Walt Whitman

Walt Whitman o la poesia di tutti

di Antonio Stanca

   Recentemente al numero cinque della serie “diVersi” promossa dal “Corriere della Sera” è comparso il breve volume dedicato a Walt Whitman, poeta, scrittore e giornalista statunitense. L’opera contiene poesie tratte dalle sue più importanti raccolte, Foglie d’erba, O capitano! Mio capitano! e Canti d’addio.

  Whitman nacque nel 1819 a Long Island, New York, da genitori anglo-olandesi. Col tempo la famiglia si trasferirà a Brooklyn. A undici anni Walt dovette abbandonare la scuola e lavorare svolgendo le più diverse attività fin quando nel 1848, a New Orleans, non si inserì negli ambienti giornalistici. Qui cominciò con interventi a proposito della condizione delle donne, dell’immigrazione e contro lo schiavismo. Cominciò pure con quelle esperienze di viaggio che muoveranno la sua ispirazione poetica. Nel 1855 uscì, a spese dell’autore, la prima edizione della raccolta Foglie d’erba. Era composta da dodici componimenti. Ce ne saranno altre nove edizioni, Whitman vi si applicherà per tutta la vita e nell’ultima i componimenti saranno trecentottantanove. Alla sua prima uscita l’opera non ebbe molto successo, fu accusata d’immoralità e sempre combattuta sarebbe stata la posizione dell’autore nell’ambito dell’opinione intellettuale americana, sempre difficile sarebbe stato per Whitman farsi accettare pienamente poiché sempre, anche se velatamente, sarebbe stato sospettato di omosessualità e accusato di farne un motivo delle sue opere. La famiglia, poi, numerosa, con problemi economici, di alcolismo per due fratelli, di malattia mentale per un altro e di ferite da guerra per un altro ancora, avrebbe tenuto occupato l’autore per molto tempo. Nonostante tutto continuerà a produrre, scriverà anche di narrativa e lo farà pure quando nel 1972, ormai malato, si ritirerà a Canden, New Jersey, in casa del fratello George. Qui morirà nel 1892 e la sua figura col tempo sarà ampiamente riabilitata, verrà indicata come precorritrice della nuova poesia americana, dei poeti della “Beat Generation”. Whitman aveva liberato la poesia americana da quei residui di romanticismo europeo che ancora recava, anche se a rischio d’incomprensioni e di accuse l’aveva fatta espressione di temi quali l’amore, il sesso, la politica, l’aveva mostrata capace d’impegnarsi nel civile, nel sociale. Come fanno vedere i componimenti di questo breve volume Whitman aveva rotto con quanto gli era giunto dalla tradizione. Aveva, innanzitutto, sostituito qualsiasi tipo di rima col verso libero, aveva fatto diventare poesia quella che può essere detta una prosa poetica e le aveva fatto esprimere quanto accadeva nell’America del momento, la guerra di Secessione, lo scontro tra unionisti e confederati, Lincoln, l’attentato, i problemi dell’emancipazione femminile, del lavoro, degli schiavi, del governo, dello Stato, della religione. E’ un’America che freme di attesa, che è rivolta verso l’avvenire, che ha tanti problemi e vuole risolverli, vuole una nuova vita, è un’America della quale Whitman solo, povero, incompreso è destinato a diventare il simbolo, l’immagine più significativa. Nella sua poesia indicherà egli il modo per uscire dalla grave situazione che si era creata, dai tanti problemi che erano venuti a scontrarsi. La indicherà nella formazione, nella diffusione di un’umanità nuova, diversa da ogni altra poiché educata, formata all’insegna di quei valori morali, spirituali quali l’amore, il bene, la comprensione, la comunicazione, la virtù, che sono sempre stati dell’uomo ma che da tempo sono stati messi da parte. Una missione egli si propone di svolgere con i suoi versi, con quella sua maniera di scriverli. Vuole arrivare ovunque, anche negli strati più umili, più emarginati della popolazione, vuole abolire ogni distanza, ogni differenza di età, di sesso, di lingua, di religione, di ceto, di stato civile, sociale, vuole diffondere l’uguaglianza, la libertà, vuole fare di Dio un aspetto, un modo dell’esistenza, non separato, non distinto da essa e così vuole fare del grande ideale politico della Democrazia, vuole che tutti tendano ad un’altra vita, si sentano partecipi di essa, che sia migliore della precedente e sia destinata a durare per sempre. Vuole che l’uomo sia la misura, la dimensione unica di questa vita.    Whitman offrì la base perché si formasse il mito del grande uomo americano, della grande America che è durato fino ad oggi.