo 3.

Le famiglie che hanno persone con disabilità non possono rimanere abbandonate a sè stesse. Anche in quest’ambito occorre procedere con la massima sensibilità politica per lenire questo disagio personale familiare e sociale.

Contemporaneamente al progetto di autonomia differenziata, che andrà doverosamente completato – come stavamo facendo – senza però sacrificare i principi di solidarietà sociale e di coesione nazionale, è necessario varare un piano di rilancio del Sud che contenga un più organico progetto di valorizzazione degli investimenti e di incremento dell’occupazione anche nelle aree più disagiate del Paese.

La politica deve adoperarsi per elaborare un grande piano che attribuisca all’Italia una posizione di leadership nel campo dei nuovi modelli economici ecosostenibili. Guardate che partiamo avvantaggiati: in Europa già ci distinguiamo per l’utilizzo delle energie rinnovabili; dobbiamo puntare all’utilizzo delle tecniche scientifiche più innovative e sofisticate per consolidare questo primato. Abbiamo già progetti all’avanguardia – pensate – nello sfruttamento dell’energia derivante dai moti ondosi. Possiamo sfruttare nuove tecniche di produzione in base alla cosiddetta biomimesi.

L’obiettivo da perseguire deve essere un’efficace transizione ecologica in modo da pervenire a una articolata politica industriale che, senza scadere per carità nel dirigismo economico, possa gradualmente orientare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto.

Lo sviluppo equo e sostenibile deve spingerci a integrare in modo sistematico nell’azione di Governo un nuovo modello di crescita, non più economicistico. Dobbiamo incentivare le prassi delle imprese socialmente responsabili, che permetteranno di rendere il nostro tessuto produttivo sempre più competitivo anche nel mercato globale. Confido che la cabina di regia ‘Benessere Italia’, che ho da poco istituita, possa tornare ben utile a questi scopi, anche in futuro. È necessario promuovere le infinite vie del turismo, valorizzando l’incredibile ricchezza del nostro patrimonio naturale, storico e artistico. Questa valorizzazione deve passare anche attraverso il recupero delle nostre più antiche identità culturali, delle nostre tradizioni locali, della bellezza dei nostri borghi, dei piccoli Comuni. E mi piace ricordare che, con recentissima delibera, abbiamo stabilito che il prossimo 26 ottobre sia la giornata nazionale dedicata alle tradizioni popolari e folkloristiche.

Occorre perseguire una politica economica e sociale espansiva, senza mettere a rischio l’equilibrio di finanza pubblica e con esso il risparmio dei cittadini. Più in generale, la politica deve reagire alle sfide del mondo globale rilanciando un ventaglio di proposte e di soluzioni che più volte nei miei interventi ho riassunto sotto la formula “nuovo umanesimo”. Non sto qui a riassumerle, ma è stata questa la stella polare che mi ha guidato in questi mesi di Governo.

Anche sull’Europa occorre un rinnovato slancio di responsabilità. Gli ideali che avevano nutrito le fasi iniziali del progetto di integrazione stanno via via perdendo la propria forza propulsiva e il comune edificio europeo sta attraversando una fase particolarmente critica. A questa crisi non si può certamente rispondere con un europeismo che in più occasioni ho definito fideistico, ma nemmeno si può opporre uno scetticismo disgregatore, volto a compromettere le conquiste raggiunte in sessant’anni, semmai invocando il ritorno a sovranità nazionali chiuse e conflittuali, con sterili ripiegamenti identitari. Occorre invece rilanciare, lavorare per rilanciare il progetto europeo, restituendo ad esso piena capacità attrattiva. Non si può puntare solo al rigore finanziario; occorre riconsiderare modelli di sviluppo e di crescita che si sono rivelati in questi ultimi anni fallimentari. Abbiamo bisogno di un’Europa più sostenibile, più solidale, più inclusiva, soprattutto più vicina ai cittadini, che mostri considerazione anche per coloro che abitano le numerose periferie (e non parlo solo di quelle geografiche). Occorre lavorare per rafforzare i diritti delle donne, per affrontare le nuove questioni sociali e per riconoscere nuovi diritti, ai quali l’ordinamento europeo deve offrire tutela e protezione grazie al suo raffinato sistema di tutela multilivello, che – credetemi – è unico al mondo per intensità, per completezza.

Mosso da questa profonda convinzione ho cercato, in questi quattordici mesi, di indirizzare la politica dell’Italia lungo il tracciato di un europeismo critico, ma sempre costruttivamente orientato. Con questo spirito ho affrontato le fasi più delicate di un confronto con l’Europa, riuscendo ad evitare all’Italia per due volte una procedura di infrazione per debito eccessivo, che si sarebbe rivelata particolarmente dannosa.

Anche la recente designazione di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione europea è un’operazione alla quale l’Italia ha offerto un apporto decisivo. Nel Consiglio europeo di fine giugno mi sono personalmente speso per questa soluzione, scongiurando soluzioni complessivamente meno favorevoli per il nostro Paese.

Sforziamoci di cogliere tutte le opportunità che abbiamo davanti, piuttosto che contrastare queste nuove sfide in modo sterile, compromettendo alla fine i nostri stessi interessi nazionali.

