Da nemico «numero uno» del Pil a neoministro dell’Istruzione: chi è Lorenzo Fioramonti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Nel passaggio dalla compagine di governo gialloverde a quella giallorossa il Miur si conferma un’eccezione. Il nuovo ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è infatti Lorenzo Fioramonti. Che fino a ieri ricopriva la carica, in quota al Movimento 5 Stelle, di vice ministro proprio a Viale Trastevere. Nell’unico caso di upgrade che caratterizza il governo Conte 2 rispetto al Conte 1.

Chi è Fioramonti
Romano, 42 anni, laureato a Tor Vergata con 110 e lode in Storia economica e politica, Fioramonti è un classico caso di cervello in fuga. Dopo la doppia esperienza di assistente di ricerca all’Università di Siena e di ricercatore all’Istituto universitario europeo di Firenze ha svolto all’estero gli step successivi della sua carriera accademica. Prima in Germania, come professore straordinario presso la Scuola di Public Leadership dell’Università di Stellenbosch, e poi in Sud Africa. Attualmente è ordinario di Economia politica all’università di Pretoria. In aspettativa visto che da marzo è deputato del M5S. A giugno l’ingresso nel Governo Conte 1 come sottosegretario dell’Istruzione e a dicembre la prima “promozione sul campo” a vice ministro con delega all’università. A cui segue ora quella incassata ieri con la nomina a ministro.

Le sue battaglie recenti
Nei suoi anni da economista Fioramonti si è spesso scagliato contro le visioni Pil-centriche dell’economia. Sottolineando come il prodotto interno lordo non riesca a rappresentare realmente il livello di benessere dei cittadini. Un tema a cui ha dedicato due dei suoi ultimi libri: “Presi per il Pil. Tutta la verità sul numero più potente del mondo” (L’Asino d’oro 2017) e “The world after Gdp: economics, politics and international relations in the post-growth era” (Polity 2017), che sono stati citati anche dalla stampa internazionale. Tematiche che sono diventate marginali da quando è iniziata la sua esperienza al Miur. Nelle sue uscite più recenti – da sottosegretario, vice ministro o ministro in pectore che fosse – Fioramonti ha invocato spesso più fondi per l’università. Arrivando addirittura a minacciare di dimettersi qualora l’esecutivo gialloverde non avesse trovato un miliardo per gli atenei. Indicando anche la fonte: mini-tasse di scopo su bibite gassate, merendine e trasporto aereo.

I primi interventi in agenda
Questa idea è tornata di recente in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera quando era solo uno dei tenti papabili alla successione del leghista Marco Bussetti. Adesso che ne ha preso il posto dietro la scrivania che fu di Giovanni Gentile e Benedetto Croce è altamente probabile che riproporrà l’idea delle mini-tasse di scopo già in occasione della prossima legge di bilancio. Dalla loro introduzione – si è detto più volte sicuro il neotitolare del Miur – sarebbe possibile ricavare 2,5 miliardi da destinare alla scuola e all’università. Due mondi a cui il programma del governo giallorosso promette esplicitamente di voler dare più risorse. Così come c’è da giurarci che in cima alla sua agenda entrerà il riordino della carriera universitaria e del preruolo. Oppure la riforma del numero chiuso. Nella consapevolezza come ha dichiarato lui stesso che il primo passo dovrà comunque essere quello di risolvere le emergenze. «Se riuscissi a risolvere l’emergenza della continuità degli studi, se riuscissi a fare uscire le università dalle costanti emergenze finanziarie, beh – ha commentato ai microfoni di Radio Capital – a quel punto tutto è possibile. Se non riusciamo a dare ossigeno, rimarremo sempre bloccati dal presente».