L’Italia ha la possibilità di svolgere un importante ruolo anche sul piano internazionale. Possiamo giocare un ruolo chiave per ragioni storiche, geografiche e culturali nell’ambito del Mediterraneo allargato: è una regione attualmente segnata da crisi umanitarie, da insidiosi conflitti, ma rimane comunque una terra di opportunità e nell’interesse comune occorre lavorare per garantire sicurezza e prosperità. Occorre continuare negli sforzi di promozione di una soluzione politica che ponga fine al conflitto militare che è in corso in Libia. L’Italia deve farsi interprete in Europa del ruolo positivo che l’Africa può giocare nelle dinamiche internazionali, promuovendo un nuovo modello di cooperazione fra pari, che superi del tutto i modelli del passato basati su approcci asimmetrici. Con varie visite di Stato ho promosso il miglioramento delle relazioni con Paesi che offrono grandi opportunità di sviluppo al nostro sistema economico, in primis la Cina (abbiamo aderito, lo ricorderete, alla ‘Via della seta’, introducendo i nostri standard europei), l’India, il Vietnam, la Federazione Russa. Tuttavia, la nostra politica estera, pur in un quadro geopolitico in forte movimento, deve rimanere fedele ai due pilastri del rapporto transatlantico e del rapporto con l’Unione europea, di cui restiamo Paese fondatore.

Mi avvio a conclusione. All’inizio di quest’esperienza, quando il Presidente della Repubblica mi conferì l’incarico, dichiarai che sarei stato l’avvocato del popolo, promettendo di difendere con il massimo impegno tutti i cittadini che da subito, pur non conoscendomi, mi hanno dato fiducia e per questo li ringrazio. Proprio in ragione di questo impegno devo oggi concludere. La decisione della Lega, che ha presentato la mozione di sfiducia e ne ha chiesto l’immediata calendarizzazione, oltre che le dichiarazioni e i comportamenti chiari e univoci posti in essere in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane, mi impongono di interrompere qui questa esperienza di Governo.

Ovviamente ascolterò con estrema attenzione tutti gli interventi che seguiranno, ma voglio preannunciare che intendo completare questo passaggio istituzionale nel modo più lineare e conseguente. Mi recherò, Alla fine del dibattito parlamentare, dal Presidente della Repubblica per comunicargli ufficialmente l’interruzione di questa esperienza di Governo e rassegnare nelle sue mani le mie dimissioni da Presidente del Consiglio.

Il Presidente della Repubblica, supremo garante degli equilibri costituzionali, guiderà il Paese in questo delicato passaggio istituzionale. Colgo l’occasione per rinnovargli pubblicamente la mia profonda gratitudine per i consigli e il sostegno di cui mi ha costantemente onorato.

Ringrazio tutti i parlamentari che hanno fatto parte delle forze di maggioranza per avermi dato la possibilità di servire l’Italia. Ringrazio anche tutti i parlamentari delle forze di opposizione: mi avete criticato, avete dissentito dalle mie opinioni, ma ogni qualvolta sono intervenuto in quest’Aula ho sempre colto nel vostro atteggiamento, nelle vostre parole, considerazione nei miei riguardi.

Questo incarico, quest’esperienza, mi lascia una grande eredità. Mi ha arricchito enormemente. Mi trasmette, e spero possa trasmetterla anche ai più giovani che ci ascoltano da casa, grande fiducia per il futuro del nostro Paese. Io ho potuto sperimentare di persona che, pur in un contesto molto complicato, è possibile fare politica senza inseguire affannosamente il consenso sui social, senza dover dipendere drammaticamente dal titolo di un giornale, senza mai insultare un avversario politico o inventarsi nemici dietro ogni angolo.

Potrò testimoniare che, per quanto nell’immediato sembrino efficaci gli slogan comunicativi, ancora più efficaci si dimostrano i ragionamenti politici basati sulla forza delle argomentazioni. Potrò testimoniare che quando si è chiamati a operare scelte dolorose, come varie volte mi è capitato, si può comunque ricevere l’apprezzamento dei cittadini, se si riesce a spiegare loro, in piena trasparenza, che queste scelte sono ispirate dall’interesse generale e non dal tornaconto personale.

Potrò testimoniare che, anche di fronte a posizioni radicalmente opposte, e anche questo mi è spesso capitato, vi è sempre spazio per un confronto costruttivo, per giungere a un punto di mediazione, che – attenzione – non deve essere inteso comunemente come semplice via di mezzo, ma come la soluzione più meritevole nell’interesse di tutti i cittadini.

Potrò testimoniare che, se gli incarichi sono vissuti, non come posizione di privilegio, ma come quotidiani occasioni di servire lo Stato, i sacrifici compiuti vengono ampiamente ripagati; e non solo – vedete – dall’amore che si prova per la propria patria, ma anche dall’affetto delle persone perbene, che sono la stragrande maggioranza.

Potrò, infine, testimoniare che, se si tenta di assolvere con disciplina e onore, come prevede la Costituzione, l’impegno quotidiano che comporta un munus publicum, i cittadini ci perdonano anche eventuali errori e manchevolezze personali. Potrò confermare, inoltre, che la politica è davvero quella nobile arte che ci consente – e qui cito liberamente da Martin Buber – di perseguire percorsi di razionalità nel riconoscimento delle diversità.

Ringrazio, infine, le persone a me più care, gli affetti più stretti, per i sacrifici che ho loro imposto mio malgrado e per i quali non erano affatto preparati. Questo incarico mi ha consentito di conoscere meglio l’Italia, il Paese in cui sono cresciuto, il Paese che amo immensamente. La nostra Patria ha enormi potenzialità di crescita, un immenso capitale economico, sociale e culturale, che ci viene apprezzato in tutto il mondo, direi anche più di quanto noi stessi non facciamo. Dobbiamo solo tutti impegnarci, ciascuno nel proprio quotidiano, per accrescerne ancor più il prestigio.

Viva la nostra Patria! Viva l’Italia!”.